Non c’è solamente la Treviso-Ostiglia. Nel panorama veneto, anzi della Marca, le opportunità di pedalare godendosi tutto quel che il territorio può garantire non mancano di certo, anzi sono in deciso aumento. Se il tracciato che porta a Ostiglia è straconosciuto e pluripremiato ce n’è un altro altrettanto bello, affascinante, da conoscere soprattutto per chi viene da fuori. Tanto che c’è chi ci ha investito sopra con la propria attività.
Percorso lungo, si torna in navetta
Stiamo parlando della Greenway-Ciclabile del Sile, un percorso di 62 chilometri che dal centro della città trevigiana porta fino a Jesolo, con approdo all’altezza del faro di Cavallino Treporti. Un percorso lungo, panoramico, che cambia i suoi contorni e per il quale un rivenditore locale, la Treviso.Bike ha messo a disposizione un servizio navetta per permettere a chi vuole di affrontarla per intero sapendo che all’arrivo può trovare un pullmino che lo riporterà alla partenza.
Riccardo Trevisi è il titolare dell’impresa e quel percorso lo conosce come le sue tasche: «Si parte dal nostro negozio che è appena fuori il centro e con poche pedalate ci si ritrova già sul fiume Sile, a quel punto bisogna sempre costeggiarlo. E’ un percorso molto semplice, dove è praticamente impossibile perdersi anche non seguendo la segnaletica perché è il letto del fiume a dare la traccia. Ma il fiume è solo uno dei contorni…
Tra mulini e “bilance”
«Ad esempio, tenendo il fiume sulla destra si arriva nella zona dei mulini sul Sile, che ormai non funzionano più e dopo il passaggio sotto la tangenziale si scopre che il fiume si divide, formando l’isola di Villapendola, che si raggiunge attraversando uno stretto ponte in pietra. E’ un’isola con molta vegetazione e bacini ricavati dalle cave di ghiaia».
Il percorso offre continuamente richiami e sorprese: «Una delle sue caratteristiche è che cambia profondamente il panorama fra la parte trevigiana e quella veneziana. La prima offre un’immagine selvaggia della laguna, con panorami molto vari ma con un’ambiente naturale che consente anche la permanenza di specie come fenicotteri e cormorani, ma capita anche di vedere i cigni. Si passa poi anche costeggiando le famose “bilance” che erano quelle casette con annesse grandi reti da pesca dove i pescatori tiravano su il pesce e lo preparavano immediatamente per gli avventori. La parte veneziana è invece più libera, con sguardi sulle spiagge, è la più turistica nella maniera classica del termine».
Sosta obbligata al Cimiteri dei Burci
Il percorso porta anche luoghi che meritano una sosta approfondita: «Ad esempio il Cimitero dei Burci. E’ un posto dove abbondano le vecchie imbarcazioni, utilizzate fin dai tempi della Serenissima quand’erano il principale sistema di trasporto delle merci. Dopo l’abbandono avvenuto negli anni Setttanta, la natura ha fatto il suo corso, le ha inglobate e sui relitti intrecciati dalle piante e dalla flora si notano anche gli uccelli in cova, i loro nidi. E’ uno spettacolo davvero suggestivo che si può ammirare salendo su passerelle da percorrere a piedi».
Il percorso è ideale per le bici gravel, «perché ci sono alcuni tratti su sterrato ma può essere affrontato anche da city bike con copertone più generoso. Senza dimenticare le e-bike che anzi sono in deciso aumento e sono ideali per questo tracciato».
Cambia il tempo lungo il tracciato
E’ un percorso che si può anche affrontare solamente in maniera parziale, il negozio fornisce l’opportunità anche di recuperare i ciclisti in un punto di mezzo, «ma è un percorso davvero semplice, tutto pianeggiante, ideale per famiglie considerando anche che si pedala sempre vicino a fiume e quindi gli insediamenti urbani sono davvero attaccati. Quindi ci sono ampie possibilità per potersi fermare e mangiare in osterie locali o comunque trovare punti di ristoro».
Quando affrontarlo? «E’ a disposizione tutto l’anno, anzi cambia i suoi colori nel corso delle stagioni. Può capitare ad esempio di partire la mattina presto da Treviso con la foschia, trovare il sole lungo il percorso e arrivare nella zona di Jesolo sul far del tramonto. Se lo si affronta d’estate la prima parte è tutta alberata e abbastanza all’ombra, la parte da questo punto di vista più ostica è da Portegrandi a Capo Sile perché senza copertura dal sole. A Capo Sile ad esempio forniamo un punto di recupero per chi vuole fermarsi prima».
Greenway, conosciuta nel mondo
Chi sono gli avventori? «Vengono davvero da tutto il mondo. Abbiamo avuto clienti da Nuova Zelanda, Canada, Usa, Argentina, ora ne arrivano molti dal Nord Europa. Treviso ha una collocazione strategica e molti cicloturisti si organizzano nella settimana prevedendo, oltre alle gite a Venezia anche questa passeggiata. Sarei quasi portato a dire che la Greenway è conosciuta più all’estero che da noi».