| 25 Aprile 2024

Mecki’s Bike&Coffee, molto più di un bar a Torbole

TORBOLE – Avete presente quei locali di alcune serie televisive americane in cui vengono ambientate tutte le scene? Ecco, nella zona dell’Alto Garda a Torbole, appena superato il ponte sul fiume Sarca verso il lungolago, c’è un bar molto caratteristico che unisce stili di vita e riunisce gente. E’ il Mecki’s Bike&Coffee, storico e famoso punto di ritrovo per tutti i pedalatori. Dagli stranieri agli italiani, dagli stradisti ai biker, dal neofita al professionista.

Di fianco alla struttura c’è la Ciclovia dei laghi (una pista ciclabile di 30 chilometri che collega Riva del Garda a Sarche con un dislivello alla portata di tutti), mentre davanti c’è giusto lo spazio per parcheggiare un paio di moto oppure tante più bici. Di sicuro, con qualsiasi mezzo arriviate, ad accogliervi ci saranno sempre i fratelli Ivan e Lucio Beltrami, che si occupano rispettivamente del negozio e del bar, assieme ai genitori Rinaldo e Mary, per tutti la vera “capa” del Mecki. In tempo zero ci si ritrova a chiacchierare con loro di qualsiasi argomento e fare amicizia come logica conseguenza. Se poi i discorsi cadono sul ciclismo, c’è spazio per tutti a patto di una simpatica ed originale condizione che, come vedremo, è diventata un must per gli avventori.

Ivan e le Olimpiadi

Chi entra nel bar finisce inevitabilmente per entrare nel negozio e viceversa. Ivan Beltrami ha corso in bici ad alti livelli senza tuttavia diventare professionista. Una volta sceso di bici ha avuto la giusta intuizione, dando una nuova identità al locale dei suoi genitori aperto più di sessanta anni fa.

«Nel 1999 – racconta con grande trasporto – ho deciso di aprire questo negozio legato al mio mondo in modo diverso dal solito. Ho voluto creare un marchio ed un’idea tutti miei. Sono sempre stato attratto dalle curiosità e dalla cose un po’ alternative. La nostra linea d’abbigliamento, sia da bici che da riposo, è diventata una filosofia. Magari può non piacere a tutti, ma alla fine riscuotiamo sempre buoni consensi e la gente acquista con piacere».

«Il ciclismo mi piace – prosegue Ivan Beltrami – e non potrebbe essere altrimenti. Ho fatto una bella trafila giovanile riuscendo a vincere anche qualche medaglia mondiale da junior. Ho corso i Giochi Olimpici di Seoul nel 1988 e di Barcellona nel 1992, nell’inseguimento individuale e a squadre. A Barcellona la finale per il 3-4° posto è stata l’ultima gara della mia carriera. E sempre in Spagna abbiamo condiviso la gioia per la vittoria dell’oro di Giovanni Lombardi nella corsa a punti. Ho ancora tanti amici di quel periodo.

«Ebbene – va avanti – a me non piace dire questo a chi viene in negozio. La mia soddisfazione maggiore è quando il cliente mi confessa di non conoscere il mio passato. Ricordo che alcuni cicloturisti tedeschi vollero fare delle foto con me perché gli piaceva il mio abbigliamento ed erano venuti apposta attraverso il passaparola, non perché avessi fatto le Olimpiadi. Questo è ciò che mi riempie d’orgoglio. E grazie a Daniel Oss, per me più di un amico, ho potuto fare conoscere la mia linea fuori dai nostri confini».

Sopra le vetrine sono visibili i cinque cerchi olimpici con le annate nelle quali Ivan Beltrami ha partecipato
Sopra le vetrine sono visibili i cinque cerchi olimpici con le annate nelle quali Ivan Beltrami ha partecipato

Lucio, principe del bar

Per un ciclista il bar è una tappa obbligata all’interno del proprio giro in bici. Si potrebbe quasi dire di diffidare da un pedalatore che non ci si ferma mai. Ecco, la sosta al Mecki’s Bar diventa un’esperienza e se si ha la fortuna di abitare nelle vicinanze diventa un luogo di culto se ti metti a chiacchierare con Lucio Beltrami.

Ama il ciclismo, lo segue e gli piace riaprire i cassetti della memoria con nomi quasi dimenticati. La sua compagna Marzia ci dice divertita che per osmosi ormai è diventata un’esperta pure lei. La madre Mary invece, ora meno presente al bar, è quella che racconta gli aneddoti.

