Domenica scorsa abbiamo avuto l’occasione di partecipare alla Nova Eroica Prosecco Hills di Susegana, in provincia Treviso. Nova è la versione dell’Eroica che si corre con le bici moderne. I percorsi disponibili erano tre e noi abbiamo scelto il percorso Medio – 96 km con circa 1700 metri di dislivello – su e giù per le colline tra Conegliano e Valdobbiadene.
Gli iscritti erano 1.500 provenienti da tutta Europa, ma anche da molto più lontano, con persone arrivate anche da, nientemeno, Stati Uniti, Cina e Costa Rica.

Mille sfumature di gravel
Uno degli aspetti più belli degli eventi in bici è proprio questo, cioè che permettono di pedalare in mezzo ad una moltitudine di persone diverse che però condividono la stessa passione. Nel gravel questo è ancora più evidente per la natura stessa, sfuggente e molteplice di questa disciplina, se così la si può chiamare. Alla Nova Eroica tale varietà è ulteriormente amplificata dalla formula della manifestazione, che prevede un percorso con quattro tratti cronometrati la cui somma va poi a formare una classifica. In questo modo si accontenta tutti: chi cerca il brivido della competizione può divertirsi ad aprire il gas, chi invece vuole solo godersi la pedalata può farlo come un qualsiasi cicloturista, senza l’agonismo spinto, a tratti tossico, delle gran fondo.
Questo significa che alla Nova Eroica, e in particolare alla Nova Eroica Prosecco Hills, si possono incontrare tipologie umano-ciclistiche di tutti i tipi. Domenica scorsa questi occhi ad un certo punto hanno visto, nel raggio di cento metri: bici in acciaio anni ‘70 con tubolari (e pignone massimo) da 23, gravel in alluminio entry level con cambio a 9 velocità, un tandem, cambi elettronici fantascientifici su telai in carbonio ad alto modulo con ruote coordinate, tutto questo meraviglioso carnevale salire assieme appassionatamente sulla stessa rampa di cemento al 17%, affiancando ad un certo punto – giuro – un padre che portava il figlio sul seggiolino posteriore. Molteplicità, diversità, democrazia su due ruote.
Su e giù tra le vigne eroiche
Poi c’è il percorso, immerso tra i saliscendi continui delle colline Unesco dove fanno quel famoso vino bianco frizzante, che è davvero suggestivo, a tratti oggettivamente meraviglioso. Come, solo per fare un esempio, il pezzo da Premaor a Colbertaldo, una quindicina di chilometri praticamente tutti in sterrato o su strade agricole in mezzo alle vigne. Neppure un’auto, neanche volendo: attorno solo il pattern armonioso dei filari della viticoltura eroica, quella portata avanti a mano sulle rive ad altissima pendenza.
Ma oltre alla bellezza del paesaggio c’è anche da sottolineare un altro aspetto che riguarda il tracciato e l’organizzazione in generale. Praticamente ogni incrocio con strade asfaltate era presidiato da volontari che segnalavano la direzione e, nel limite del possibile, fermavano il traffico per agevolare il passaggio dei partecipanti. La sensazione è quindi stata quella di pedalare con le strade chiuse o comunque con un livello di sicurezza che quasi mai si incontra in eventi del genere.
I ristori, l’asso nella manica
Oltre al percorso però ci sono anche i ristori, che nel Medio sono tre. Il primo, alla cantina Colli di Soligo, ben fornito, ma tutto sommato nella norma. E’ col secondo, quello allestito in piazza a Valdobbiadene a metà percorso, che buttano giù l’asso di bastoni. Organizzato dai produttori locali è una cornucopia a ciclo continuo di panini con la porchetta, con la soppressa, col formaggio, pizzette, focacce, uova sode, noci, banane, miele, bevande energetiche, quel famoso vino bianco frizzante, torte di quattro tipi diversi e altro ancora che la memoria non ha registrato. Game, set, match. Anche se a dire il vero neanche il terzo scherza, quello al Molinetto della Croda, in cui spiccano i cartocci di gnocchi fritti ripieni di pesto, burrata e pomodoro.
Dal Molinetto della Croda gli ultimi chilometri e le ultime rampe portano al castello di San Salvatore, da dove si distende la pianura e si vede la tenuta di Borgoluce, partenza e arrivo della Nova Eroica Prosecco Hills. Laggiù, domenica scorsa, i 1.500 partecipanti arrivati da tutto il mondo hanno trovato ad aspettarli la degna conclusione della giornata: uno spiedo come lo sanno fare solo i trevisani.