| 14 Aprile 2024

Sulla Highway 61, l’avventura di Devicenzi a ritmo di blues

Il destino sa essere spesso crudele, ma nella sua crudeltà sa anche essere munifico. Nel corso degli anni Andrea Devicenzi è arrivato a questa conclusione. Ne sono passati tanti da quel maledetto giorno – aveva 17 anni – quando in un incidente motociclistico la sua gamba sinistra maciullata venne asportata via. Un evento che lo ha cambiato per sempre, facendogli toccare il fondo per poi risalire su, sempre più su trasformandolo nell’uomo che è oggi.

Andrea ha un passato da atleta paralimpico, arrivato anche a importanti traguardi nel triathlon, ma poi ha preferito mollare l’agonismo e dedicarsi all’avventura, alla ricerca, alla scoperta di quel che c’è intorno a noi e, in fin dei conti, anche dentro di noi. E’ diventato un viaggiatore, ma le sue avventure in giro per il mondo non sono mai fine a se stesse.

Devicenzi fra Emilio e Gaspare Lombardo, che hanno approntato un prototipo per la sua avventura
Devicenzi fra Emilio e Gaspare Lombardo, che hanno approntato un prototipo per la sua avventura

Le stampelle innovative

Prima di affrontare i suoi viaggi in bici, Devicenzi ha pensato a come affrontare la vita di tutti i giorni e l’ha fatto mettendosi in discussione, arrivando al punto di brevettare nuove stampelle in carbonio che gli consentono di poggiare l’arto offeso rendendo il suo equilibrio, il suo incedere, la sua stessa vita molto più fruibile. Da lì il passo verso la bici è stato breve.

Devicenzi è diventato negli anni mental coach affermato, tiene seminari quando non è in giro per il mondo, ma segue anche la sua impresa industriale, LaDueDue srl che è specializzata proprio nella produzione di ausili medici. Un uomo infaticabile e le sue imprese sono lo specchio della sua personalità.

I terreni sconfinati dell’Islanda, dove l’unica compagnia era il rumore della catena
I terreni sconfinati dell’Islanda, dove l’unica compagnia era il rumore della catena

Pedalando a ritmo di blues

La prossima in programma è un viaggio dai mille sapori e dalle mille sonorità, perché Andrea partirà a giugno per gli Usa e percorrere la mitica Highway 61, da Chicago a New Orleans e parlare di suoni non è sbagliato, perché il suo intento è accoppiare lo sport alla musica, far conoscere questo territorio tenendo il blues come filo conduttore.

«Questo viaggio di oltre 1.500 miglia è il terzo capitolo di un progetto iniziato con la Scandinavia, l’Islanda dello scorso anno e finalmente gli Usa, in attesa dei due capitoli conclusivi. In ogni viaggio realizzo contributi video – quello in Scandinavia è in concorso in vari festival – e scrivo libri per raccontare ciò che vedo, sento, percepisco. Già nel viaggio scandinavo avevo preso l’abitudine di accoppiare a ogni giornata un motivo musicale che risuonava nella mia testa. Negli Usa renderemo questo connubio ancora più reale.

La mitica Highway 61 passa per luoghi mitici della usica come Chicago, Nashville, Memphis, New Orleans
La mitica Highway 61 passa per luoghi mitici della usica come Chicago, Nashville, Memphis, New Orleans

Sosta bici per le interviste

«Tutti i giorni, nel momento della sosta, in collegamento con l’Italia intervisterò un musicista, racconterò il luogo dove mi trovo, farò interviste e farò ascoltare musica, tutto attraverso le possibilità che la tecnologia ci consente. Faremo sentire un pezzo caratteristico della città che mi opsita e due brani del musicista ospite e attraverso questo racconteremo la musica americana, dal blues al jazz al rock. Sarà un viaggio strepitoso anche musicalmente, che a differenza dei primi due che ho affrontato da solo vivrò con un mezzo di supporto e due ragazzi che gestiranno riprese e contatti insieme a me, sempre con l’inseparabile drone che ormai è diventato mio compagno d’avventura. Il tutto alle 19 americane, le 13 italiane, attraverso i miei canali social».

