Basta già il nome del sito a renderlo curioso e intrigante: escoafareungiro. Definire che cos’è, questo amplia il discorso. Un contenitore, nel quale il suo inventore Stefano Scapitta ha riversato dentro tutte le sue esperienze, come faceva prima con Facebook, facendone un riferimento per tanti cicloturisti alla ricerca di percorsi ma soprattutto di idee e di spunti per un giro sulle amate due ruote.
Un’iniziativa che l’appassionato piemontese, arrivato oggi a 56 anni, coltivava sin da quando era giovane e i social (ma anche la stessa Rete) erano ancora di là da venire e affermarsi: «Io vado in bici da quando ho 23 anni, ho sempre corso in mountain bike, ma presto ho iniziato a viaggiare per quasi 15 anni e sull’esperienza di questi viaggi ho cominciato a pensare “ma con tutti i viaggi che hai fatto, perché non porti a vedere la gente, i posti che hai visto tu?”. Io mi costruisco le tracce da solo e poi le vado a percorrere. Ho fatto tanti viaggi in solitaria, soprattutto tanti chilometri in Spagna e Portogallo. Da lì l’idea di creare una piattaforma per raccontare le mie esperienze. La particolarità è che adesso il gravel e il bikepacking sono conosciuti da tutti. Ma io viaggio in questa modalità dal 2012».
La tua passione si divide in due branche, quella estera e quella del Monferrato come si evince anche dal sito…
Io abito a Valenza, in provincia di Alessandria. Il Monferrato è lì, lo conosco da bambino, conosco tutti gli sterrati, tutti i sentieri. Prima del Covid avevamo una società, la Monferrato Bike Drive, dove noi facevamo escursioni e portavamo in giro i tesserati, la gente della provincia. Da lì a qualche anno è nata l’idea del sito. Io sono, tra virgolette, un professionista come tracciatore. Ho aperto una partita IVA dove posso offrire la consulenza anche a chiunque voglia costruire un viaggio, rivolgendomi a tour operator, agenzie, enti. I viaggi sul sito, invece, sono quelli che ho costruito sulle mie tracce. Ora stiamo calendarizzando i viaggi del 2026. 7 in totale, tra cui ce ne sono quattro tra Spagna e Portogallo e tre in Italia, Liguria e Piemonte, allestiti insieme ad agenzie specializzate sulla base di miei percorsi.
E’ un sito dove anche la gente è chiamata a partecipare, a contribuire?
Sì, noi abbiamo messo a disposizione del Monferrato, ma con il tempo si amplierà. Io ho intenzione di pubblicare anche tracce all’estero e di altre zone dell’Italia: ho attraversato l’Appennino, sono stato in Sardegna, Toscana e quelle tracce pian pianino verranno caricate. E poi anche molti viaggi all’estero, anche di duemila chilometri. Le ferie le passavo così. Io penso che ci sono due tipi di viaggiatori: quelli intraprendenti che vanno da soli e alcuni che hanno bisogno di un tour leader.
Qual è il tuo scopo?
E’ un invito, non tanto a mettersi in bicicletta da soli, ma cercare di uscire da quelle che sono le vie canoniche. OK la Via Francigena, il Cammino di Santiago, tutte le ciclabili e le ciclovie che ci sono in Europa. Ma io ho imparato sulla mia pelle che ad esempio in Italia non abbiamo bisogno di ciclovie, basta uscire dagli itinerari più conosciuti. Tre anni fa ho fatto da Bari ad Alessandria in bicicletta tracciandomi io la strada e non ho mai incontrato una macchina, ho fatto 1.800 chilometri da solo in un’Italia bellissima che se non la vedi in bici non la vedi più, questa per me è la forza che può avere il cicloturista.
Che differenze trovi tra i percorsi italiani e quelli iberici?
La Spagna è praticamente arida, secca e fatta di sassi e di polvere, quindi ha un fascino tutto suo. E’ il paradiso del gravel, l’Appennino è molto più difficile per i dislivelli. Ma se il filo rosso che li unisce è quello di uscire dalle strade alternative, io penso che questa politica si possa aprire a qualunque territorio, che sia la Spagna, che sia l’Italia, che sia il Portogallo, che sia il resto del mondo. Tutto sta nel chiedersi che cosa c’è a quel bivio, invece di andare di qui, chissà dove porta quest’altra strada…
Che risposta ha avuto il tuo sito, visto che è così giovane essendo nato solo a giugno?
Notevole perché la cosa che tira di più è quando tu scrivi su qualsiasi sito o pagina Facebook che c’è un download di traccia gratuito, questo incuriosisce molto. Il sito è nato senza battage pubblicitario, non è ancora indicizzato, viaggia solo su quella piccola fama che posso avere io, eppure abbiamo ricevuto più di 2.000 download di tracce pubblicate.
Pensi di allargare poi il raggio d’azione anche ad altre nazioni, ad altre parti?
A gennaio andrò un mese in Laos, nel sud-est asiatico perché vado a fare lo scouting per proporre almeno due percorsi che potrebbero diventare due viaggi da proporre fuori dall’Europa nel 2027. Il Laos l’ho scelto perché io ci sono stato nel 2009 la prima volta, ci sono tornato in bicicletta nel 2019 e adesso vado proprio con l’intento di trovare i posti dove dormire, i posti dove transitare. Poi è tutto un divenire.