| 14 Luglio 2024

Venti regioni, venti salite. Altri due miti: Gavia e Gran San Bernardo

Andiamo avanti con la nostra ricerca della salita più alta regione per regione italiana. Dopo le prime due, Stelvio e Agnello, rispettivamente di Trentino-Alto Adige e Piemonte, oggi andiamo in Lombardia e Valle d’Aosta con il Passo Gavia e il Colle del Gran San Bernardo.

Ancora due salite fantastiche per storia, paesaggio, imprese sportive e durezza. Parliamo di due over 2.000.

Come noterete la numerazione prosegue dalla puntata precedente.

Una pietra miliare del Gavia: qui tutto sa di mito
Una pietra miliare del Gavia: qui tutto sa di mito

3- Passo Gavia, Lombardia

Terza scalata più alta d’Italia, con i suoi 2.621 metri (anche se spesso si trova la dicitura 2.652 m), il Passo Gavia fa stringere il cuore. E’ “la” salita. Ha tutto: pendenza, lunghezza, quota, paesaggio. Il Gavia ha due versanti diversissimi tra loro, quello da Bormio e quello da Ponte di Legno.

Partiamo da Bormio. Questa scalata è lunghissima: oltre 25 chilometri. Si può dividere in due parti principali. Quella fino a Santa Caterina Valfurva e quella da Santa Caterina alla vetta.

Il primo propone stradoni larghi, pochissime curve e pendenze che vanno dal 4 al 12 per cento. Non a caso in discesa qui si plana letteralmente. I 100 all’ora non sono una chimera, ma ovviamente occhio! Si parte dal bellissimo ponte di Bormio e si pedala con il tumulto del Frigidolfo sulla destra.

Il versante da Bormio: 25,6 km, pendenza media del 5,5%, massima del 13%, dislivello 1.440 m (salite.ch)
Il versante da Bormio: 25,6 km, pendenza media del 5,5%, massima del 13%, dislivello 1.440 m (salite.ch)

A Santa Caterina, svolta a destra e la strada cambia in un batter d’occhio. Se volete fare una pausa caffè in centro, la deviazione è microscopica. Magari incontrate Deborah Compagnoni!

Da Santa Caterina la carreggiata si fa più stretta. Ci sono il ghiacciaio del Forni sulla sinistra e la montagna rocciosa sulla destra. Ora si pedala fra abeti e rododendri. La pendenza aumenta: raramente si viaggia al di sotto del 9 per cento e spesso c’è qualche strappo che tocca il 12.

Solo in cima, quando siamo ben oltre i 2.300 metri la pendenza scema un po’. Adesso lo scenario è di alta quota. Terminano le curve e il fondo è alquanto ondulato. Un laghetto sulla sinistra, annuncia l’ormai prossimità del Passo. E se vedete una barchetta tranquilli, non avete le allucinazioni, c’è per davvero! Il Rifugio Bonetta fa da linea di meta.

Il versante da Ponte di Legno: 17,3 km, pendenza media del 7,9%, massima del 16%, dislivello 1.373 m (salite.ch)
Il versante da Ponte di Legno: 17,3 km, pendenza media del 7,9%, massima del 16%, dislivello 1.373 m (salite.ch)

Il versante di Ponte di Legno è quello più famoso del Gavia. Anche qui si parte dal ponticello dove sotto scorre l’Oglio che è ancora un torrente e ci si muove verso il passo. I primissimi chilometri sono agevoli. Poi a Prescaglio, c’è una prima sbarra e la strada passa al 6-7 per cento. Qui la valle è abbastanza stretta. Gli abeti dominano il paesaggio.

Una seconda sbarra introduce in paradiso… O all’inferno, dipende dai punti di vista! La strada diventa strettissima. Un Suv grande ci sta a malapena. L’inclinazione? Da Mortirolo: 13-16 per cento. L’odore è quello del bosco. Se di là si vedeva il Forni, qui nei tornanti verso sinistra si scorge il Presena, del Gruppo dell’Adamello.

