Come cambiano le bici gravel? Questa categoria evolve e cambia nonostante la grande frammentazione di pensiero ed un delta di lettura (tecnica) davvero ampio. Le macrofamiglie sono due, ovvero le bici maggiormente votate alle gare, comunque verso un gravel più “leggero”, la famiglia che si orienta al bikepacking e al viaggio. Nessuna delle due esclude l’altra per le varie correnti di pensiero.
Sono le biciclette sviluppate con forti concetti di bikepacking che stanno influenzando le altre categorie, ma c’è anche da considerare la strategia di marketing e un settore mtb, tecnicamente fortissimo ed “invasivo”. Forcelle con i fori per montare le borse. Il terzo portaborraccia e diversi punti di ancoraggio nel triangolo interno, proprio per far alloggiare delle sacche aggiuntive. Ma c’è molto altro.
Il gravel, una cascata al contrario
Siamo stati abituati, soprattutto in ambito strada e mtb, a vedere le bici da competizione fungere come piattaforma di sviluppo con soluzioni che a cascata venivano (succede tutt’ora) mutuate (e adattate) dalle categorie medie e dalle entry level.
Nel gravel sembra il contrario, anche se la regola non è scritta, perché le bici race di ultima generazione riprendono senza mezze misure soluzioni tecniche che le avvicinano al bikepacking, o comunque a bici in grado di supportare carichi da viaggio non indifferenti. Quale potrebbe essere il motivo?
Ultrarace, le gare più ambite
Unbound, Traka solo per citare le più famose e partecipate, alle quali si aggiungo alcuni eventi del nord Europa e alcune manifestazioni a tappe che si svolgono in territorio italiano (Veneto Gravel e Tuscany Trail). Sotto il profilo tecnico, mettere il numero sulla schiena e partecipare ad un evento organizzato porta con sé dell’agonismo e avere una bici performante è un boost importante.
Ma il gravel dei percorsi lunghi e lunghissimi non può fare a meno di dotazioni supplementari: riserve di acqua, kit di pronto intervento e tutto quello che serve in ottica unsupported. Quindi, le bici da gara devono essere performanti nell’ottica delle gare point-to-point brevi e anche in quelle manifestazioni dove il tracciato sfiora o supera i 300 chilometri (oppure nelle gare a tappe).
Versatilità doppia
I mezzi da gara sono caratterizzati da un peso ridotto, giocano parecchio con l’aerodinamica ed il carbonio è prevaricante. Sono bici rigide, o per lo meno fanno collimare rigidità, reattività e briosità della guida tecnica. In più di un caso lo sviluppo considera la sola corona per il rapporto anteriore, a nostro parere un limite. Hanno geometrie raccolte, più compatte se messe a confronto con quelle delle bici sviluppate per l’avventura. Gli ultimi sviluppi considerano il comfort come aspetto funzionale della performance agonistica. Comfort che non significa comodità, bensì capacità di dissipare meglio le vibrazioni sullo sconnesso e stabilità del mezzo.
Le bici da bikepacking, o per un gravel “più tranquillo”, non hanno il valore alla bilancia come icona. In questo segmento troviamo ancora diversi telai in titanio ed in acciaio, oltre al carbonio. Sono biciclette con un passo complessivo allungato, perché devono essere comode prima di tutto ed assecondare una guida tendenzialmente rilassata, giorni di viaggio e tanto carico supplementare. Davanti sono più alte, fattore che aiuta a gestire le intere giornate trascorse pedalando. Sono più lunghe nelle risposte, non sono bici rigide e danno modo di montare pneumatici con una larghezza importante. Le ultimissime generazioni di queste biciclette arrivano a supportare gomme anche da 50 (le bici race si fermano a 42/45, difficilmente vanno oltre), spingendosi verso un utilizzo “quasi” trail. Non di rado sono bici che adottano il suffisso all-road (che non esclude le gare) e danno la possibilità di montare corone singole oppure il doppio plateau anteriore, allargando ulteriormente il range di interpretazione/utilizzo.
