Oggi il menù di Marche Outdoor ci propone una delle sue portate più succulente, ovvero una pedalata nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, terra di fate e natura incontaminata, ma soprattutto terreno di caccia per veri grimpeurs, con valichi che vanno ben oltre i 1.000 metri di quota.
L’uovo di Sarnano
Il luogo di partenza è Sarnano e il nostro amico Davide, marchigiano doc che dalla piccola Offida (Ascoli) spesso viene a sfidare le salite di questo versante, ci parla di un misterioso “uovo”.
«E’ un reperto archeologico – spiega – ritrovato oltre trent’anni fa in un torrente qua vicino. Andiamo, si trova nella piazza che è in cima al paese».
E così partiamo, muovendo le prime pedalate tra un nugolo di abitanti chini sull’asfalto che stanno preparando la coreografia per un’infiorata (foto di apertura). Le rampe per salire al centro storico sono davvero micidiali, per cui è d’obbligo per entrambi il rapporto più corto. Dopo aver rotto il fiato sui sampietrini dei vicoli eccoci sbucare in Piazza Alta (nome più che appropriato) e, accanto al Palazzo del Podestà, ecco sbucare l’Uovo di Sarnano dietro l’angolo.
E’ un blocco di calcare alto 1,20 e pesante 3 tonnellate, cavo all’interno e aperto in alto. Sulla sua funzione si sono fatte le ipotesi più varie: un cippo di età augustea o, più probabilmente, un manufatto celtico. Ma anche uno strumento, dopo essere stato riempito d’acqua, per scegliere le coltivazioni più feconde o addirittura per l’osservazione degli astri. Teorie che si intrecciano con i miti della Sibilla e la cultura alchemica di cui i Sibillini sono stati per secoli un punto di riferimento, quando astronomi, alchimisti, eretici e negromanti giungevano da tutta Europa per salire su queste montagne assetati di conoscenza.
Questo è l’uovo di Sarnano, blocco unico di calcare, alto 1,20 e pesante 3 tonnellate, Case antiche, cortili silenziosi, il verde dei Sibillini alle porte
San Ginesio resiste
Noi riempiamo le borracce nella fontana riparata dal Palazzo del Podestà e riprendiamo la ripida discesa per lasciare Sarnano e dirigerci verso est, allontanandoci in questo primo tratto dai monti. Un paio di salite e discese ci portano a superare i centri di Gualdo e Sant’Angelo in Pontano, quindi si ritorna verso le montagne che ci attendono nella seconda parte di questo duro percorso, che alla fine misurerà 85 chilometri e 1.900 metri di dislivello.
C’è ancora spazio per la terza salita in successione, quella che porta a San Ginesio, borgo sospeso tra i Sibillini che si ergono a sinistra e la distesa di colline che proseguono nel Fermano e nel Maceratese, a destra. Anche qui sono ancora visibili i segni del terremoto di sei anni fa, ma il paese resiste nei tavolini dei bar in Piazza Gentili dove gli anziani si ritrovano e nei giardini pubblici dove i bambini si rincorrono. Di fronte al bel portale della Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta campeggiano dei poster disegnati di Alberto Sordi, Monica Vitti e altre celebrità del nostro cinema migliore, a promozione del Ginesio Fest in programma per agosto (dal 18 al 25).
Il paese è ancora ferito dal terremoto, ma non rinuncia alla sua vitalità San Ginesio è un balcone sui Sibillini, un vero luogo del silenzio Nelle vie di San Ginesio, poster per Alberto Sordi e Monica Vitti parlano del Ginesio Fest (18-25 agosto) Tagliatelle fatte in casa, la pasta all’uovo è sovrana e tipica Oppure i garganelli, taglio di pasta romagnolo. A tavola si tira il fiato
Il paese è ancora ferito dal terremoto, ma non rinuncia alla sua vitalità San Ginesio è un balcone sui Sibillini, un vero luogo del silenzio Nelle vie di San Ginesio, un poster per Alberto Sordi parla del Ginesio Fest (18-25 agosto) Tagliatelle fatte in casa, la pasta all’uovo è sovrana e tipica Oppure i garganelli, taglio di pasta romagnolo. A tavola si tira il fiato
Il lago di Fiastra
Scendiamo verso Morichella, la piana si allarga tra campi di grano. Siamo quasi sorpresi di questo ampio tratto di pianura, ma è solo un’illusione perché presto ci addentriamo nella Gola del Fiastrone, con la strada che torna a salire. Le pareti dei Sibillini si avvicinano e noi cerchiamo con lo sguardo una via di fuga verso l’alto tentando di capire in che punto svalicheremo per scendere al Lago di Fiastra.
