BENIDORM (Spagna) – La montagna alle spalle della spiaggia si chiama Puig Campana ed è la più alta di Spagna in rapporto alla distanza dal mare. Oggi è caldo, neve non ce n’è, ma una delle cartoline più suggestive inquadra la spiaggia e la montagna imbiancata nello stesso scatto. Abbiamo concluso un giro sulla e-bike presa a noleggio, girando per la città e le sue ciclabili. Per la bici da corsa e la gravel e le direzioni verso l’interno ci sarà bisogno di un’altra puntata.
Nonostante siamo fuori stagione, non c’è un locale libero. Per trovare un tavolo fronte mare in cui scrivere questo articolo abbiamo dovuto sorbirci una lunga attesa. Ora, davanti a una birra e una padellina con uovo e prosciutto (si chiamano huevos rotos e il prosciutto è jamon serrano), il ricordo scorre più fluido. Una cosa è certa, viste le temperature di questo scorcio di stagione, probabilmente per venire da queste parti con la bicicletta, è meglio l’inverno dell’estate e l’autunno meglio dell’inverno. La sensazione è che da luglio, qui si boccheggi.
Dopo Madrid e Barcellona
Nonostante per numero di visitatori sia terza solo dietro Madrid e Barcellona, gli abitanti di Benidorm non si chiamano turisti. Questa è la battuta più ricorrente fra coloro che rivendicano un’identità alla città cresciuta nel segno del turismo. I residenti sono 75 mila, ma in estate arrivano a mezzo milione. Il turismo sportivo da qualche anno è diventato una voce importante e la bici recita la parte del leone, con quindici bike hotel e percorsi per ogni tipo di ciclismo.
«Chi viene in vacanza con la bicicletta – spiega Lucho Perez, responsabile di Visit Benidorm – è benvenuto. E’ stato fatto tanto lavoro per la sicurezza. Le strade sono molto buone e ci sono ciclabili in tutta la città. Parliamo di più di 140 chilometri di percorsi interconnessi in un comune di 37 chilometri quadrati. Inoltre è stato varato un piano di riduzione delle velocità che si chiama “10, 20, 30”, per indicare la velocità massima per attraversare il centro. Ci sono già dei risultati. Da quando si è adottata questa misura, ci sono stati zero morti. Benidorm è stata la prima città a creare piste ciclabili al centro delle carreggiate delle auto. Ci sono state molte critiche, ma è dimostrato che in questo modo per gli automobilisti non si sono angoli ciechi e vedono sempre il ciclista. In tutta l’area c’è molta consapevolezza, perché da decenni è un territorio ciclabile».
Sostenibile e accessibile
Pedalando verso la torre di avvistamento di Punta la Escaleta si riconoscono in basso prima la Cala La Almadrava e poi due calette in cui arrivavano le barche dei pescatori di tonno rosso, che oggi si sono convertite in spiagge. Lo scenario lungo la vecchia strada nazionale è selvaggio e roccioso. In lontananza si riconosce la Sierra Helada, così detta non per la neve, ma perché due secoli fa un’epidemia portò dei funghi sui pini, rendendoli completamente bianchi.
La natura è motivo di attenzione, al punto che Benidorm è stata la prima città in Spagna a creare un parco naturale marino-terrestre. Per la prima volta, l’area protetta fu estesa ai fondali, così nella baia è vietato il passaggio delle navi da crociera. La conseguenza è stato il fiorire del turismo legato alle immersioni e agli avvistamenti di delfini, balene e uccelli. La città è stata segnalata come prima destinazione intelligente al mondo, con certificazione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, che hanno definito parametri di valutazione legati ad accessibilità, sostenibilità, innovazione, governance e tecnologia.
«La sostenibilità è molto importante – spiega Lucho – ed è divisa in tre parti. La sostenibilità ambientale: il green, quello che tutti al mondo associano alla sostenibilità. Poi ci sono anche la sostenibilità economica e sociale. Se non vengono rispettati i tre aspetti, non può esserci sostenibilità. Deve essere un meccanismo circolare che funziona ed è collegato all’accessibilità. E’ utile avere il miglior Parco Nazionale se è solo per pochi? E’ utile avere le migliori spiagge del mondo, super sostenibili e con acqua trasparente, se non possono godersele tutti i cittadini? Questo è quello che ha detto l’Organizzazione Mondiale e cui Benidorm ha scelto di allinearsi».
Il perché dei grattacieli
L’aspetto della città, con i grattacieli che la annunciano dall’autostrada e un po’ stonano rispetto alle montagne dei dintorni, sarebbe dettato proprio dall’esiguità della superficie e dalla ricerca di uno sviluppo sostenibile. Così almeno dice Lucho e la spiegazione alla fine risulta convincente.
