Con le Olimpiadi alle porte, Parigi si appresta a ricevere i riflettori di tutto il mondo. Dal punto di vista della mobilità sostenibile la città ha cambiato pelle nell’ultima decade, grazie soprattutto all’impulso della sindaca Anne Hidalgo, a capo della “Ville de Paris” dal 2014 (ma già vice-sindaca dal lontano 2001).
Plan Vélo, cos’è?
Il successo del Plan Vélo, il piano ciclabile messo in campo sotto la sua amministrazione, non è passato inosservato tra gli addetti ai lavori, tanto che lo scorso novembre il quotidiano Le Monde ha dedicato al fenomeno una vera e propria indagine. L’articolo iniziava dicendo che l’aumento dei ciclisti fosse sempre più “un fenomeno visibile ad occhio nudo”. Ma in realtà l’approfondimento del quotidiano parigino proponeva anche numeri, dati e grafici. Essi mostravano l’incremento pressoché raddoppiato (tra ottobre 2022 e ottobre 2023) di spostamenti in bici nelle ore di punta dei giorni feriali e, in buona parte, anche nel weekend.
Merito appunto del Plan Vélo, che si suddivide in due fasi: la prima dal 2015 al 2020 e la seconda dal 2021 al 2026. Nella prima fase sono stati messi sul piatto 150 milioni di euro che hanno portato alla realizzazione di 300 km di nuovi itinerari ciclabili e 52 km di piste temporanee (sorte negli anni del Covid). In questo modo l’intera rete ciclabile parigina è salita a più di 1.000 km.
Non solo: parte di quei soldi sono stati spesi per finanziare le zone 30 (30 milioni), per gli stalli e le velostazioni (6 milioni) e per sovvenzionare l’acquisto delle bici (oltre 10 milioni).
L’occasione delle Olimpiadi
Alla luce di questo successo è partita la fase due, che la sindaca Hidalgo ha presentato in un report scaricabile dal sito del comune.
«Parigi deve proseguire la sua trasformazione – spiega Hidalgo – per ridare spazio ai pedoni e ai ciclisti. Poiché questa strategia ha dato i suoi frutti (quella del Plan Vélo 2015-2020, ndr), voglio proseguirla e accelerarla con questo nuovo piano chiamato “Parigi 100% ciclabile” che si estenderà dal 2021 al 2026».
In questo caso i milioni messi sul piatto sono stati addirittura 250 e, prima di andare a vedere gli obiettivi, leggiamo cosa intende la sindaca con questa denominazione. «Una città 100% ciclabile è una città in cui tutti possono andare in bici ovunque, in tutte le vie, senza mai sentirsi in pericolo». E conclude: «I Giochi Olimpici e Paralimpici costituiscono a tal riguardo un’occasione inedita per velocizzare questa trasformazione».
Le “coronapistes”
Nello stesso report il vicesindaco David Belliard, responsabile della trasformazione dello spazio pubblico, dei trasporti e della mobilità, spiega come la capitale francese abbia colto le opportunità sorte durante la pandemia.
«Abbiamo ideato una rete di “coronapistes” – spiega – lungo i percorsi più trafficati della metropolitana. Servono per decongestionare il trasporto pubblico e offrire un altro modo di spostarsi, in completa sicurezza. Il verdetto? Queste “coronapistes” sono state un successo strepitoso! Alcuni percorsi sono ora utilizzati più dalle bici che dalle automobili. Il loro utilizzo è esploso e siamo lieti di constatare che i nuovi ciclisti sono spesso donne, persone provenienti dall’area metropolitana, impiegati o professionisti».
Rue de Rivoli, 25.000 passaggio al giorno
Per fare un esempio, Rue de Rivoli, la via che costeggia il Louvre, è stata resa interamente ciclabile e le telecamere termiche hanno fatto registrare picchi di 25.000 passaggi giornalieri, tra biciclette e monopattini.
Gli obiettivi del Plan Vélo 2021-2026 è dunque quello di estendere al resto dei quartieri la rete ciclabile. Si puntano a costruire 130 km di nuove piste entro il 2026. Si vogliono rendere permanenti 52 km di “coronapistes” sorte durante il Covid. E laddove non è possibile implementare nuove infrastrutture, realizzare ben 390 chilometri di doppi sensi ciclabili.
Si vogliono inoltre aggiungere altri 100.000 posti bici: 10.000 in spazi pubblici o parcheggi, 40.000 in prossimità delle stazioni e 50.000 negli spazi privati. Si tratta di posti bici sicuri dato che uno studio francese riporta che l’81% delle persone che rinunciano all’uso della bicicletta lo fa principalmente per paura di subirne il furto.
La svolta culturale
Non vengono poi tralasciate altre iniziative di contorno. Le operazioni di controllo degli agenti di polizia. La messa in sicurezza degli incroci sul modello olandese. La comunicazione e la sensibilizzazione sulla problematica degli “angoli morti” (le zone intorno ad un veicolo a motore in cui il conducente è impossibilitato a vedere la presenza del ciclista, nemmeno con l’ausilio degli specchi retrovisori). Un maggiore sforzo nella pulizia e nella manutenzione delle piste ciclabili. Persino la realizzazione di un codice della strada municipale che migliori la coabitazione tra tutti gli utenti.
Infine, si è deciso di dare importanza ad un vero e proprio sviluppo di una cultura della bici, iniziando dalle scuole elementari con il “Passeport vélo” per i più piccoli. Previsto poi il sostegno alle associazioni cittadine che operano nel settore della mobilità, la ciclologistica, ovvero un adattamento della rete ciclabile anche per i corrieri, con la creazione di hub e agevolazioni di bici cargo. E, ancora, uno sviluppo del cicloturismo puntando sui quattro grandi itinerari che attraversano la Capitale. Parliamo di EuroVelo 3 che congiunge la Norvegia con la Spagna; ”l’Avenue Vert” Parigi-Londra; la ciclovia della Senna; la Véloscénie che porta sino a Mont-Saint-Michel.
Parigi a misura di bici
I Giochi Olimpici, dicevamo, sono un catalizzatore. L’obiettivo è che il 15% degli spostamenti dovuti a questo grande evento sia effettuato in bici, anche grazie allo storico servizio di bike sharing, Vélib, con 19.000 bici in circolazione, di cui il 35% a pedalata assistita.
Dulcis in fundo, affinché tutti questi buoni propositi vadano a buon fine, l’Amministrazione parigina è pronta a fare la sua parte. Anche qui gli obiettivi sono ben definiti da un protocollo. Il 20% degli spostamenti di lavoro dei dipendenti della Ville de Paris deve avvenire in bici, mentre la percentuale sale al 30% per coloro che abitano a meno di 6 km dal luogo di lavoro.
Insomma, il messaggio è chiaro: se c’è la volontà politica anche una metropoli può diventare a misura di ciclista.