La forcella per la birra

«Ho voluto dare uno stile al bar – spiega Lucio – con alcuni arredi presi direttamente dalle bici. Ad esempio ho uno spillatore per la birra ricavato da una forcella di Mtb. Un turista americano appassionato di robe strane quando lo vide voleva farmi un’offerta per prenderlo (dice ridendo, ndr).

«Anche per il cibo ho voluto creare una linea originale, ma con un senso. Sotto al bar abbiamo una sorta di laboratorio-cucina dove prepariamo una serie infinita di panini e toast, soprattutto per i periodi di alta stagione. Da un panificio della zona facciamo fare diversi tipi di pane e carré, anche con farine integrali, appositamente per il nostro menù. E negli anni mi è piaciuto creare salse e creme che si potessero sposare bene col tipo di panino».

In effetti c’è l’imbarazzo della scelta e guardando Lucio mentre li prepara, i suoi toast sembrano una vera opera d’arte. Il pit-stop diventa rigenerante ed il cicloturista può ripartire con l’umore migliore.

Il toast è la vera specialità della casa. Lucio Beltrami li prepara con tanta attenzione
Il toast è la vera specialità della casa. Lucio Beltrami li prepara con tanta attenzione

Gare in tivù: no spoiler

All’interno del bar però si nota subito che manca un televisore, ma c’è un motivo particolare. Noi che pensavamo che si trovassero in tanti per guardare le tappe del Giro d’Italia o del Tour de France restiamo spiazzati. Strano per uno che ha corso da giovane (e ogni tanto battuto) gente come Rebellin, Simoni, Serpellini, Gabriele Colombo o Casagrande.

«La famosa condizione che pongo – ribadisce Lucio sorridendo – è che non si parli di gare se io non sono riuscito a vederle la sera quando ritorno a casa. Ormai i clienti più affezionati entrano nel bar e mentre ordinano un caffè mi chiedono se mi sono messo in pari o meno. Durante le gare a tappe a volte mi capita di restare indietro di 2-3 giorni e non mi devono anticipare nulla. La gente lo sa e chi non lo fa, lo mando a parlarne fuori dal bar. Quando ci sono invece mio padre o mia madre, non ci sono problemi. Quando correvo avevo un discreto talento e mi difendevo un po’ ovunque, ma ero abbastanza estroso. Diciamo che ho voluto mantenere quella caratteristica adesso per le gare in tv (ride, ndr)».

La seconda casa di Oss

La nuova vita ciclistica di Daniel Oss si chiama gravel. Dopo quattordici anni da pro’, il 37enne di Pergine Valsugana ha abbandonato la strada per dedicarsi ad una specialità che sembra fatta apposta per promuovere a pieno regime i territori del suo Trentino. In questo senso, Oss è stato ambassador all’ultimo Tour of the Alps, consigliando posti da visitare legati al cicloturismo. Uno di questi è stato proprio il Mecki, praticamente una seconda casa per lui.

«Vivo nella zona dell’Alto Garda da ormai dieci anni – spiega – e a Torbole ci ho abitato fino a cinque anni fa. Un paese in cui mi trasferivo spesso da ragazzo per allenarmi con un clima più mite rispetto alla Valsugana. Col passare del tempo, il Mecki’s Bar è stato il mio punto di riferimento. Definirlo bar o negozio è riduttivo perché è gestito da una intera famiglia che in pratica mi ha adottato. Mary aveva sempre una parola giusta per me, per tutti. Quando dovevo uscire in bici con qualche amico o collega, davo sempre l’appuntamento lì. E’ stato importantissimo durante la mia crescita da corridore.

Via Matteotti 110

«Con Ivan – continua Oss – sono entrato subito in sintonia. Lui ha realizzato il suo brand essendo lungimirante venticinque anni fa. Da lui puoi trovare qualsiasi cosa per la bici, ma scordatevi che vi sistemi un raggio o che vi cambi un copertoncino. Bisogna uscire dal concetto di negozio di biciclette. Possiamo considerarla una boutique, che risponde anche alle esigenze del runner. In Italia è difficile trovare qualcosa di simile.

«Il Mecki’s Bar è qualcosa di molto più vicino al Centro-Nord Europa, infatti ha tantissimi clienti stranieri. Non è un caso che sia finito su tante testate estere del settore come locale originale e interessante. Il merito è di tutti, che continuano a valorizzare e migliorare il locale accontentando tutte le fasce generazionali».

Al Mecki’s Bar – il cui nome, come ci è stato detto dalla famiglia Beltrami, riprende un diminutivo della mitologia germanica – si possono trovare informazioni per il noleggio di bici elettriche e normali oppure per pernottare lì vicino. E comunque se passate da Torbole in Via Matteotti al civico 110, fateci una sosta, non resterete delusi.

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