| 7 Maggio 2025

Jordan Rise Ride, il documentario da vedere al bike festival Pavé 

Questo fine settimana a Mestre si terrà la quarta edizione di Pavè, il bike festival che mette al centro la narrazione. Il festival si articolerà in tre giornate. Gli incontri si terranno dal venerdì 9 e sabato 10 maggio nell’auditorium del Museo M9 di Mestre, con un programma che prevede 23 talk, 2 film e 1 installazione fotografica.

Domenica 11 Pavè si sposterà al Parco San Giuliano, dove partiranno tre percorsi gravel alla scoperta della laguna veneziana. Tra gli ospiti ci sarà anche la regista Dalma Timar che sabato alle 11,30 presenterà il suo documentario Jordan Rise Ride. L’abbiamo contattata per farci raccontare questo progetto.

Dalma Timar con i protagonisti del documentario Jordan Rise Ride
Dalma Timar con i protagonisti del documentario Jordan Rise Ride
Dalma, di cosa parla il tuo documentario?

Racconta di un viaggio in bici in Giordania fatto nel 2022 da quattro amici che fanno parte dell’associazione La Mente Comune di Padova e del collettivo Orkestrada Circus. In 10 giorni i ragazzi hanno percorso più di 600 km – da Mafraq ad Aqaba – per conoscere i progetti dell’associazione italiana Non Dalla Guerra sostenuti da Caritas Jordan. Il documentario segue il loro percorso, racconta di un viaggio in cui il paesaggio si mostra inaspettato tra montagne e deserto, la meraviglia ripaga la fatica, gli incontri che ribaltano le aspettative e le storie individuali mettono in discussione le narrazioni collettive.

Domanda marzulliana: è nato prima il viaggio o il documentario?

All’inizio non avevamo l’idea di fare il documentario. Il desiderio era solo di fare questo viaggio, poi chiacchierando con i ragazzi ci siamo detti “Perché, già che siamo lì, non facciamo anche un documentario?”. Non potevamo prevedere tutto, anzi, ma potevamo documentarlo. Io ero già stata altre volte in Giordania, l’esperienza ti cambia, ero curiosa di seguire il cambiamento nei ragazzi. Per questo ho fatto le interviste all’inizio e alla fine del viaggio. Tutto il resto è stato molto spontaneo, e il documentario è nato una volta tornati a casa, riguardando il girato di quello che abbiamo vissuto.

Gli incontri sono una delle componenti fondamentali di ogni viaggio in bicicletta
Gli incontri sono una delle componenti fondamentali di ogni viaggio in bicicletta
Ci racconti un po’ dell’itinerario?

I ragazzi hanno preparato la traccia con l’idea di toccare le città dove ci sono i progetti di cooperazione. Caritas è stata fondamentale perché è la più grande organizzazione che si occupa dei rifugiati in loco. Siamo partiti da Mafraq, un posto molto importante a pochi chilometri dal confine, dove si trova un campo profughi informale costruito da 24 famiglie siriane. Lì c’è un progetto che si chiama “Informal education”, una sorta di doposcuola per i bambini. Poi siamo passati per Irbid dove curiamo “Inclusive education”, un programma per la scolarizzazione di bambini con disabilità, che cerca di rendere la scuola più inclusiva. Questo è un grande problema perché per quei bambini manca tutto, anche a livello culturale, perché molte famiglie vedono ancora la disabilità come uno stigma. Poi siamo stati a Karak a visitare il terzo progetto, il più particolare, che si chiama “Drama center”.

Di cosa si tratta?

Mira a sostenere uno spazio in cui i ragazzi giordani e siriani tra i 14 e i 18 anni possono fare teatro con il sostegno di due insegnanti. Per loro quello spazio è l’unico punto di ritrovo, nel resto della città non c’è altro di simile, non ci sono attività per le persone. Qui abbiamo fatto un laboratorio di musica popolare che ha coinvolto moltissimo i ragazzi, che hanno partecipato con i loro canti tradizionali.

Il viaggio è stata un’occasione per incontrare diversi progetti educativi sostenuti dall’associazione Non Dalla Guerra
Il viaggio è stata un’occasione per incontrare diversi progetti educativi sostenuti dall’associazione Non Dalla Guerra
Quanto è durato il viaggio? 

Dieci giorni. Solo negli ultimi siamo andati ad Aqaba e Petra, posti più turistici, per goderci un po’ di riposo e per lasciar sedimentare quello che abbiamo visto. Anche quelli sono stati momenti importanti, perché hanno aiutato a cementare il gruppo. Con noi c’erano anche Tommaso, fondatore dell’associazione Non dalla Guerra e mio marito, che all’inizio non conosceva tutti i ragazzi, ma durante il viaggio tra noi si è creato un gruppo molto coeso per tutto quello che abbiamo condiviso.

Com’è stato girare in bici per quei luoghi, le persone come vi accoglievano?

Per gli abitanti vedere i ragazzi in bici era strano, perché lì i ciclisti sono pochissimi, anzi non ce ne sono proprio. La bici per loro è un veicolo che serve per andare a lavoro o a scuola, perché quasi nessun rifugiato può permettersi un’automobile. La bicicletta insomma è un mezzo di indipendenza e autonomia, non qualcosa che si usa per piacere.

La Giordania ha scenari meravigliosi, dal brullo del deserto all’azzurro del mare
La Giordania ha scenari meravigliosi, dal brullo del deserto all’azzurro del mare
Abbiamo citato più di una volta l’associazione Non Dalla Guerra, ci spieghi cos’è e di cosa si occupa?

E’ un’associazione fondata da un gruppo di ragazzi vicentini 11 anni fa, nata a sua volta da un’esperienza in Giordania. Volevano capire meglio le storie delle persone rifugiate dalla Siria, la situazione in quella zona. Una volta tornati a casa hanno fondato Non dalla Guerra – Educazione alla Pace, per dare un sostegno concreto. Ora l’associazione organizza due campi di volontariato estivi in Giordania e incontri in Italia, molti con le scuole.

Hai detto che hai intervistato i ragazzi all’inizio e poi alla fine del viaggio. Come li hai visti alla fine dell’esperienza?

Da parte loro c’è stata una disponibilità incredibile, perché oltre a pedalare dovevano mettersi a disposizione per fare domande alle persone, interagire, oppure suonare, e in tutte le situazioni hanno mantenuto sempre l’ironia e la voglia di condividere. Comunque quello che alla fine ho visto è forse una consapevolezza diversa, come è stato anche per noi che non abbiamo pedalato. Uno dei ragazzi, Diego, non era mai uscito dall’Europa e alla fine ci ha detto che è stato il viaggio più bello della sua vita. Sentirgli dire questa cosa è stata la cosa più bella per noi.

Vicini di Banco è la raccolta fondi che supporta i progetti educativi di Non Dalla Guerra in Giordania
Vicini di Banco è la raccolta fondi che supporta i progetti educativi di Non Dalla Guerra in Giordania
Perché?

Spesso il Medio Oriente è visto come un posto pericoloso. Invece se ci vai ti accorgi che si sono paesaggi incredibili, dal verde delle colline al giallo del deserto, e soprattutto di quanta accoglienza e quanta umanità c’è

Durante le proiezioni del documentario Jordan Rise Ride Non Dalla Guerra porta avanti la raccolta fondi Vicini di Banco che mira a sostenere i tre progetti educativi di Caritas Jordan in Giordania.

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