ORVIETO – Domenica siamo tornati sulla rupe orvietana per una social ride organizzata dal TriploSound Festival in collaborazione con CicloStile, il negozio di Massimo Lucarelli che già ci aveva coinvolto in un bike-test la scorsa primavera. Stavolta l’occasione era girovagare tra le colline dell’Umbria etrusca con Lorenzo Barone (a sinistra nella foto di apertura), ospite del festival, di cui la social ride ha aperto il programma della giornata conclusiva.
Barone, per chi ancora non lo conoscesse, è un giovane esploratore che in bici (ma non solo) ha compiuto imprese estreme, dalla Siberia all’Africa, passando per le alture del Pamir, tanto per citarne alcune. Ora è in partenza per la sua prossima avventura: fra due settimane prenderà un traghetto per Tunisi. Da lì… facciamocelo raccontare da lui.


«Da lì pedalerò attraverso l’Algeria e il deserto del Sahara – racconta al termine della pedalata, tra una foto e l’altra con i vari partecipanti – fino alla Mauritania. Poi attraverserò l’Atlantico con una barca a remi oceanica e riprenderò a pedalare in Sud America, raggiungendo l’Amazzonia e quindi, a piedi, le Ande, fino a sfiorare i 7.000 metri di quota».
Come hai concepito questa idea… ai limiti del possibile?
Voglio ripercorrere la “via della sabbia”, ovvero il percorso che milioni di tonnellate di polvere del Sahara compiono ogni anno dal deserto all’Amazzonia fin quasi a toccare le Ande, dopo aver sorvolato l’Oceano Atlantico. Sono quattro ecosistemi così diversi tra loro che cercherò di attraversare solo con mezzi a propulsione umana: bici, barca a remi, canoa e a piedi.
Quanti chilometri farai in bici?
In totale non so di preciso perché ancora sto decidendo se fare o meno dei tratti a piedi in Amazzonia, però nel Sahara saranno quasi 5.000 chilometri. Il deserto è un ambiente che conosco (quest’estate ha pedalato in Ciad arrivando a bere 19,5 litri di acqua al giorno, ndr) per cui per l’allenamento più che altro mi sono concentrato a fare un po’ più di chilometri.
Per l’assetto della bici hai cambiato qualcosa rispetto ai precedenti viaggi?
Per il tratto in Mauritania avrò delle borse laterali pressoché vuote perché lì il terreno non ti permette di fare tantissimi chilometri al giorno, c’è la sabbia che ti rallenta, le temperature sono più alte e le distanze tra i centri abitati sono maggiori.
E poi in Sud America cambiano le modalità di carico?
Beh, lì comprerò una bici “scassona” sul posto, ci dovrò fare i 600 chilometri iniziali e 1.000 nella giungla. Eventualmente quella stessa bici me la porto anche sulla canoa per attraversare i fiumi dell’Amazzonia, tanto anche se si arrugginisce non mi interessa. Poi la regalerò a qualcuno. Però in Brasile, dopo i tratti in canoa, dovrò vedere la situazione in base alla condizione delle piogge: se c’è troppo fango è impossibile spingere la bici.
Sarai sempre da solo o avrai qualche sostegno logistico?
Mio padre mi porterà la barca in Mauritania e mia moglie Aygul mi raggiungerà in Bolivia per portarmi l’attrezzatura per l’alta quota e anche la mia Bressan con cui mi avvicinerò alle Ande.
L’attraversamento dell’Atlantico in solitario è una delle parti più affascinanti. L’ultima volta che ci siamo visti dicevi che eri alla ricerca dell’imbarcazione adatta. L’hai trovata, dunque?
Si… quando l’ho presa aveva delle infiltrazioni da sopra: se arrivava un acquazzone entrava l’acqua nei gavoni stagni. Poi mi sono messo a capire qual era il problema e ho sigillato tutto. Adesso sembra essere a posto. Galleggia…
Qui Lorenzo scoppia in una sincera risata che fa sembrare tutto un gioco, come se stesse per partire per le vacanze. Eppure il progetto di seguire i granelli di polvere del Sahara lo sta studiando da più di un anno. L’obiettivo è sempre lo stesso: conoscersi, come racconta sui suoi canali social: «Viaggio per imparare, per scoprire chi sono veramente, lontano da tutte quelle comodità e sicurezze che nella vita normale spesso ci sembrano essenziali. Viaggiare mi ha fatto capire quanto siamo piccoli, siamo un nulla, quasi inesistenti. Persino il nostro pianeta è solo un misero puntino sperduto nell’Universo».
Accanto a noi l’organizzatore della Todi Bailey Gravel vorrebbe invitarlo il prossimo 26 aprile alla sua manifestazione, non lontano da qui. «Per quel periodo dovrei essere in mezzo all’Amazzonia» risponde Barone. Per cui gli chiediamo quanto tempo lo impegnerà questa prova: «Partenza il 29 ottobre – conclude sorridendo – per il rientro… ve lo farò sapere quando torno».