«Sembra gigantesca per via dei grattacieli – spiega – ma è uno degli insediamenti più piccoli della provincia di Alicante. Infatti per gli inglesi non è una city, ma una town per intendere che è piccola e infatti misura appena 38 chilometri quadrati. La costruzione dei grattacieli risale a un piano del 1956, in cui si stabilì che il 70 per cento della superficie dovesse essere protetta. In quel piano, che fu il primo di tutta la Spagna, si optò di crescere in altezza per accogliere tante persone in un territorio così ristretto. Fino a quel momento, dopo la Seconda Guerra Mondiale e la guerra civile, il modello era orizzontale, finché Pedro Zaragoza divenne sindaco. E come si dice in Spagna: inventò Benidorm».
El señor Zaragoza
La storia di Benidorm come destinazione turistica è la trama di un romanzo e la si deve appunto a don Pedro, che prima di essere sindaco era marinaio mercantile. Benidorm è una città di marinai, di capitani di tonnara e di marinai mercantili che fanno il giro del mondo. Ed è così che girando per il mondo Pedro Zaragoza scopre città come New York, Hong Kong e San Francisco. E si accorge che si può sviluppare un modello di turismo diverso rispetto alla Belle Epoque e alle dame della Costa Azzurra. E quando diventa sindaco, si mette a lavorare al suo progetto.
«La pesca sta finendo – ricostruisce Lucho – il tonno rosso è in via di estinzione e la marina mercantile in piena crisi. E così Pedro Zaragoza decide di mollare il passato e investire sul turismo. Ovviamente lo prendono per pazzo. Non ci sono i social, non c’è niente. E lui prende la sua macchina e va in Lapponia, seguendo una mappa come chi è abituato ad andare per mare. Va lassù, convince una famiglia lappone a venire qui in inverno e li fotografa sulla spiaggia con il loro costume tipico. E la foto finisce in prima pagina su ABC: una famiglia di eschimesi a Benidorm sulla spiaggia d’inverno. La notizia arriva lassù fra muri di neve e il miracolo si compie. Il primo turismo arriva dai Paesi Scandinavi e lassù le donne hanno la mentalità più aperta, per cui si presentano a Benidorm col bikini».
La guerra del bikini
Il meccanismo si inceppa. Va bene tutto, vanno bene gli eschimesi, ma non le donne mezze nude. Nel franchismo non si scherza e la Guardia Civil comincia a multare i turisti sulle spiagge. La cosa ovviamente arriva alle orecchie di Pedro Zaragoza, che tuona: «State uccidendo il futuro dei vostri figli, qui non si pesca più, cosa vi viene in mente?!». Ma invece di abbattersi, prende la Vespa e guida fino a Madrid.
«Da quello che risulta – sorride Lucho – viene ricevuto da Franco, che gli concede un incontro di 15 minuti coinvolgendo anche sua moglie Carmen Polo. Nessuno sa di cosa abbiano parlato, ma poco dopo verrà emessa una nuova legge per cui in tutta la Spagna si legalizzano le feste di strada oltre mezzanotte e i bikini sulle spiagge. La notizia fa rumore e vedendo un attacco al decoro e alla moralità, il vescovo e il Comandante della Guardia Civil decidono di salvare le anime di Benidorm dall’inferno. Così convincono i cittadini a fare una gigantesca croce di legno e a portarla dalla città fino in cima del Mirador. La gente va, alcuni addirittura senza scarpe. Arrivano in cima e montano la croce. E Zaragoza parla di nuovo: “Avrete pure salvato le anime, ma avete dato un futuro alla città”».
Strade per ciclisti
Zaragoza non si ferma e nell’ascoltare il racconto di Lucho, dispiace essere arrivati qui soltanto ora e non prima del 2008, anno in cui il sindaco se ne andò. Dopo la Lapponia, si dedica infatti al turismo interno e viaggia fino ai Paesi Baschi e lancia l’operazione B,B che unisce Benidorm e Bilbao, che in quel periodo era una città portuale nemmeno tanto bella. E cosa fa? Per alcuni anni regala alle coppie di sposi la luna di miele a Benidorm. E quelli arrivano di corsa, passando dal mondo del porto, del freddo e dell’altoforno al sole di qui. E mettono radici. C’è un quartiere del centro completamente basco, perché quelli arrivano e aprono i loro ristoranti e magari comprano la casa. Il resto fa parte dei tempi moderni.
«Anche Miguel Indurain aveva casa qui – ricorda Lucho – e questo ha fatto nascere qui la cultura del ciclismo. Le squadre dei professionisti vengono ad allenarsi con il caldo e i turisti vengono per allenarsi con loro».
Ormai però è ora di chiudere il computer e prepararsi a partire. In Italia troveremo un ben strambo inverno. La sensazione però è che l’appuntamento con Benidorm sia solo rimandato.