| 11 Maggio 2025

Andalusia in bikepacking, parte 2: l’alimentazione in viaggio

Nel primo articolo vi ho raccontato la progettazione del nostro itinerario in Andalusia, tra salite, bivacchi e deserti. Ma un viaggio in bicicletta non è fatto solo di chilometri: è fatto anche di pause, ristori e pasti improvvisati.

Sin da piccola ho sempre associato la Spagna alla paella e al prosciutto, o meglio al jamón serrano o al Pata Negra. Pur non aspettandomi grandi quantità di pesce nell’entroterra, credevo che sarebbe stato comunque facile mangiare la paella o pane e tapas. Sono delle specie di stuzzichini che variano tra tortilla, frittate, verdure, salumi e formaggi, un po’ come gli aperitivi più generosi in Italia. Tuttavia, la cucina andalusa non è proprio così. Sin dai primi giorni, la realtà culinaria regionale si è rivelata diversa da come l’avevo immaginata.

Genuina e di ottima qualità, a prezzi veramente bassi, ma ricca di fritto e carne, soprattutto maiale e agnello. Della paella nemmeno l’ombra. Come fonte di carboidrati riuscivamo a trovare una porzione abbondante di pane al mattino, qualche volta una piccola pagnotta anche al ristorante, ma principalmente c’erano patatine in busta o fritte.

I pasti andalusi

La colazione è stato il pasto più facile da gestire. Essendo dei buongustai, non abbiamo avuto nessun problema ad adattarci alla colazione salata. Tanto più considerando che in Spagna tendenzialmente mangiano quasi 2 ore dopo rispetto agli orari dei pasti a cui siamo abituati noi.

In ogni bar abbiamo trovato con facilità delle bruschette di pane con olio e pomodoro, arricchite talvolta con avocado, tonno, salmone, prosciutto o formaggio. Così, insieme a un succo e un buon caffè facevamo il carico di energia per affrontare la tappa.

Un selfie e la birra, per la sete e per accrescere la base di carboidrati
Un selfie e la birra, per la sete e per accrescere la base di carboidrati

Il problema del pranzo

Diversa invece la gestione del pranzo. La sosta nei bar-ristoranti è spesso risultata un po’ pesante da digerire pur cercando di restare leggeri. Tendenzialmente ci veniva proposto un menù completo. Una zuppa o insalata, secondo di carne e contorno di patatine o di verdure e uova fritte, dolce, una bevanda e un caffè. Il prezzo era veramente basso: compreso tra i 12 e i 15 euro.

La nostra scelta per rinforzare il pasto con un po’ di carboidrati è così ricaduta su bibite o birra, perché pure i dolci erano principalmente a base di proteine e grassi. Proposte come la tipica “torta de queso” una sorta di cheesecake, deliziosa, ma non particolarmente zuccherina.

I rifugi e il mangiare di scorta

Percorrendo gran parte della tappa in mezzo al nulla, non era neanche facile trovare bar o fontane. Pertanto partivamo per ogni tappa con almeno una doppia borraccia a testa e qualche compressa solubile di elettroliti da aggiungere all’acqua, soprattutto nelle giornate più calde. 

Le tappe più critiche del viaggio in Andalusia sono state la seconda e la terza, non solo per la gestione della cena nei bivacchi ma perché, coincidendo con le festività Pasquali, non riuscivamo a trovare neanche i negozi e i bar aperti. Sapevamo che Il primo bivacco era privo di acqua, mentre il secondo era nei pressi di una sorgente. Così, la sera del sabato santo abbiamo fatto scorta di tutto il necessario. Acqua e cibo ipercalorico ma compatto, come frutta secca, waffles, piadine, pane e barrette di datteri. Credo che nella seconda tappa, la mia bici sia pesata intorno ai 35 Kg. Così sulla salita al 18% che ci ha portato nel deserto del Gorafe è stato veramente un’impresa riuscire a non scendere dalla sella, per spingere la bicicletta a piedi. 

