CONEGLIANO VENETO – Dal 19 al 22 giugno scorso nelle colline del trevigiane si è svolta la prima edizione della Prosecco Unbound, un evento gravel lungo 350 chilometri con 5.000 metri di dislivello. Siamo andati a provarla anche noi.
La Prosecco Unbound parte e arriva a Conegliano, una delle due città trevigiane che danno il nome al famoso vino bianco frizzante (la seconda è, naturalmente, Valdobbiadene). Un’occhiata alla traccia dà già un’idea del tipo di evento che Massimo Panighel (già organizzatore del mondiale gravel 2023) ha messo in piedi. A grandi linee il percorso, dopo la partenza da Conegliano, si spinge verso ovest, fa il giro di boa poco prima di Bassano del Grappa e poi torna indietro. Questo però a grandi linee.
Ad vederla più da vicino infatti la traccia assomiglia a certe coste frastagliate della Scandinavia. D’altronde tutto il percorso si snoda in un raggio di una cinquantina di chilometri. Quindi è tutto un dentro e fuori, un continuo inoltrarsi e poi uscire dalle colline. Vista dall’alto assomiglia ad un merletto, ad un arabesco, con la traccia dell’andata che sfiora innumerevoli volte quella del ritorno. Basterebbe fare cento metri, congiungersi dall’altra parte e dimezzare la fatica. Ma così naturalmente si dimezzerebbe anche l’esperienza.

Un percorso davvero esigente (e vario)
5.000 metri di dislivello, anche per un percorso così lungo, sono molti. E in effetti il grafico dell’altimetria non fa nemmeno la finta di essere semplice. E’ una sequela di picchi, alcuni più alti altri meno, ma comunque, di pianura, praticamente non ce n’è. Ed è così fin dall’inizio, con le prime salite appena fuori Conegliano, brevi ma dure (a tratti durissime) che inaugurano l’avventura.
Abbiamo deciso di fare la Prosecco Unbound in tre giorni, ma anche così è tutt’altro che una passeggiata. Perché, oltre alle salite, anche le discese sono impegnative. Spesso molto ripide e tra le vigne, a volte su quel cemento ruvido su cui passano i trattori dei contadini, altre su sterrati non sempre amichevoli. Ma fa tutto parte dell’anima del gravel, che ti porta a scoprire strade poco battute. Sul Montello, per esempio, la traccia evita le più famose “prese” asfaltate, per snodarsi quasi interamente dentro al bosco.
Ogni tanto per fortuna qualche tratto di respiro però c’è. Come la ciclabile “La Tradotta”, che corre proprio lungo il bordo sud del Montello. Inaugurata nel 2020, ricalca il tragitto di una vecchia ferrovia costruita durante la Prima Guerra mondiale. Ma, appunto, sono solo alcuni brevi tratti. Il resto è un susseguirsi di salite, strappi, rampe, ben assortite tra sterrato, asfalto e cemento. Non a caso la Prosecco Unbound riprende per molti chilometri il percorso del mondiale gravel del 2023, quello vinto da Mohoric. Lungo il muro di San Vigilio, in comune di Pieve di Soligo, che abbiamo affrontato il secondo giorno, si leggono ancora molto chiaramente le scritte sull’asfalto che inneggiavano a Wout Van Aert (anche perché, vista la velocità che teniamo sulla rampa al 22%, abbiamo tutto il tempo per leggere con attenzione ogni singola lettera).
L’omaggio a Bottecchia
E poi, certo, c’è il paesaggio. La Prosecco Unbound abbraccia tutte le colline dell’omonimo vino, da Vittorio Veneto ad Asolo, e si pedala costantemente in mezzo a quel “paesaggio culturale” che è valso a questi luoghi il riconoscimento Unesco nel 2019. A tratti sembra di essere in Toscana, con le strade bianche e i cipressi, a volte invece riappaiono di colpo le Prealpi (come nel passaggio per il bellissimo abitato di Cison di Valmarino) e ci si ricorda di essere in nord Italia.
Il terzo giorno, prima di rientrare verso Conegliano, il percorso ci fa un ulteriore regalo, quasi inaspettato. A Colle Umberto, poco sotto Vittorio Veneto, passiamo davanti prima al Museo Ottavio Bottecchia e poco dopo di fronte al cimitero dove è sepolto. Per arrivarci affrontiamo la rampa che porta in cima al paese, dove il primo vincitore italiano del Tour de France era solito allenarsi. Noi però saliamo con dei confortevoli rapporti moderni, lui invece la faceva con l’unico rapporto disponibile.
Tanto più volentieri, quindi, in cima al Colle ci fermiamo ad omaggiare il grande campione del ciclismo affamato degli anni ’20, che diventò un eroe in Francia prima che in Italia e che morì avvolto nel mistero, caduto o ucciso, ancora nel pieno della carriera.
Ma cos’è quindi la Prosecco Unbound?
Una volta arrivati a Conegliano, dopo la rituale birra celebrativa, cerchiamo di riordinare i pensieri di questi tre giorni, densi, caldi e impegnativi. Ripercorriamo i vari passaggi, cerchiamo di trovare una sintesi, come vedere tutto dall’alto di una mappa. Diversi tratti li avevamo già percorsi anche in altri eventi, sia gravel che strada, che si tengono in queste zone.
Ma, pensandoci bene, la Prosecco Unbound ha una particolarità che la rende unica. Nei suoi 350 chilometri (e 5.000 metri di dislivello) di traccia ad arabesco riesce a tenere insieme praticamente tutto quello che c’è da vedere e pedalare da Vittorio Veneto ad Asolo. Si passa per luoghi molto noti come il Molinetto della Croda, ma subito dopo si svolta per una salita in mezzo al bosco che conoscono soltanto i locali. E’ questo che si sono goduti i molti partecipanti di questa prima edizione (tra cui noi): un superconcentrato di ciclismo fuoristrada in un posto unico al mondo.