| 13 Agosto 2024

Gli angeli di Plan de Corones, come folletti per trail perfetti

A volte basterebbe semplicemente fermarsi e guardarsi intorno. I trail sono perfetti. Il bosco è curato e le traiettorie pulite, ma quando vai giù a gas aperto, fai forse in tempo a compiacerti per un appoggio e non ti rendi conto del lavoro che c’è dietro un bike park come quello di Plan de Corones. Chiunque lo abbia assaggiato vive ogni giorno il conto alla rovescia che conduce alla sua apertura pregustando le prime discese. Un po’ come nella stagione invernale gli sciatori attendono con la stessa acquolina l’apertura delle piste. Non sanno, gli uni e tantomeno gli altri, che nelle settimane che precedono l’apertura ci sono al lavoro gli angeli custodi delle piste. Due amici della montagna e della mountain bike, che si chiamano Markus e Michaelangel. Con il loro lavoro puliscono, spianano, potano, smussano, disegnano e lo fanno con il pensiero al divertimento e alla sicurezza di chi scende e alla tutela del bosco.

«Ho iniziato a lavorare sui sentieri nel 2014 – racconta Michaelangel – quando è stato inaugurato il Furcia Trail. Dal 2014 mi dedico ai sentieri che scendono sul lato di San Vigilio di Marebbe, quindi Furcia, Crazy Bunny Line, CC Top Line e Piz de Plaies. La sfida più grande è quella di collaborare con la natura, trovare una via. Possiamo costruire quello che vogliamo, ma se non va bene alla natura, alla fine non dura tanto. Perciò quando hai pensato a un pezzo di trail e la natura l’ha accettato, la soddisfazione più grande è rifarlo in bici».

Trail a prova di turisti

I turisti vanno e vengono, mentre loro su questa montagna isolata rigata da piste e sentieri ci passano la vita ed è comprensibile che nel prendersene cura oltre alle braccia ci mettano il cuore. In più, conoscendone la natura, sanno che ci sono diversi fattori di cui tenere conto affinché un trail duri nel tempo.

«Per me la sfida più grande nel lavorare sui sentieri – spiega Markus – è fare un bel lavoro già dall’inizio, soprattutto per quello che riguarda la gestione dell’acqua. I sentieri devono resistere a tanta pioggia. Quando piove forte, il tracciato deve resistere. Se accade questo, significa che è costruito bene. La seconda parte, logicamente, è creare un trail divertente che abbia il giusto flow. E’ anche importante non avere troppa erosione. L’obiettivo è quello di costruire un sentiero che rimane più tempo possibile in buone condizioni anche quando ci gira tanta gente».

Sono cinque gli impianti di risalita attivi per le bici durante l’estate di Plan de Corones: quattro portano in cima ©wisthaler.com
Sono cinque gli impianti di risalita attivi per le bici durante l’estate di Plan de Corones: quattro portano in cima ©wisthaler.com

Lo stesso sangue

Per disegnare un trail e riconoscerne il flow o dargliene uno, bisogna avere lo stesso sangue di chi poi queste sensazioni dovrà viverle sulla sua bici. Non è forse vero che i piatti migliori sono quelli che piacciono allo chef e di riflesso sedurranno il cliente?

«Per me la soddisfazione più grande – dice Markus – è quando vedo persone che tornano di nuovo a girare da noi, così so che abbiamo lavorato bene e che abbiamo fatto i sentieri nel modo giusto. E poi anche quando la gente si ferma sui trail e ci racconta che ama girare qui a Plan de Corones. Io cerco sempre di girare un po’ per vedere anche altri posti. E se vedo delle cose che mi piacciono, cerco di portarle qui. Altrimenti mi piacciono sempre i trail fatti bene, che esaltano i caratteri tipici dei luoghi in cui sono. Come hanno ricollocato le pietre e hanno lavorato la terra. Ho girato un po’ e i miei posti preferiti sono a Whistler Mountain: Over the Top e Crank It Up. Oppure Hangover a Sedona. In Italia il mio sentiero preferito e l’Ossario Trail in Val di Fassa».

Da Plan de Corones si scende verso Brunico, come pure verso San Vigilio di Marebbe ©wisthaler.com
Da Plan de Corones si scende verso Brunico, come pure verso San Vigilio di Marebbe ©wisthaler.com

In cerca di ispirazione

Michaelangel conferma in pieno la teoria dello chef e si capisce la grande fortuna di fare un lavoro che sia anche la sua passione. E forse proprio per questo i rider che li fermano hanno voglia di stare lì a parlare, perché riconoscono nei due angeli dei percorsi il loro stesso sangue.

«Non so se esista il sentiero dei miei sogni – gli fa eco Michaelangel – perché in base a dove mi trovo, ne disegnerei uno diverso. Dipende sempre dal posto, e dall’ambiente che ci circonda. Detto questo, non so se ci sia qualcosa che mi ispira particolarmente. Mi dà piacere costruire qualcosa che possa percorrere io per primo. Dove posso divertirmi e far divertire anche gli altri».

Quel che natura crea

Il Kronplatz Bike Park non è nato al tavolo da disegno. I ragazzi sono andati nei boschi e hanno usato quello che hanno trovato. Dove il pendio è ripido, i sentieri sono ripidi. Dove c’è spazio, hanno messo i salti. Se c’è bosco, troverete le radici. Ogni percorso ha la sua storia e sono serviti da cinque impianti di risalita fino a quota 2.275 sul mare (fa eccezione quello di Piz de Plaies di Van Vigilio di Marebbe). Da lassù si può guardare un panorama strepitoso a 360 gradi, ma conviene farlo mentre stringete casco e protezioni. Il menù prevede 18 trail di ogni tipo. E per farli tutti c’è bisogno di darci dentro. Il Kronplatz Bike Park resterà aperto fino al 10 novembre. Poi sarà tampo di rifare lamine e solette, sperando in un bell’inverno pieno di neve.

Kronplatz Bike Park

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