Quando si decide di provare ad andare in bici e di praticare questo sport si parte, giustamente, dal cercare il modello migliore e che rispecchi le nostre esigenze. Che sia da strada, gravel, mountain bike o da città la bicicletta è la prima cosa che guardiamo. Poi arriva il momento di riempire il guardaroba con kit e accessori: maglietta, pantaloncini, body, kit invernali, ecc… Gli accessori poi sono quella cosa che va a completare il nostro look dando un tocco originale o di eleganza, a seconda dei gusti. Uno dei prodotti che però vengono presi meno in considerazione sono i guantini (in apertura foto depositphotos.com).
Vuoi per una moda, vuoi per una mancanza di attenzione ma spesso si vedono in giro ciclisti che impugnano il manubrio a mani nude. Sicuramente alcuni si sentono di voler emulare gli atleti professionisti, che affrontano gare più o meno impegnative senza utilizzare alcuna protezione alle mani.
La voce del corridore
Tra di loro figurava anche Filippo Pozzato, ex ciclista professionista in attività dal 2000 al 2018. Nel suo palmares conta una Milano-Sanremo, una Tirreno-Adriatico e tanti piazzamenti nelle gare del Nord. Quest’ultime, famose per i loro temibili settori di pavé, vedono sempre più atleti affrontarle senza l’uso dei guantini.
Filippo Pozzato, che una volta appesa la bicicletta al chiodo ha comunque mantenuto la passione e la gioia di pedalare, ci racconta le differenze tra gli atleti professionisti e coloro che usano la bicicletta a scopo ricreativo.
«In corsa – racconta Pozzato – li ho sempre usati, sarebbe stato da ingenui non metterli. Le fasi di gara sono parecchio concitate e spesso capita di trovarsi a terra o comunque di rischiare di finirci. Si tratta di un discorso di sicurezza, perché quando si cade la prima cosa che viene da fare in maniera istintiva è mettere le mani avanti per attutire il colpo. Solo che cadere sui palmi porta con sé il rischio di subire brutte abrasioni. La conseguenza può essere quella di avere dolore nel momento in cui si impugna il manubrio, oppure di farlo senza forza e non riuscire così a guidare la bicicletta».
Per attutire i colpi
I guantini nella parte a contatto con il manubrio hanno una serie di protezioni in gel che servono per attutire i colpi.
«Per chi è abituato a passare tante ore in sella – spiega ancora Pozzato – quell’aspetto non è così importante. Equivale a mettere dei nastri manubrio più spessi, la capacità di attutire i colpi e di smorzarli è la stessa. Però è vero che se non si pedala spesso avere uno strato in grado di ammortizzare i colpi non far scaricare completamente il peso sul manubrio può essere utile. Questo aspetto però prende forza con l’aumentare delle ore in sella, ad esempio se si fa la 24h Castelli lì possono essere utili. Nelle gare del Nord, quelle sul pavé, si vedono spesso i corridori che finiscono la corsa con le vesciche alle mani. Chiaramente sono situazioni estreme, ma stando tante ore con il peso sul manubrio può portare a problemi simili».
Anche in allenamento
Un ciclista vive tutta la sua in bici, soprattutto nel pieno della sua carriera. Questo comporta che ci siano delle sicurezze maggiori e una capacità di guida diversa.
«L’aspetto principale rimane sempre la sicurezza – conclude Pozzato – che non deve mai passare in secondo piano. Io quando ero professionista i guantini in allenamento non li usavo, perché sulle strade il rischio di cadere era minore. Ora che ho smesso li indosso sempre, perché comunque certe abilità tecniche con il passare degli anni vengono meno. Poi va detta un’altra cosa, l’ultima: che il sudore corrode molto il nastro manubrio e lascia segni sul carbonio (nel caso in cui le vostre bici dovessero avere manubrio aero, ndr). Quindi indossare i guantini eviterebbe al sudore di entrare in contatto diretto con questi componenti e di ridurre l’usura».