Le Dolomiti sono uno dei luoghi sacri per i ciclisti. Salite celeberrime, che hanno fatto la storia di questo sport, tra alcune delle montagne più belle del mondo. Ma se l’estate è la stagione scelta dalla maggioranza delle persone per pedalare in quei luoghi, anche l’autunno può essere un ottimo momento (in apertura foto di Alta Badia). Anzi, forse ancora di più, perché aiuta ad uscire dall’idea di un turismo di massa e abituarci ad un modo di viaggiare più consapevole (e arricchente).
Per capire meglio i pro e i contro delle Dolomiti d’autunno abbiamo contattato Michil Costa. Albergatore di Corvara, patron delle Maratona Dles Dolomites, e una delle voci più autorevoli e attente sul presente e il futuro del turismo nei Monti Pallidi.


Michil, cosa ci dice delle Dolomiti in questa stagione?
Ho poco da dire, è un periodo bellissimo, mi meraviglio che non ci siano più bici per le strade. Anzi no, perché finché c’è questo caos di auto e moto capisco che sia difficile. Si potrebbero chiudere i passi almeno a settembre e ottobre e attirare così tutto un nuovo mercato ciclistico, ma non si fa. E così perdiamo una possibilità, mi meraviglio sempre della cecità degli amministratori a riguardo.
Mancanza di volontà o di visione?
Mancanza di conoscenza del mondo, cioè non capire le nuove esigenze turistiche, essere anche un po’ ottusi. Non c’è la capacità di pensare a cosa succederà tra 20 o 30 anni, quando verremo invasi dagli stranieri. Io seguo l’andamento del mondo, e se vediamo la situazione demografica, come stanno crescendo l’India, il Brasile, ma anche l’Africa, possiamo fare un’analisi e capire che il trend del futuro sarà in direzione di un turismo alternativo, più lento.


Una direzione a misura di bici?
Assolutamente, le bici avranno un grande ruolo. Noi che siamo le Dolomiti dobbiamo essere consci che siamo noi a dover governare il mercato, non il contrario. Se noi offriamo i passi dolomitici senza auto attraiamo questo tipo di turismo. Non bisogna seguire il turismo, ma anticiparlo. Invece vedo che pensano ancora a fare gli invasi per la neve artificiale, e tra vent’anni? Manca una visione olistica.
Quale sarebbe un consiglio pratico a riguardo?
Non dobbiamo inventarci chissà cosa, perché siamo le Dolomiti, abbiamo già tutto. Il vero successo è il limite, vedere il limite come opportunità. Quando, mettiamo il caso, un turista cinese ha già volato per tot chilometri e ha consumato un tot di Co2, occorre stabilire che qui non potrà più venire. Dobbiamo chiederci: quale tipo di turismo vogliamo?


Ma è possibile per un albergatore rinunciare a dei turisti?
Noi nel nostro albergo abbiamo detto di no ad alcuni raduni di motociclisti. Quest’anno abbiamo perso circa 160mila euro, e la mia direttrice finanziaria mi ha un po’ sgridato. Ma secondo me non sono soldi persi, ma sono investiti nel futuro. Se continuiamo a investire nel turismo ciclistico le persone ritornano, però ci vuole un po’ di sensibilità e di pazienza.
Torniamo all’autunno. Perché è un buon momento per pedalare da voi? Non fa freddo?
È un po’ fresco, ma si sta ancora bene, anzi spesso la temperatura è perfetta. Poi c’è questo colore pazzesco, con i larici che diventano dorati. Per chi va in mtb sui sentieri non c’è quasi nessuno. Da settembre a fine ottobre, ma anche più avanti ormai, è un periodo fantastico per venire qui.


Che giro consiglierebbe?
Mi piace moltissimo il Passo delle Erbe, che collega San Martino in Badia a Bressanone. È lungo e bellissimo, si vede il Sass de Putia, la montagna più a nord delle Dolomiti. Dopo il passo si può scendere e fare la ciclabile che collega Bressanone e Brunico, e da lì tornare a San Martino per l’alta Badia. Un altro è il Passo Duran da Zoldo, una salita che pochi conoscono. C’è poca gente, ci sono i guardrail di legno, e una vista su alcune delle più belle Dolomiti.
Anche in autunno si trovano comunque strutture aperte?
Posso dire che a Corvara in questo momento l’unico albergo aperto è il nostro, il Ladina. Credo sia anche l’unico ristorante ancora attivo. Noi facciamo ospitalità in generale, cioè non solo per i turisti ma anche per i locali. Per la comunità, quindi lo facciamo per noi. Se fai l’albergatore devi essere ospitale prima con chi ti sta vicino, non solo pensare al massimo del reddito.


Una sorta di missione, sia per gli ospiti che per i locali, che in bassa stagione è ancora più evidente
Forse uno dei motivi per venire qui in questa stagione è che in autunno abbiamo tutti più tempo per dedicarci personalmente ai nostri ospiti. Chi viene ora ha davvero la possibilità di staccare la spina, anche se questo termine non mi piace molto, e di portare a casa delle esperienze autentiche. È il momento giusto per respirare la cultura ladina, ma anche noi possiamo acculturarci dagli ospiti, restare ad ascoltare le loro storie, cosa che a Natale non abbiamo il tempo fisico di fare. Lo dico sempre anche ai miei colleghi: entriamo a contatto con persone diverse, ci può solo aiutare.