Proviamo allora a ricostruire come allestire un viaggio così complicato: «Lo studio del percorso inizia molto, molto prima, potrei dire che è in gestazione da due anni attraverso un accurato disegno del tracciato, tutti i punti da contattare, i permessi, il materiale da portarsi dietro. E’ qualcosa di molto complicato, avere due persone al mio fianco alleggerisce il peso. Ma quando sono partito per i miei altri viaggi, la paura si accoppiava sempre alla grande curiosità per quello che avrei vissuto.

Devicenzi ha raggiunto Machu Pichu in bici, una delle sette meraviglie del mondo
Devicenzi ha raggiunto Machu Pichu in bici, una delle sette meraviglie del mondo

Stop a Graceland, casa di Elvis

«In bici sarò completamente da solo, infatti nella parte anteriore della bicicletta avrò una borsettina con barrette, K way, le cose strettamente necessarie. Poi ci saranno Nicholas e Federico che rispettivamente si occuperanno della parte video e social, per documentare dal punto di vista dell’immagine le avventure, i locali, la gente, gli incontri, la musica. Saranno 25 giorni dove le sorprese saranno dietro l’angolo. Io mi immagino già di sentire una musica ed entrare nel bar, c’è uno con la chitarra che suona un blues, magari un artista sconosciuto, che però ha qualche dote data proprio da quella zona lì».

Devicenzi si è fatto già una tabella di marcia: «Ogni giorno supereremo i 135 chilometri, per 19 giornate di pedalata con una sola sosta di un giorno a Memphis, per un tributo a Graceland, la casa di Elvis Presley».

L’equipaggiamento della bici è cosa delicata. Visibile la borsa anteriore per gli apparecchi elettronici
L’equipaggiamento della bici è cosa delicata. Visibile la borsa anteriore per gli apparecchi elettronici

6 chili di apparecchiatura

Che cosa portarsi dietro in un viaggio del genere? «Molto dipende dalla destinazione. Lo scorso anno in Scandinavia avevo intanto una bici diversa, per offroad e poi avevo ben 6 chili di tecnologia nella borsa davanti, fra drone, cinepresa e tutto il resto e portare quel peso non è semplice, anche perché è roba delicata. Senza contare che tutto andava incellophanato ogni giorno per proteggerlo. Poi avevo con me 20 chilogrammi di materiali tra abbigliamento, piccoli pezzi di ricambio, cibo, eccetera. Avere un mezzo di appoggio in questo senso è un grande aiuto.

«La mia esperienza mi ha insegnato che un viaggio si costruisce nel tempo. Solo 3 anni fa non sarei mai stato in grado di programmare una trasferta come quella americana. Bisogna crescere anche nei propri progetti, un passettino alla volta, perché poi è anche ciò che dà più valore a questi viaggi».

Nei viaggi di Devicenzi fondamentale è il drone, usato per fare riprese e foto da diverse prospettive
Nei viaggi di Devicenzi fondamentale è il drone, usato per fare riprese e foto da diverse prospettive

Tra integrazione e allenamento

Capitolo cibo e vestiario: «Ci aspettiamo tendenzialmente giornate molto calde, infatti un aspetto molto importante è sì l’alimentazione ma anche l’integrazione, perciò sali minerali, aminoacidi, carnitina, proteine. Poi utilizzerò la mia modalità dei viaggi, che tendenzialmente è quella di salvaguardare sempre la muscolatura. Preferisco perdere 2 chilometri di velocità, ma avere un rapporto un po’ più agile che non mi porta ad usurare troppo l’articolazione».

L’ultimo aspetto è forse il più importante: lo studio del percorso. «La preparazione e la programmazione fa parte di tutto il viaggio. Mi emoziona moltissimo anche la fase di preparazione, guardare la traccia, capire se la strada è giusta, le difficoltà, i luoghi che si andranno a visitare, studiare i luoghi perché più arrivi preparato su più aspetti e più riesci a goderti il viaggio. Poi c’è anche la preparazione fisica, io faccio un migliaio di chilometri al mese, compresa anche tutta la fase invernale, dove non mi concentro più sulla strada, ma sulla parte di mountain bike, che ti insegna proprio l’andare in bicicletta, poi tutta quella preparazione muscolare la trasformi sulla bici da strada».

Che cosa ti attendi da questo viaggio? «Mamma mia, mi aspetto tanto perché io ancora prima che sportivo come sono ora, sono musicista, ho studiato chitarra, ho studiato al Conservatorio sassofono, perciò abbinare le mie due passioni, sport e musica, è davvero il massimo».

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