E’ incredibile quanto la strada sia stretta. Quando sparisce il bosco, sparisce anche il parapetto. Si è sospesi sul vuoto. Non è raro incontrare delle marmotte.

A circa 3 chilometri dalla vetta c’è un tunnel: buio e ventoso. Alla sua sinistra c’è una vecchia strada, quella dove passò il Giro d’Italia della famosa tempesta del 1988. La news è che il Comune di Ponte di Legno dopo anni di abbandono ha finalmente stanziato i fondi per il recupero di questa stradina, ancora sterrata. Una variante che dovrebbe essere ciclopedonale.

L’aria fina e gli spazi ampi non fanno sembrare che la strada si arrampichi al 9-10 cento. Ancora rocce e torrenti spumeggianti, poi dall’alto spunta di nuovo il Bonetta: siamo ai 2.621 metri del valico più alto della Lombardia.

A proposito del Bonetta. Al Rifugio Federico “Chicco” Bonetta e le sue sorelle sono pronti ad accogliervi con crostate e buonissime e pizzoccheri fumanti!

Una veduta finale degli ultimi chilometri del Colle del Gran San Bernardo
Una veduta finale degli ultimi chilometri del Colle del Gran San Bernardo

4- San Bernardo, Valle d’Aosta

Il Colle del Gran San Bernardo è il punto asfaltato più alto della Valle d’Aosta: 2.489 metri sul livello del mare. Ha due versanti, ma poiché uno sale dalla Svizzera, questo esula dal nostro racconto. In ogni caso la caratteristica principale di questa scalata è la sua lunghezza: 32 chilometri da Aosta, addirittura 38 da Martigny.

Per gli aostani questo valico è quasi un pellegrinaggio. Non esiste valdostano che almeno una volta non sia andato lassù.

Un tempo usato dai viaggiatori, il San Bernardo era una di quelle porte tra Italia e Nord Europa. Una caratteristica di questa salita e della valle che solca è che è una zona nevosissima. Da qui nasce la leggenda dei cani San Bernardo, ideali per ritrovare le persone nella neve. 

Fino agli anni ’60 si parlava anche di 18 metri di accumulo. I frati dell’Ospizio restavano bloccati per mesi. E tenevano questi cani abilissimi a muoversi sulla neve appunto e molto resistenti al freddo.

Il versante da Aosta: 32 km, pendenza media del 5,9%, massima del 10%, dislivello 1.878 m (salite.ch)
Il versante da Aosta: 32 km, pendenza media del 5,9%, massima del 10%, dislivello 1.878 m (salite.ch)

La leggenda vuole che qui sia passato Annibale con gli elefanti, ma non è così. E’ stato appurato che sia passato dal Piemonte. Mentre è certo che vi sia transitato Napoleone.

La scalata non è impossibile, anzi, però logora. E’ scorrevole e l’asfalto è buono. Il Colle del Gran San Bernardo si può dividere in tre grandi tronconi.

Il primo va ad Aosta ad Etrouble. Il secondo da qui fino alla zona che i ciclisti locali chiamano “malga delle fontine” (dove si può mangiare). E il terzo da questa malga alla cima. 

All’inizio la strada è ampia, in qualche tratto anche a tre corsie. Si va su tra il 3 e il 6 per cento. Poco prima di Etrouble c’è anche una deviazione molta grata ai ciclisti che è la vecchia strada. Dopo l’abitato si torna sulla nuova. Pendenze appena più accentuate, ma di pochissimo. C’è qualche brevissimo passaggio all’8 per cento, ma davvero per poco.

Mentre dalla “malga delle fontine” la strada inizia a diventare di montagna e si restringe parecchio. Siamo ormai a quota 2.000. Alzando gli occhi si vedono i tornanti che conducono al passo. Tornanti che pero sono distanziati fra loro. All’improvviso, poi ecco aprirsi il paesaggio.

La pendenza sparisce, appare il lago: siamo in cima. Il tratto più duro è praticamente l’inizio del terzo troncone, quando si pedala per alcuni chilometri  all’8-9 per cento.

Nell’articolo precedente

1- Venti Regioni, venti salite. Inizio ad alta quota: Stelvio e Agnello

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