| 6 Giugno 2025

Tuscany Trail, l’anima della Toscana tra polvere, salite e libertà

Nel cuore della Toscana, tra le colline, il mare, le strade bianche e i paesaggi scolpiti dal tempo, ogni anno va in scena il Tuscany Trail, uno dei maggiori eventi no-race gravel del mondo. Nato dalla visione di Andrea Borchi, avventuriero e tracciatore sopraffino, il Tuscany ha conquistato sempre più appassionati fino a raggiungere numeri imponenti. Nell’ultima edizione si sono presentati in 6.000 da tutto il mondo, pronti a pedalare in autonomia lungo un tracciato che è una sintesi perfetta della Toscana più vera.

E in questo “da tutto il modo” c’era anche Gioele Latino (nella foto di apertura), giovane ciclista con un cuore gravel, che ci ha raccontato la sua esperienza tra fatica, libertà, paesaggi e incontri indimenticabili. E che la bici la vive a 360 gradi visto che lavora anche agli Eroica Caffè di Padova e di Milano.

Dai primi percorsi lineari a quello circolare di quest’anno. Il Tuscany Trail partiva e arrivava a Campiglia Marittima, Livorno (foto Tuscany Trail)
Dai primi percorsi lineari a quello circolare di quest’anno. Il Tuscany Trail partiva e arrivava a Campiglia Marittima, Livorno (foto Tuscany Trail)
Gioele, come è nata questa idea Tuscany Trail?

E’ nata l’anno scorso alla fine della mia prima Veneto Gravel. Era il mio primo evento in bikepacking e molti partecipanti parlavano del Tuscany Trail. Così, appena arrivato, io e il ragazzo con cui avevo pedalato abbiamo iniziato subito a guardare quando sarebbe stata la prossima edizione. A dicembre, appena aperte le iscrizioni, mi sono iscritto. Non avevo nemmeno finito di scaricare la bici che già pensavo al prossimo viaggio.

Cosa ti aspettavi e cosa hai trovato invece?

Mi aspettavo una cosa simile alla Veneto Gravel, ma il Tuscany Trail è stato molto più tosto. Più dislivello, tratti più sterrati, salite vere. Avevo la tenda per la prima volta, quindi la bici era più pesante. Prima della partenza avevo mille dubbi: ce la farò? Ho i rapporti giusti? Gli altri sono più attrezzati? Alla fine però la soddisfazione è stata immensa. Tutto quello che guadagni, lo guadagni con la fatica.

Un po’ come prima di un esame?

Proprio così. Anche all’Eroica Caffè di Padova (e a volte anche di Milano, ndr), dove lavoro, quando mi hanno visto la bici mi dicevano che in tre giorni non ce l’avrei mai fatta. Ma io avevo poco tempo, dovevo tornare a lavorare il sabato sera. Sono partito mercoledì alle 13 e sabato mattina alle 11,30 ero al traguardo. E’ stato intenso ma ce l’ho fatta.

E al lavoro come stavi in piedi? Forse la parte più dura del tuo Tuscany è stato proprio il turno del sabato sera…

Non ci crederete! A metà strada, in un autogrill, ho tirato fuori lo stuoino gonfiabile e mi sono fatto venti minuti di pisolino su un prato. E anche durante il servizio, sabato sera, a un certo punto mi sono buttato su una sedia dieci minuti perché ero cotto.

Però dai, all’Eroica Caffè immaginiamo ti possano capire: dieci minuti di recupero dopo una cosa così te li perdonano! Piuttosto, raccontaci un po’ del territorio che hai attraversato…

E’ stata la mia prima volta a pedalare in Toscana. Io sono abituato alla pianura padana, dove è tutto molto abitato. Qui invece c’erano le crete senesi, ampie, armoniose, verdi. Mi è venuto in mente che se ti si spegne la macchina lì, sei davvero lontano da tutto. Però quella sensazione di isolamento ti dà anche un grande senso di libertà. Poi ci sono i paesi bellissimi, tutti in pietra. Il mio preferito è stato Querceto, ma anche San Gimignano è stata una meraviglia. E’ bello che il percorso ti porti attraverso tanti ambienti diversi.

C’è molto di più delle note colline toscane, giusto?

Verissimo. Si va dal mare alle città, dai borghi medievali alle colline sterrate, fino alle famose Strade Bianche. Siamo passati anche sulla Via Francigena e su un tratto del percorso dell’Eroica. Abbiamo toccato i 600 metri, con salite sassose, tratti con il fondo più roccioso e discese su ghiaia. Era una varietà continua. Non era mai monotono, ogni giorno portava qualcosa di diverso.

Hai partecipato con una gravel?

Sì, ho usato una GT Grade Carbon Pro con ruote da 40, Pirelli Cinturato M. Ogni giorno c’erano almeno tre guadi, quindi le ho messe anche in acqua. Il secondo giorno ha piovuto, ma è stato comunque bellissimo. Ti senti dentro l’avventura, non importa se ti bagni.

Hai detto che era la prima volta con la tenda: com’è andata?

Me l’ha prestata un amico. Pesava 2,6 chili, mentre quelle degli altri pesavano un chilo. C’erano nove campi base lungo il percorso. Il primo era super semplice, docce all’aperto con separé di bambù. Acqua fredda, ma a me non pesa. Anzi, faceva parte dell’esperienza. La cosa bella era stare in compagnia, anche se sei stanco, si crea un’atmosfera speciale.

La soddisfazione di Gioele Latino al ritorno a Campiglia. Missione compiuta pur non essendo un super esperto
La soddisfazione di Gioele Latino al ritorno a Campiglia. Missione compiuta pur non essendo un super esperto
Con 6.000 partecipanti si riesce comunque a stare un po’ da soli?

Sì, ma solo se lo vuoi. Io sono partito da solo, ma già prima del via avevo conosciuto gente da tutto il mondo: uno dalla Polinesia, uno australiano, un sacco di spagnoli. Ho ritrovato un ragazzo conosciuto alla Veneto Gravel e poi ho fatto squadra con uno di Monza. Tutto è nato gli ho offerto una gocciola, sapete quei biscotti…. Sembra una cavolata, un gesto banale, ma da lì abbiamo pedalato insieme. Alla fine la compagnia è il valore aggiunto: ti aiuta ad andare avanti, a tenere il ritmo e ti fa vivere meglio le ore ai campi base.

Il Tuscany Trail è famoso per le tracce originali di Andrea Borchi: hai trovato ancora quelle svolte impossibili e i passaggi nascosti?

Avevo letto di queste tracciature particolari, tipo passaggi dietro i pollai o stradine invisibili. Nella mia edizione non mi è sembrato così estremo, ma qualche tratto più wild c’era. Tipo sentieri nell’erba alta: capivi che era una traccia solo perché l’erba era stata schiacciata dalle bici. Però per la maggiore erano più ampi sentieri battuti, stradone bianche… Insomma tratti meno nascosti rispetto a quel che avevo letto. In ogni caso è stato qualcosa di semplicemente bellissimo.

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