| 23 Ottobre 2024

La Milano di Angelo Barney, più a misura di bici

Pugliese di nascita, milanese di adozione, Angelo Barney Lisco è diventato un’istituzione per chi vive Milano su due ruote. Le sue iniziative possono sembrare certe volte folkoristiche, ma sono sempre incentrate sulla volontà di dare alla metropoli un’immagine diversa, più vivibile, lontana non solo dalla realtà, ma anche dagli stereotipi di una città che non sa fare a meno del traffico automobilistico. Un testimone della città che sta cambiando in vista dei Giochi Olimpici del 2026, ma che resta anche ritrosa agli stessi cambiamenti, prigioniera di una cultura diversa.

Angelo Barney Lisco tiene anche corsi di manutenzione. A Milano è una vera istituzione
Angelo Barney Lisco tiene anche corsi di manutenzione. A Milano è una vera istituzione

Angelo ha iniziato ad avvicinarsi alla bici solo in epoca relativamente recente, nel 2010: «Iniziai allora a viaggiare in bicicletta perché avevo letto qualcosa a proposito della Ciclovia dei Borboni, l’arteria chiamata a collegare Bari e Napoli. Fu un’esperienza che mi cambiò la vita, perché da allora i viaggi in bici diventarono quasi un bisogno fisico e mentale. Ma la bici era più di questo: era anche qualcosa da valorizzare, ancor più in una realtà come quella meneghina».

Perché?

Premetto che io non ho mai avuto l’automobile, non ne sono mai stato ammaliato e ho sempre privilegiato altri mezzi di spostamento. La bici era ideale: fui uno dei precursori del “bike to work” quand’eravamo in pochissimi a farlo. Già allora però avevo capito come la bici dia un’indipendenza enorme, sia un mezzo più efficace e veloce per girare in città. Ho fatto ripetute prove, si impiega molto meno tempo.

Oltre 3 mila biciclette in strada lo scorso 6 ottobre per Mille Mila Bici 2024
Oltre 3 mila biciclette in strada lo scorso 6 ottobre per Mille Mila Bici 2024
La bici però è diventata per te anche un mezzo di espressione, di protesta…

Ogni giovedì c’erano ragazzi che si riunivano per pedalare in città all’insegna del riprendersi i propri spazi. Io mi sono unito a loro e in maniera del tutto pacifica esprimevamo l’esigenza di dare spazi alla città attraverso piste ciclabili. Allora c’erano solo brevi tratti. Al tempo, ammetto, ero più giovane e non vedevo nel pedalare in città quei pericoli che invece realmente ci sono, anche se effettivamente rispetto ad allora qualcosa è stato fatto e la situazione un poco è migliorata.

La vostra protesta si è fatta sentire?

Dei risultati li ha portati. Basti pensare che fino a pochi anni fa non era possibile portare le biciclette in metro, cosa che ora si può fare. Abbiamo fatto richieste precise, alcune sono state accolte, ma c’è ancora tantissimo da fare perché dobbiamo combattere una cultura ancora imperante che vede le bici come fastidi, basti pensare alle surreali dichiarazioni di Feltri.

Corso Buenos Aires, con uno spazio apposito per le bici. Una scelta comunale non da tutti apprezzata
Corso Buenos Aires, con uno spazio apposito per le bici. Una scelta comunale non da tutti apprezzata
Qual è la situazione adesso?

Il numero di ciclisti è aumentato, molte persone utilizzano la bici per spostarsi, andare al lavoro o a scuola e sono aumentate anche le infrastrutture, il numero di chilometri di piste ciclabili. Ora si capisce che anche noi esistiamo. Corso Buenos Aires, con l’adozione della corsia per biciclette, ha cambiato completamente aspetto. Ma siamo ancora indietro rispetto alle grandi metropoli europee, perché quel che manca è una rete omogenea, disgiunta dal traffico automobilistico. Uscendo in bici serve sempre una grandissima attenzione. Il problema vero è a livello culturale.

Come si risolve?

E’ difficile e passa attraverso un lungo processo. Dobbiamo far capire che non siamo abusivi, anzi liberiamo spazi che vanno rimodulati secondo le esigenze di tutti. Ma ci sono molte realtà che vogliono che la situazione rimanga la stessa, che sono ambientaliste a parole ma poi guardano interessi diversi. Così continuiamo ad essere percepiti come invasori di spazi. Basti pensare alle polemiche innestate dalla bike lane di Viale Monza.

Con la sua attività legata ai tandem, Angelo fa anche promozione dell’uso della bici per eventi
Con la sua attività legata ai tandem, Angelo fa anche promozione dell’uso della bici per eventi
La tua esperienza personale, anche attraverso la tua attività legata ai tandem e alla tua start up, che cosa ti dice?

Col mio lavoro contatto gente diversa ogni giorno, mi accorgo che la gente è sempre più convinta nell’utilizzare la bici e in una città più vivibile, tollerante lo farebbe ancora di più. Perché è anche una scelta che fa risparmiare bei soldi… C’è voglia di cambiare, vorrei (io come tanti altri) che questa voglia venga percepita e cavalcata a livello politico, di qualsiasi estrazione sia. Milano può cambiare faccia.

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