Un cartello può salvare una vita. L’idea di Paola GianottiUn cartello può salvare una vita. L’idea di Paola Gianotti

| 9 Novembre 2025

Un cartello può salvare una vita. L’idea di Paola Gianotti

Nell’affrontare questo servizio bisogna innanzitutto liberarsi da un semplice pregiudizio: giudicare con superficialità iniziative come la semplice posa di cartelli che richiamano alla sicurezza. Perché anche idee del genere possono salvare una vita. Nei giorni scorsi Paola Gianotti, ultraciclista fra le più conosciute d’Italia, ha fatto un giro per i Comuni del Pinerolese (naturalmente in bici) per apporne ben 29 su tutto il territorio, con la scritta “Io rispetto il ciclistaricordando agli automobilisti di rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo in fase di sorpasso.

Paola Gianotti ha il Guinness World Record del giro del mondo in bici: 29.430 chilometri in 144 giorni
Paola Gianotti ha il Guinness World Record del giro del mondo in bici: 29.430 chilometri in 144 giorni
Paola Gianotti ha il Guinness World Record del giro del mondo in bici: 29.430 chilometri in 144 giorni
Paola Gianotti ha il Guinness World Record del giro del mondo in bici: 29.430 chilometri in 144 giorni

L’iniziativa, promossa da Upslowtour-Pinerolese Terra di Bici ha chiamato in causa la Gianotti che si è prestata con entusiasmo per quella che è l’ennesimo suo apporto a un mondo, quello delle due ruote, che ha conosciuto neanche troppo tempo fa.

«Io sono una sognatrice prima di tutto – racconta – e nel 2014 ho deciso di cambiare vita prendendo la bicicletta, un mezzo a me sconosciuto, ma non ho voluto farlo così tanto per farlo. Ho voluto tentare di diventare la donna più veloce al mondo nel fare il giro del globo in bici. Nella bici ho tradotto le due mie passioni più grandi, ovverosia il viaggio e la sfida, perché lo sport è sempre ciò che mi ha fatto battere il cuore e ho sempre pensato di voler fare dello sport la mia professione. Nel 2014, dopo la chiusura dell’azienda che avevo creato, ho deciso di buttarmi in questa avventura».

Questa iniziativa che hai preso nel Pinerolese come è nata?

Proprio dal giro del mondo, perché dopo 15.000 km ho avuto un bruttissimo incidente, mi ha investito un’automobilista rompendomi la quinta vertebra cervicale e quindi mi sono dovuta fermare. Ero in Arizona, pensavo che tutto fosse compromesso. Poi fortunatamente l’incidente non ha portato conseguenze permanenti, quindi dopo quattro mesi esatti sono tornata sul punto dell’incidente per riprendere il giro, continuarlo e portarlo a termine. Quando sono tornata ho incontrato Marco Cavorso, che è il papà di Tommaso, un ragazzo del 2000 ucciso da un’automobilista mentre si allenava sulle strade di casa a Firenze. Insieme abbiamo iniziato questa campagna sul rispetto del ciclista sulla strada, trovando una spalla anche in Maurizio Fondriest. Insieme abbiamo fondato l’associazione “Io rispetto il ciclista” e da lì è iniziato tutto.

Paola insieme a Marco Cavorso e Maurizio Fondriest, con cui ha formato l'associazione
Paola insieme a Marco Cavorso e Maurizio Fondriest, con cui ha formato l’associazione
Paola insieme a Marco Cavorso e Maurizio Fondriest, con cui ha formato l'associazione
Paola insieme a Marco Cavorso e Maurizio Fondriest, con cui ha formato l’associazione
Quanto conta il messaggio trasmesso dal segnale?

E’ semplice, forse scontato, ma essenziale. La distanza minima di sicurezza di sorpasso di un’automobilista su un ciclista che è già presente in tutta Europa e fondamentalmente mancava un po’ qui in Italia. Siamo andati tantissime volte in Parlamento per chiedere l’introduzione di questa legge, a tutti i partiti politici, tutti ci dicevano di sì a parole, ma non si raggiungeva mai il traguardo. Quindi abbiamo cambiato strategia, abbiamo deciso di coinvolgere i Comuni e chiedere di posizionare questi cartelli del metro e mezzo per fare sensibilizzazione. Il nostro obiettivo è quello di fare cultura sulle strade. E finalmente nel dicembre scorso il metro e mezzo è diventato legge. Ma noi lo volevamo su tutte le strade, invece è stato introdotto con una clausola che vale solo su alcune. Comunque per noi è una immensa vittoria perché vuol dire che c’è comunque un inizio di legge e da lì non si può che migliorare.

