Tutti sappiamo dell’importanza della salute del cuore, vero e proprio motore delle nostre uscite in bicicletta e non solo. Il poliambulatorio Fisioradi Medical Center di Pesaro, che nasce con il primo focus sulla fisioterapia, ha messo a disposizione della propria clientela un macchinario per la diagnostica di ultima generazione. Per questo ci siamo fatti spiegare direttamente dalla dottoressa Erica Maffei, radiologa che negli ultimi venti anni si è specializzata in patologie cardiache, le opportunità di tale strumento.
«L’evoluzione tecnologica – spiega – ci permette oggi di andare a vedere in modo non invasivo molti dettagli della struttura e della funzione cardiaca, con altissima risoluzione sia spaziale che temporale. In altre parole, possiamo fotografare come immobile il cuore mentre sta regolarmente battendo. Ciò grazie a questa TAC cardiaca multistrato che riesce a “cogliere” spessori di strato di 0,6 millimetri, con un focus particolare sulle coronarie».
Le coronarie sono dunque da tenere più sotto controllo?
Sì, la patologia coronarica è quella per eccellenza, soprattutto nel mondo occidentale a causa dello stile di vita che conduciamo. Fino a 20 anni fa l’unico modo per vedere eventuali patologie alle coronarie era la coronarografia. E’ una procedura invasiva con un ben definito rischio in termini di complicazioni e in rari casi anche di mortalità. Con le nuove apparecchiature multistrato di ultima generazione riusciamo a fotografare questi piccoli vasi nonostante il respiro del paziente ed il suo battito.
Come avviene l’esame?
Diciamo che è un esame che presuppone un gioco di squadra, in primis tra noi sanitari. Esso non è invasivo per il paziente (che viene fatto sdraiare e a cui vengono applicati degli elettrodi). Noi però dobbiamo spiegargli esattamente come respirare, monitorando il suo elettrocardiogramma, curando ogni minimo dettaglio, a partire dall’apnea. Basti pensare che l’esame in sé dura solo dieci secondi, che però devono essere perfetti, dato che in questo breve arco di tempo la macchina genera circa 6.000 immagini. Per questo motivo dobbiamo essere tutti presenti nel corso dell’intera procedura e l’esame viene personalizzato sulla base della specifica indicazione posta dallo specialista o dal curante.
Non è un esame standard uguale per tutti, dunque?
No, viene adeguato al paziente. Che sia un ciclista in prevenzione primaria, un soggetto che ha già fatto degli interventi cardiaci o un atleta con riscontro di aritmie o altre anomalie all’esame ecocardiografico. Per cui il medico radiologo è sempre presente per impostare l’acquisizione e al fine di garantire la qualità finale dell’esame.
C’è anche il supporto di un anestesista?
Certo, è una figura tecnicamente necessaria di supporto, come avviene in tutte le procedure di TAC con il mezzo di contrasto, quale è anche questa. Del resto, questa apparecchiatura top di gamma è la stessa che fotografa il polmone, l’addome, l’encefalo, la colonna… Noi usiamo lo scanner in maniera più “raffinata” e complessa, grazie appunto all’apporto e alla coordinazione del tecnico radiologo, dell’anestesista, dell’infermiere professionale e del medico radiologo.
Per chi va in bici quali sono i vantaggi di avere a disposizione una TAC cardiaca come la vostra?
La cosa affascinante di questo esame è che ci permette di lavorare sulla prevenzione individualizzata ovvero sul singolo individuo asintomatico. Anche perché nella patologia cardiaca i sintomi di esordio sono rappresentati nel 50% dei casi dall’infarto. Il ciclista, come molti altri sportivi, arriva ai sintomi molto tardi. In parte perché è abituato allo sforzo o perché i test provocativi (esempio il test da sforzo, ndr) che si impiegano normalmente possono risultare dubbi o negativi. Per questo serve un esame più anatomico che funzionale, che consenta la visualizzazione diretta dei vasi e delle stenosi legate all’aterosclerosi.
Una persona sana ogni quando dovrebbe ripetere l’esame?
Dipende ovviamente dal risultato. Premesso che non ci sono ancora delle linee guida definite, possiamo dire che, se l’esame è negativo e il paziente sta bene. Può ripeterlo dopo 5-10 anni, a seconda anche dell’età e del genere e della eventuale valutazione specialistica. Se invece è positivo, egli viene instradato in un percorso cardiologico mirato.