Il nostro tour in Andalusia è stato, senza dubbio, piuttosto impegnativo. Non eravamo particolarmente allenati, eppure ci siamo lanciati in questa avventura con entusiasmo. Le prime tappe ci hanno messo alla prova con dislivelli importanti, chilometraggi non trascurabili e, soprattutto, il peso delle borse.
Il clima
Un aspetto da tenere sicuramente in considerazione per chi vuole intraprendere un viaggio simile è il clima. Noi abbiamo visitato la zona dell’entroterra, restando in altura, pertanto non ci aspettavamo temperature alte, ma presto ci siamo resi conto che anche l’escursione termica può essere significativa.
Durante il pranzo alla Casa del Cordero, dei turisti spagnoli ci hanno riferito che qualche giorno prima, dei ciclisti come noi erano passati tutti infreddoliti e avevano cercato riparo dal nevischio e dal freddo. Al contrario, la sesta tappa ci ha messo a dura prova con 32 gradi e il sole cocente in mezzo ai calanchi a circa 1.000 m di altitudine. Pertanto, considerate le distanze tra i centri abitati, un’adeguata organizzazione è indispensabile per evitare colpi di calore e crisi di idratazione, anche se si percorre questo tour durante le mezze stagioni.
I percorsi
Gran parte del nostro itinerario si è snodata all’interno del Geoparco di Granada. Un’area affascinante e ancora poco battuta dal turismo di massa, che offre splendidi paesaggi insieme a siti di interesse geologico e culturale, capaci di accontentare tutta la famiglia. Durante il nostro pernottamento nella casa cueva di Guadix abbiamo parlato con Manuel, proprietario del villaggio troglodita Almagruz e rappresentate del geoparco. Con entusiasmo, ci ha raccontato di come stanno cercando di valorizzare il territorio, tracciando percorsi ciclabili lungo le tante strade sterrate della zona. Ad oggi, le strutture ricettive sono tendenzialmente piene. Tuttavia il turismo sta crescendo e loro cercano di stare al passo, offrendo anche pernottamenti con esperienze turistiche e culturali. A noi per esempio hanno offerto un passaggio per andare a vedere il tramonto da un punto panoramico speciale e all’indomani ci hanno suggerito e offerto la visita guidata al loro museo e alle case cuevas più antiche, risalenti al medioevo.
Le strade sterrate che abbiamo percorso sono effettivamente molto scorrevoli, simili alle strade bianche senesi, tranne qualche tratto qua e là più tecnico. Tuttavia conoscendo la zona, sono sicura avremmo potuto evitarle. Abbiamo percorso anche un tratto di via verde, un’antica linea ferroviaria riconvertita in ciclabile tra la città di Baza e Guadix. Un’ottima idea per dare più spazio alle bici, generando anche degli scenari originali con tunnel ferroviari che si illuminano al passaggio dei ciclisti. L’unica pecca il fondo scelto, particolarmente abrasivo sulle gomme.
L’accoglienza
A colpirci, nonostante la nostra lenta velocità di crociera sono stati il susseguirsi di diversi paesaggi, la naturalezza, la solitudine e il silenzio, interrotto solamente dal vociare degli animati bar nei paesi. Una caratteristica che abbiamo piacevolmente vissuto, anche se con un po’ di nostalgia per quella famigliarità e condivisione tra il vicinato che a casa abbiamo perso. Ad ogni pausa, qualcuno attaccava una conversazione con noi, incuriosito dalle nostre biciclette cariche o semplicemente dalla nostra presenza straniera. Un facile pretesto per farsi due risate e scambiare quattro chiacchere in compagnia.
Concludo così il racconto del nostro viaggio, fatto di salite impegnative, pedalate lente e paesaggi che cambiavano a ogni curva. Dalle montagne ancora fredde d’aprile al sole cocente che brucia la pelle in mezzo ai calanchi. Non eravamo particolarmente allenati e all’inizio il dolore alle gambe si è fatto sentire, ma ogni fatica è stata ripagata. Ci siamo ritrovati spesso soli in mezzo al silenzio della natura, ma altrettanto spesso coccolati dall’accoglienza calorosa delle persone incontrate lungo la strada. Bar affollati, chiacchiere spontanee, piatti tipici condivisi senza fretta. Sono questi i momenti che ci portiamo a casa, insieme alla soddisfazione di aver ammirato e conquistato, pedalata dopo pedalata, i paesaggi di questa autentica regione di Spagna.
NEGLI ARTICOLI PRECEDENTI
Andalusia: il nostro viaggio fra deserti, montagne e silenzi
Andalusia in bikepacking, parte 2: l’alimentazione in viaggio