L’iniziativa non nasce da Pinerolo…

No, in questi 10 anni abbiamo coinvolto tantissimi comuni e posizionato già più di 12.000 cartelli in tutta Italia. La cosa bella è che sono gli stessi ciclisti cittadini che sentono la problematica anche loro e quindi chiedono direttamente loro alle proprie amministrazioni comunali di posizionare i cartelli. Questa di Pinerolo è stata solo l’ultima di una lunga serie, grazie ai 15 Comuni dell’Unione montana del Pinerolese, con Upslowtour e grazie a Turismo Torino e Provincia e alla città di Pinerolo stessa. Tutti si sono messi insieme e hanno posizionato oltre 40 cartelli, uno di seguito all’altro. C’è una continuità di segnaletica che è molto più evidente rispetto ad avere un cartello singolo in un paese.

Nel Pinerolese a fine ottobre, sono stati apposti 29 cartelli in 15 comuni per richiamare l'attenzione degli automobilisti
Nel Pinerolese a fine ottobre, sono stati apposti 29 cartelli in 15 comuni per richiamare l’attenzione degli automobilisti
Nel Pinerolese a fine ottobre, sono stati apposti 29 cartelli in 15 comuni per richiamare l'attenzione degli automobilisti
Nel Pinerolese a fine ottobre, sono stati apposti 29 cartelli in 15 comuni per richiamare l’attenzione degli automobilisti
Che impatto può avere su automobilisti e su ciclisti? Anche se fare la differenziazione sembra strano, perché comunque sono sempre persone…

Giustissimo, non bisognerebbe fare una distinzione, perché anche tutti i ciclisti fondamentalmente sono anche automobilisti. L’impatto può consistere nel ricordare agli automobilisti che sulla strada ci sono anche degli altri utilizzatori. Io mi rendo conto che c’è proprio una mancanza di attenzione dettata da tanti fattori, in primis sicuramente la distrazione per l’uso del cellulare e in secundis l’eccesso di velocità. I cartelli non servono per dare una multa, ma sono uno strumento per fare cultura. Spiegare che c’è una bella differenza nel sorpassare a 50 centimetri come a un metro e mezzo. Può essere lo spazio tra la vita e la morte…

Tu come attività ciclistiche hai anche avuto opportunità di girare il mondo. Si dice sempre che all’estero c’è un’altra cultura verso il verso il ciclista. Secondo te nasce anche da iniziative come questa?

Sicuramente, se pensiamo a quello che è successo in Olanda negli anni ’70. E’ tutto partito dal basso. Allora erano tutti sull’automobile e c’erano tantissimi incidenti. A un certo punto le mamme, stufe di vedere i figli morire sulle strade, hanno deciso di riversarsi in massa, occupare le autostrade, fermare gli automobilisti. Quella manifestazione non poteva non essere ascoltata dal governo. Quindi secondo me queste iniziative sono fondamentali soprattutto se partono dal basso, chiaramente dovrebbero essere poi supportate anche dagli enti statali, con delle leggi, con delle infrastrutture.

L'iniziativa di Io Rispetto il Ciclista si è estesa a tutta Italia e avrà altri appuntamenti
L’iniziativa di Io Rispetto il Ciclista si è estesa a tutta Italia e avrà altri appuntamenti
L'iniziativa di Io Rispetto il Ciclista si è estesa a tutta Italia e avrà altri appuntamenti
L’iniziativa di Io Rispetto il Ciclista si è estesa a tutta Italia e avrà altri appuntamenti
Questa iniziativa è esportabile, andrete avanti in altre zone d’Italia?

Certamente. Io ho fatto il giro del Piemonte nel 2020 mettendo tantissimi cartelli, il giro della Toscana, il giro della Calabria. Sono stata in Sicilia dove ci sono tanti cartelli. Adesso il nostro obiettivo è quello di introdurre le Bike Lane sulle strade, che sono quelle strisce di vernice che indicano una sorta di ciclabile senza ridurre la carreggiata, ma dove il ciclista può pedalare sentendosi in qualche modo protetto, e l’automobilista può viaggiare al suo interno se non ci sono ciclisti. Questa è la nostra nuova frontiera…

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