Come in tanti altri settori della nostra società, non è che sempre i premi facciano fede, che siano gli unici irremovibili segnalatori del valore e della bellezza di qualcosa. Un esempio lo possiamo trarre dall’elenco delle ciclovie: ce n’è una che – ancora – non ha avuto riscontri a livello di Oscar, eppure è profondamente amata dai cicloturisti emiliano-romagnoli che premono per il suo recupero dopo i terribili accadimenti dello scorso anno. E’ la Ciclovia del Santerno.
Si tratta di un percorso, ma sarebbe più indicato dire un “viaggio”, di 44 chilometri, alla portata di tutti, che attraversa la valle del fiume omonimo andando dai frutteti di Mordano fino alle colline del Parco Regionale della Vena del Gesso, un territorio che gli amanti della mtb conoscono molto bene essendo ogni anno sede di importanti eventi come il Rally di Romagna. La conclusione dell’itinerario è nel bellissimo borgo di Castel del Rio.
Fondi stanziati per la ricostruzione
Le terribili inondazioni del 2023 hanno inciso sul suo tracciato come d’altro canto in tutto il territorio. E’ importante quindi, nell’affrontarla da cicloturisti, prendere prima contatto con gli enti di promozione turistica del territorio per conoscere i tratti percorribili e le alternative in essere per addentrarsi nei centri abitati che la contraddistinguono.
I danni non erano stati di poco conto, ma tra le opere di ristrutturazione post-alluvione di tutta la regione, la Ciclovia è considerata primaria tanto che sono già stati stanziati 2 milioni di euro dal commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo e si è già proceduto all’assegnazione degli appalti per la sua ricostruzione totale, tanto che a fine anno sarà già pronto il piano di fattibilità.
Se ne parlava già dal 2017
La Ciclovia è relativamente recente, risalendo al decennio passato, ma è frutto del lavoro e dell’abnegazione della popolazione locale. Fa impressione rileggere, a distanza di qualche anno, quanto disse il presidente della Cooperativa Assistenza Ricreazione Sociale Raffaele Benni su Sabato Sera quando si ebbe la certezza della costruzione della Ciclovia, per un costo di 3 milioni e mezzo di euro finanziati dal “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”.
“Si tratta di un collegamento pratico tra città e periferia, che può essere percorso, anche solo per alcuni tratti, dalle famiglie che vogliono prendersi un momento di svago. Oggi con le biciclette a pedalata assistita sono tragitti alla portata di tutti. La possibilità di far vedere attraverso un percorso cicloturistico la nostra vallata e la Vena del Gesso può essere un’aggiunta importante all’offerta turistica di Imola e territori limitrofi. Inoltre la vendita di prodotti a chilometro zero, per un produttore che ha la propria attività “affacciata” sulla pista ciclabile, è occasione imperdibile, senza contare il fatto che il percorso potrebbe portare anche alla creazione di nuove attività”.
I colori della Vena del Gesso
Parole quasi profetiche considerando che erano del 2017 e che da allora la Ciclovia non solo è diventata realtà, ma si è dotata di servizi e soprattutto ha coinvolto fortemente tutto l’agglomerato sociale. D’altronde non poteva essere altrimenti considerando i panorami del territorio, che verso le sorgenti del Santerno raggiungono livelli quasi selvaggi colorati dalle prime dorsali gessose di colore grigio-argenteo.
Il percorso nel suo aspetto originario attraversa il centro storico di Imola, con la sua bellissima Rocca sforzesca e il canale dei Molini per giungere all’antico ponte degli Alidosi a Castel del Rio, risalente al 1499. E’ un tracciato che può essere affrontato in mountain bike o gravel, anche con bici a pedalata assistita. Il tracciato è misto, tra asfalto e sterrato con distanze minime tra un comune e l’altro che sono anzi occasione per continue soste, godendosi il percorso tappa dopo tappa all’insegna della tranquillità e lontano dall’incancellabile scorrere del tempo.
Pendenze forti nel finale
Il tracciato presenta una lieve pendenza lungo i tre quarti del percorso, ma parliamo in generale dell’1 per cento. L’ultima parte verso Castel del Rio ha pendenze più pronunciate, con una continua alternanza fra salite e discese e punte che superano il 20 per cento, necessitando quindi di un buon allenamento.
Come detto, il fascino di questo percorso è dato anche, anzi soprattutto, dal collegamento fra borghi che hanno molto da offrire soprattutto come colpo d’occhio. Ad esempio le Due Torri di Mordano, che fanno da ingresso al suo centro storico e hanno quasi il senso di un irresistibile invito a entrare. Lungo il cammino, si incontra Casalfiumanese, ricostruito dopo il secondo conflitto mondiale senza però discostarsi dalla sua struttura medievale, facendo magari una puntata verso Parco e Villa Malusardi, vera oasi nel verde all’insegna della tranquillità.
Un recupero improcrastinabile
Successivamente si trova Borgo Tossignano, Comune che si compone di due distinti insediamenti e base primaria per il Parco Regionale della Vena del Gesso. Qui al centro visite La Casa del Fiume si potranno acquisire tutte le informazioni relative e conoscere anche la sua storia e la sua importanza naturalistica. In particolare, salendo sul castello feudale di Tossignano, si avrà la vista panoramica sulla Riva di San Biagio, uno dei principali costoni naturali della dorsale. A Fontanelice è da non perdere la Cascata dei Due Salti, prima di proseguire verso l’approdo di Castel del Rio, dove è d’obbligo una visita al Museo della Guerra e della Linea Gotica, proseguendo poi verso il Ponte che è un po’ il termine del viaggio. Per questo il suo recupero nella sua totalità è così importante e impellente.