E’ durante la discesa nel versante ovest della gola che il lago appare dietro una curva a sinistra, senza avvertire, oltre le chiome degli alberi. Lo specchio d’acqua è di un azzurro carico, forte e reso ancora più intenso dal sole a picco. Superiamo la diga da cui parte il trekking per le famose Lame Rosse di Fiastra (singolari successioni sedimentarie caratterizzate da pinnacoli scolpiti dagli agenti climatici) e costeggiamo le piccole spiagge: qualcuno prende il sole, qualcuno si cimenta nel barbecue, qualcuno si regala perfino qualche bracciata nelle sue acque.
A San Lorenzo al Lago riempiamo le borracce poi ci scambiamo uno sguardo con Davide: «Ci siamo…».
Sassotetto, si sale
Inizia la salita verso Sassotetto, una delle più impegnative e suggestive dell’intero Parco. Da questo versante, quello di Bolognola, sono 15 chilometri al 5,5 per cento, ma nella parte centrale le pendenze si tengono costanti al 7 per cento.
I primi chilometri hanno dei tratti in contropendenza che aiutano a… prendere le misure con la salita. Tuttavia, superate le Fonti di Acquacanina, da cui zampilla la freschissima acqua dei Sibillini, inizia la vera sfida. Il Lago di Fiastra è ormai tra i ricordi, mentre ai lati della strada le nostre pedalate sono scandite dai pali giallo-nero che servono ad indicare la carreggiata in inverno, quando l’asfalto è innevato. In lontananza, sulle pendici alla nostra destra, una sterrata bianca sparisce in una vallata laterale mentre davanti a noi si impone il verde profilo tagliente della montagna che culmina ai 2.092 metri del Pizzo Tre Vescovi.
Salendo verso Sassotetto si aprono sguardi sui Monti Sibillini La strada per il Rifugio del Fargno è sterrata, per gravel e mountain bike Rifugio del Fargno , quota 1820. Vera montagna. Una sorgente, un generatore, nessuna rete telefonica
Salendo verso Sassotetto si aprono sguardi sui Monti Sibillini La strada per il Rifugio del Fargno è sterrata, per gravel e mountain bike Rifugio del Fargno , quota 1820. Vera montagna. Una sorgente, un generatore, nessuna rete telefonica
I tornanti di Pintura
A Bolognola superiamo due bar e una chiesa e una fontanella diventa nostra facile preda. L’ascesa continua imperterrita ma, complice la nuova acqua fresca nella borraccia insieme al maestoso panorama montano che si apre sempre più, ci sembra di aver trovato dentro di noi nuove energie per affrontare i tornanti che portano a Pintura.
Da qui parte la mulattiera verso il Rifugio del Fargno, mentre noi proseguiamo su asfalto in direzione dei Piani di Ragnolo. Il panorama rimane sempre da cartolina, ma almeno le pendenze sono più abbordabili. L’ultimo scatto sui pedali serve per arrivare ai 1.440 metri del valico, cui seguiranno 15 chilometri di veloce discesa per rientrare a Sarnano.
Lo sguardo di Michele
In cima al punto dove si scollina il Sassotetto, nei pressi di una piccola baita col tetto rosso logoro dalle intemperie, dallo scorso ottobre campeggia un monumento dedicato a Michele Scarponi (a tagliare il nastro d’inaugurazione fu il suo amico Vincenzo Nibali). Leggere la citazione dello sfortunato campione di Filottrano, sopra un disegno bianco-blu che lo ritrae a braccia alzate, è un regalo ulteriore per chi arriva quassù con la sola forza delle proprie gambe. Sono parole semplici: “Correte in bici, divertitevi, inseguite un sogno”.
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