| 23 Giugno 2025

Racconti da W!, il Festival delle Cicliste per caso

Dal 13 al 15 giugno scorsi, nell’anfiteatro romano di Castelleone di Suasa, in provincia di Ancona, è andata in scena la terza edizione di W! Festival, una tre giorni di incontri, talk e pedalate ideato dalle Cicliste per caso. Un evento pensato dalle donne per le donne, ma non solo. Per farci raccontare com’è andata quest’edizione abbiamo contattato Silvia Gottardi, organizzatrice assieme alla compagna Linda Ronzoni.

Silvia Gottardi, organizzatrice del W! Festival assieme alla compagna Linda Ronzoni
Silvia Gottardi, organizzatrice del W! Festival assieme alla compagna Linda Ronzoni
Dunque, Silvia, com’è andata questa terza edizione?

Per noi è un po’ come fosse la seconda, perché la prima è stata sperimentale. Dall’anno scorso abbiamo trovato casa in questo bellissimo anfiteatro romano a Castelleone di Suasa in Val Mivola, in provincia di Ancona. E’ vicino a casa nostra, nelle colline marchigiane, quindi abbiamo voluto organizzare il festival qui, anche per portare delle persone in queste zone di cui ci siamo innamorate e che hanno bisogno di essere conosciute. Per quest’edizione abbiamo fatto diversi investimenti, per esempio invitando a suonare la cantautrice Giulia Mei.

Siete soddisfatte, insomma?

I numeri sono cresciuti e siamo contente, abbiamo avuto 136 presenze, tra posti tenda e iscritti alla gravel ride, e 116 persone che hanno pedalato con noi il sabato. La sera del concerto di Giulia Mei eravamo con il sindaco e guardando la zona del palco ci chiedevamo: «Quante persone ci saranno: 500? 600?”». Il prossimo anno troveremo il modo per contarle con precisione, ma per ora ci piace anche l’idea che il nostro sia un festival piccolo, anche intimo, in cui dopo tre giorni ci si conosce davvero.

Raccontaci un po’ di queste ride, abbiamo saputo da chi le ha fatte che sono state molto apprezzate.

C’erano tre percorsi, uno da 37, uno da 60 e uno da 77 chilometri. Sembrano pochi chilometri ma i muri marchigiani sono ingannevoli, dopo averne fatti tre di fila poi ti sfiancano. Sono belli ma esigenti. Nel medio, quello più partecipato, c’erano tre ristori organizzati in tre castelli nel comune di Arcevia. Volevamo far fermare le persone a visitare quei borghi, conoscerli come li abbiamo conosciuti noi, al ritmo e con le pause della bicicletta. In più questa zona ha moltissime strade bianche, quindi per il gravel è perfetto.

Il sabato c’è stata la gravel ride tra le strade bianche (e le salite) marchigiane
Il sabato c’è stata la gravel ride tra le strade bianche (e le salite) marchigiane
Nel vostro sito dite che il festival è “all’insegna dei diritti e della sostenibilità”. Cosa significa?

Significa che volevamo portare anche lì lo sguardo del nostro progetto di Cicliste per caso, cioè mettendo in primo piano le tematiche femministe e intersezionali, che portano con sé il rispetto per l’ambiente e l’inclusione in tutti i suoi aspetti. Tante ragazze, che magari in altri festival avrebbero trovato meno spazio, da noi hanno potuto raccontare i loro viaggi e le loro esperienze.

Chiaro…

Poi ci sono state le fondatrici di Green Ganesha che hanno parlato di alimentazione vegana, della sua sostenibilità sia ambientale che dal punto di vista sportivo, ora che anche molti campioni hanno fatto questa scelta. Un altro bell’esempio e una grande scoperta è stata Eleonora Del Nevo, che ci ha raccontato il viaggio in handbike in Patagonia. E’ venuta al festival, in tenda, da sola, dimostrando che la disabilità non è e non deve essere un limite. Poi c’è anche il fatto che io e Linda siamo una coppia, quindi siamo attente alle tematiche LGBTQ+. Insomma portiamo avanti le tematiche a cui crediamo, che forse ci faranno restare un evento di nicchia, ma a noi va bene così.

Infatti la prossima domanda riguarda le tematiche di genere. Il vostro festival è fatto quasi solo da donne, un unicum nel panorama italiano e forse non solo. Come si sta evolvendo il movimento femminile in questo settore?

Sicuramente è un aspetto a cui noi teniamo molto, anche questo fa parte del nostro modo di vedere il mondo. Siamo abituati al fatto che avere magari 18 relatori maschi su 20 sia una cosa normale, ma non è così, quindi noi proviamo a ribaltare le cose. Ma per noi è fondamentale che al nostro festival ci siano anche gli uomini, perché le problematiche di genere si superano solo impegnandosi tutti assieme. E’ una sfida, come anche lo è stata far digerire al sindaco di non avere i food truck con le salamelle, ma solo cibo vegano.

E’ un bella sfida ma necessaria e poi i numeri sembrano darvi ragione, giusto?

Sembra di sì. Per ora siamo ancora in perdita, ma per il momento siamo contente così. A noi piace viaggiare in bici e vivere una vita più sostenibile possibile, e vedere che altri apprezzano questo stile è la ricompensa migliore. Prima del festival ero un po’ in pensiero.

Per cosa?

Ero in pensiero su alcuni incontri, avevo paura fossero troppo di nicchia, invece poi le persone mi hanno ringraziato. Capire che le nostre passioni sono apprezzate anche da altre ed altri è stato bellissimo. E’ una sfida anche organizzare un evento qui, non in Veneto o in Lombardia, un posto difficile da raggiungere. Ma per noi anche questo è importante, vogliamo portare un tipo diverso di turismo in questa zona che è poco conosciuta e splendida, quindi perfetta per chi ama viaggiare in bicicletta.

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