Non fanno in tempo ad atterrare in Italia che raggiungiamo Silvia Gottardi al telefono. Le diamo quindi 24 ore di tempo per sistemarsi e poi la ricontattiamo per farci raccontare il viaggio in bici da Bolzano ad Oslo fatto in coppia con la sua compagna, Linda Ronzoni (la foto in apertura documenta l’arrivo a Oslo. Tutte le immagini di questo articolo provengono dal profilo Facebook di Cicliste per Caso).
La Gender Equality Ride è stata infatti l’ultima impresa della coppia delle Cicliste per caso e poco più di un mese fa ci eravamo fatti raccontare da Silvia i preparativi di questo viaggio. Ora è tempo di sapere come è andata. Soprattutto in considerazione del fatto che non si è trattato soltanto di un viaggio in bici, ma anche di un’occasione per fare degli incontri nei musei dedicati alla storia e alla cultura femminile (del circuito IAWM – International Association of Women’s Museum).
Bentornata Silvia, raccontaci allora com’è andato questo mese di pedalate…
Abbiamo visitato sei musei della IAWM ed è stato interessante vedere anche tematiche diverse in ognuno di esse. Dai costumi nel museo di Merano, alle artiste in quello di Berlino, al tema della sostenibilità in un museo danese. Sicuramente più si va verso nord e più ci sono dei miglioramenti riguardo alla parità di genere. Non a caso la Norvegia, nostra meta, è al terzo posto dietro Islanda e Finlandia nella classifica del Global Gender Gap Report redatto dal World Economic Forum. L’Italia, per dire, è all’87° posto…
Qualche esempio?
Sono più avanti per quanto riguarda ad esempio l’assistenza alla maternità. Abbiamo visto diversi uomini portare i propri figli in carrozzina e più in genere ci sono più sussidi statali alla maternità e alla paternità. Comunque, negli incontri fatti nei musei, diverse donne ci hanno detto che c’è anche lì della strada da fare. Ad esempio ad Oslo c’era una mostra sull’aborto e alcuni uomini facevano la battuta: «Possiamo entrare anche noi?», segno che qualche stereotipo c’è anche lì…
Vi hanno chiesto della condizione della donna in Italia? C’è stata curiosità a riguardo?
Certamente, io sono particolarmente ferrata nello sport (Silvia è stata una cestista di alto livello, con uno scudetto conquistato nel 2000 e diverse presenze in nazionale, ndr) per cui sono rimaste colpite quando hanno saputo che in Italia non esiste sport professionistico femminile. Tranne il calcio da poco tempo.
Il viaggio in sé come è andato?
Una volta partite da Bolzano io e Linda abbiamo valicato le Alpi al Passo Resia. Ci è piaciuta molto la Germania, specie la regione della Turingia dove abbiamo fatto qualche gravel nei boschi. Bella anche la regione dei laghi con tantissime piste ciclabili lungo le sponde. In Germania ci sono sempre le piste ciclabili e se proprio va male ci sono le corsie ciclabili disegnate sulla carreggiata. Poi abbiamo visitato Ulm, Norimberga, Berlino…
A Berlino avete pedalato lungo la Mauerweg, la ciclabile del Muro…
Sì, molto carina. In realtà la ciclabile vera e propria si estende per ben 160 chilometri, noi ne abbiamo fatto un piccolo tratto in città che ci ha condotto anche in luoghi caratteristici e musei. Potevamo legare le nostre gravel a delle ottime rastrelliere senza alcun pensiero…
Siete state anche a Copenhagen?
No, abbiamo preso il traghetto a Rostock per salpare verso la Danimarca, ma abbiamo percorso un’altra ciclabile. Però siamo rimaste colpite dal numero di cicloturisti che erano presenti su quel traghetto. Saranno stati un centinaio e siamo scesi in massa (la maggior parte seguiva appunto la ciclovia Berlino-Copenhagen). Mi ha fatto pensare a quando si va in Sardegna e sbarcano decine e decine di auto…
Che bici e che assetto di viaggio avevate?
Abbiamo pedalato su delle gravel Diverge Str della Specialized, fornite di un sistema di ammortizzazione anche al posteriore. Per i bagagli questa volta abbiamo optato per delle classiche borse da cicloturismo della Givi. Quando abbiamo affrontato degli sterrati più sconnessi o delle radici, si sentiva che la bici assorbiva molto. Soprattutto quando ero a ruota di Linda vedevo distintamente come lavorava l’ammortizzatore. Ciò ci ha aiutato molto soprattutto perché abbiamo fatto tappe abbastanza lunghe, tra gli 80 e i 110 chilometri al giorno. Poi ho notato una cosa…
Quale?
Che andando verso nord, di ciclisti in modalità bikepacking classica ce n’erano davvero pochi. La stragrande maggioranza viaggia con le borse laterali, spesso anche molto cariche. E non è che la Germania sia tutta pianura come si crede…
Dal 13 al 15 settembre ci sarà la MIA Women Ride. Di cosa si tratta?
E’ un trail per sole donne giunto alla quarta edizione. Si pedala da Verona a Bolzano e la novità di quest’anno è che ci sono due diversi percorsi. O meglio, nella seconda tappa, è possibile scegliere una variante con un po’ di dislivello in più. La differenza con il classico trail è che le tappe sono obbligate. E’ un modo anche per ritrovarsi la sera e stare insieme. A tal proposito per il pernottamento avremo delle palestre con le docce. Inoltre per avvicinare ancor di più le donne a questo mondo, oltre alla formula “unsupported” diamo anche quella “supported” col trasporto dei bagagli, e anche quella “supported+hotel” che però è già esaurita.
Per alcune sarà anche la prima esperienza di un viaggio in bici?
Per molte sì, è proprio il senso dell’iniziativa. Stare insieme, fare community, avvicinare alla bici le più giovani e confrontarsi con le viaggiatrici più esperte.