Il gas cinese

Tra l’altro, presi dall’entusiasmo della partenza, ci siamo dimenticati di comprare la bomboletta piccola per il fornelletto a Granada e abbiamo rischiato di rimanere senza fuoco per le notti in bivacco. Per fortuna siamo riusciti a raggiungere la città di Guadix prima della chiusura dei negozi e, su indicazione di locali, abbiamo trovato una bomboletta. Non troppo piccola, ma di dimensioni accettabili, dagli “Economicos”: un negozio gestito da cinesi, gli unici aperti fino a tardi il sabato prefestivo anche in Andalusia.

Con acqua e gas potevamo così preparare la cena e la colazione in versione liofilizzata, che ci eravamo portati da casa. Ogni busta garantiva 1000 Kcal e una buona proporzione tra macro e micro nutrienti. Una vera ancora di salvezza, che occupa poco spazio, nutriente, ottima per il recupero e facile da trasportare. 

La Casa del Cordero ci ha accolto con calore e abbondanza senza precedenti
La Casa del Cordero ci ha accolto con calore e abbondanza senza precedenti

La tappa gourmet

Come vi avevo anticipato, la quarta tappa è stata la più facile e la più gourmet. Già da casa avevamo puntato sulla mappa un ristorantino tipico, a Ponton Alto, poco distante da Santiago de la Espada: “La Casa del Cordero”. E proprio lì siamo riusciti ad arrivare in perfetto orario per pranzo. 

Il cameriere, forse anche proprietario, ci ha accolti con una gentilezza disarmante. Prima ci ha fatto sedere fuori, poi mentre aspettavamo che si liberasse un tavolo all’interno, ha iniziato a servirci tapas tradizionali una dopo l’altra, spiegandole con passione e semplicità. Abbiamo trascorso circa 2 ore, assaggiando diverse portate, senza riuscire a capire quante ce ne fossero ancora. Controllavamo i movimenti del cameriere per indovinare la pietanza successiva. Una delizia dietro l’altra, servita in un’atmosfera vivace e autentica, tra gente del posto che inzuppava il pane in una fondina piena di olio posta al centro del tavolo. Per terminare, non poteva mancare il dolce, che su scelta sempre del cameriere è stato doppio. Prima il colostro di pecora, cioè il latte che ingerisce nei primi giorni di vita l’agnello, dolce, a tratti pungente ma non acido come me lo aspettavo. E poi una “torta de queso” molto semplice, con un cucchiaino di miele sopra per una punta di dolcezza in più. Siamo ripartiti veramente soddisfatti e sazi, con l’unico rimpianto che non ci saremmo potuti tornare a cena, neanche pedalando di più, perché chiudeva per il riposo settimanale.

Non era facile trovare acqua lungo il percorso, per questo viaggiavamo con due borracce a testa
Non era facile trovare acqua lungo il percorso, per questo viaggiavamo con due borracce a testa

La cucina dell’Andalusia

La cucina dell’Andalusia è figlia del territorio e si basa su alimenti facilmente reperibili in zona, come la carne, i formaggi e il tantissimo olio. La frittura è talmente comune che in ogni paese medio-grande si trovano cassonetti specifici per lo smaltimento dell’olio da cucina esausto. Pensate: un solo litro d’olio versato nel lavandino può inquinare fino a 1.000 litri d’acqua ed è bello vedere che su questo aspetto l’organizzazione non manca. Dal punto di vista nutrizionale, è un’alimentazione poco adatta allo sportivo, ma anche al benessere quotidiano. Tuttavia è autentica e identitaria, in altre parole è parte stessa del viaggio e imparare a convivere con ciò che si trova sulla strada è un aspetto dell’esperienza del bikepacking. 

Vi ho raccontato gran parte del viaggio in Andalusia, ma non è finita qui. Tra le strade sterrate e i paesaggi mozzafiato, non sono mancati gli incontri e le difficoltà, per i quali vi rimando al terzo articolo, dove non mancheranno consigli e considerazioni finali sul viaggio.

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