| 12 Agosto 2025

I consigli di Daniel Oss per gli stradisti che approcciano il gravel

Siete stati degli stradisti incalliti ed oggi avete deciso di provare il gravel per la prima volta. Un piccolo, grande cambiamento che può generare un mix di entusiasmo e anche qualche dubbio, se non timore. La guida fuoristrada ci allontana dal traffico ma può avere qualche insidia in più, specie per chi è abituato a macinare chilometri solo su asfalto. Daniel Oss, professionista su strada fino al 2023 ed oggi atleta sponsorizzato Specialized nel gravel, condivide alcuni suggerimenti per affrontare al meglio questa transizione (foto apertura di Aurora Bandinelli).

Il primo consiglio è riportare le misure della bici da strada sulla gravel, senza stravolgere la posizione (foto Francesco Perini)
Il primo consiglio è riportare le misure della bici da strada sulla gravel, senza stravolgere la posizione (foto Francesco Perini)
Daniel, se un ciclista su strada vuole avvicinarsi al gravel, qual è il primo consiglio che gli daresti?

Dipende: spesso chi viene dalla strada ha un approccio molto racing, legato alla performance. La prima cosa che gli direi è che nel gravel c’è tanto spazio per prendersela con calma e divertirsi in modo diverso. E non è una cosa scontata. Poi certo, esiste anche l’aspetto gara, ma c’è soprattutto la scoperta, l’avventura. Se invece l’obiettivo è competere, il mio primo consiglio è di trasferire le misure della bici da strada a quella gravel, senza stravolgere troppo la posizione. Le bici da gravel hanno le loro geometrie ma oggi si possono mantenere lunghezze e larghezze simili (penso alle larghezze dei manubri), che consentono anche di traslare quella posizione aerodinamica che torna utile anche a chi vuole andare forte nel gravel. 

Uno dei timori maggiori può essere quello di trovarsi in tratti tecnici che siano un po’ più ardui di una strada sterrata. Pensiamo ad un single track in discesa o ad una mulattiera sconnessa. Come si gestisce ciò?

Non c’è da avere paura. La bici gravel è fatta per aiutarti in questi contesti quindi consiglio di lasciarsi ispirare da essa. Ovviamente, va ricordato, non stiamo parlando di mountain bike, quindi niente salti o discese estreme. In più, gli pneumatici più larghi e i rapporti agili danno una mano. In generale direi che l’aspetto tecnico si impara velocemente, basta un po’ di pratica.

Con il tempo e la pratica si impara a gestire la bici in diverse condizioni di terreno (foto Aurora Bandinelli)
Con il tempo e la pratica si impara a gestire la bici in diverse condizioni di terreno (foto Aurora Bandinelli)
Qualche accortezza per migliorare in discesa posizione e colpo d’occhio?

Se c’è una discesa un po’ più ripida e un po’ più sconnessa, è chiaro che il peso è consigliabile arretrarlo come si fa nella mountain bike. Mani sotto, abbassare il baricentro, spostarsi indietro col busto per essere più vicini alla sella al fine di passare l’ostacolo in maniera un po’ più decisa.

Come gestire terreni diversi dall’asfalto, dalla terra alla ghiaia?

Bisogna tenere conto del fatto che lo pneumatico non è stabile come sull’asfalto, quindi ha sempre un po’ di gioco. Sulla terra, meno, perché ha più grip. Ma sul ghiaino ci sono varie situazioni da considerare ogni volta. Il ghiaino non è altro che un pezzettino di roccia che rotola, quindi se ci si va sopra con lo pneumatico, questo tendenzialmente scivola. Ma quella sensazione che “oddio mi va via la bici” si supera tenendo una postura “morbida”. C’è da capire che in curva non si possono tenere le stesse velocità della strada.

Il fango, un… amico nuovo da considerare per chi passa dall’asfalto al gravel (foto Facebook/danieloss1)
Il fango, un… amico nuovo da considerare per chi passa dall’asfalto al gravel (foto Facebook/danieloss1)
E per quanto riguarda la manutenzione? Lo stradista abituato alla bici sempre pulita dovrà cambiare approccio?

Assolutamente sì, questa cosa l’ho capita anch’io sulla mia pelle (ride, ndr). Oltre a “studiare” un po’ di più la parte tecnica, soprattutto negli pneumatici, con il gravel la bici si sporca di più, e serve più attenzione alla manutenzione: pulizia del pacco pignoni, cura della catena, controllo delle viti… Ovviamente un conto è passare sulla sabbia e un altro sugli sterrati di montagna. Ma sono tutte cose anche divertenti che fanno parte del gravel.

Alla fine il messaggio è buttarsi e provare, con cognizione di causa ma senza preoccupazioni?

Sì, e aggiungo: avere poca paura e parecchia curiosità perché c’è tanto da scoprire. Ma sono tutte dinamiche non impossibili, alla portata di tutti, super pratiche, anche da sviluppare.

E poi, per concludere, c’è quell’aspetto che se monti sopra la gravel due borse da backpacking ti si apre un mondo…

Eh, quello si, il mondo del viaggio che magari su strada non facevi. Ed è totalmente un altro discorso…

Daniel Oss

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