Ammortizzatori e telescopico
Qui una premessa è necessaria. Molto dipende dal know-how del marchio in ambito mtb, un segmento che permette di mutuare soluzioni tecniche distanti dal road. Nel segmento race troviamo bici compatibili con i sistemi ammortizzanti, soprattutto se andiamo verso bici USA, fattore meno considerato da alcuni brand europei (ben chiaro che non è un’esclusiva americana). Più facile trovare bici adventure/bikepacking che supportano seat-post telescopici e forcelle ammortizzate specifiche per il gravel (tendenzialmente hanno una corsa da 40 millimetri), confermando una versatilità per nulla banale e da considerare come punto di forza in fase di acquisto.
In questo paragrafo facciamo menzione all’elettronica della bicicletta e dei suoi dispositivi, o comunque a quei terminali utilizzati soprattutto da chi viaggia per lunghi periodi. Non tanto per una questione di affidabilità dei sistemi (i problemi si verificano anche con le trasmissioni meccaniche), ma per una variabile legata alla costante sete di energia e di ricarica delle batterie. Un problema per nulla da sottovalutare da chi viaggia in luoghi lontani, sperduti e freddi.
Una sola bici per tutto è possibile
Abbiamo ascoltato anche il parere di un grande appassionato di gravel e gravellaro esperto. Daniele Calvi responsabile marketing e comunicazione di Cicli Drali, voce estremamente autorevole dell’una e dell’altra categoria di bici.
«Come utilizzatore – spiega – e come Cicli Drali abbiamo un unico modello di bici. In base alle necessità cambio i rapporti, gli pneumatici, ma preferisco avere sempre lo stesso mezzo meccanico. A prescindere da questo, l’acciaio offre sicuramente una maggiore elasticità, resistenza e garanzie in caso di riparazione da effettuare anche nei luoghi più remoti. Non è un fattore da sottovalutare in ottica avventura e bikepacking. Un telaio in acciaio supporta meglio anche il peso legato a borse e carichi supplementari. Sempre in ottica bikepacking a mio parere è fondamentale, al pari dell’elasticità del telaio, che si traduce in maggiore comfort, una posizione comoda e una scala ampia dei rapporti, pronta a tutto.
«Se pensiamo ad una bici gravel race – prosegue Calvi – di sicuro il carbonio offre dei vantaggi in fatto di peso ridotto, anche se il mezzo della sua interezza deve trovare un setting adeguato. Rapporti e pneumatici, eventualmente borse adatte al telaio che non sacrificano in modo eccessivo l’aerodinamica, perchè il gravel race è sinonimo di velocità e performances estremizzate. In molti casi abbiamo geometrie vicine alle bici da strada».
In conclusione
Il gravel è una grande scatola e al suo interno si trovano tanti giocattoli. E’ fantasia senza troppe regole, una variabile importante che stimola la sperimentazione, un po’ come nella mtb. E’ il punto di unione perfetto tra lo stradista ed il biker. Avvicina due modi di vedere la bici, quello più corsaiolo e quello avventuriero. Il gravel ha contribuito a sdoganare la “nicchia” del mondo strada, rimasto chiuso (tecnicamente) ed ancorato per troppi anni alle sue convinzioni. Estremizzazioni da un lato, con le bici leggerissime, l’aerodinamica e le ruote alte per andare a 50 all’ora sui sentieri.
L’altra faccia della medaglia è quella delle bici super cariche con borsoni, sacche e zaini, concetto lontano dallo stradista vero e proprio. Ad ognuno il mezzo dedicato alle proprie esigenze ed ambizioni, quasi come dire “il gravel è sinonimo di bici custom”, ma il bello è che tutti hanno ragione. Con una bici gravel di oggi si può fare tutto e “quasi” tutto, andare veloci anche su strada.