| 30 Luglio 2025

Ventoux un mondo a parte: due versanti, un anello, tanta passione

Gianni Mura, uno storico giornalista del ciclismo e del Tour de France, era solito condire i suoi articoli dalla Francia con tantissimi racconti del paesaggio, della gente, delle strade attraversate dalla Grande Boucle e anche dei vini che si incontravano lungo quelle vie. E diciamo pure che ultimamente la parte relativa a Bacco era sempre più corposa! Ma in qualche modo, anche noi reduci dalla trasferta francese con i colori di bici.PRO, siamo rimasti colpiti dal fascino del Mont Ventoux. Dalle sue rampe e dalle sue falde.

Siamo in Provenza e, dalle spiagge all’entroterra, c’è un susseguirsi di città e colline il cui filo conduttore sono i vigneti e le strade che li attraversano. Vigneti che arrivano sino a lambire il Gigante di Provenza, appunto il Ventoux. Ne nascono dei rossi prelibati. Asciutti, corposi e forti. E ne nasce anche il racconto di chi è buongustaio e appassionato di bici al tempo stesso. Il racconto di chi quelle rampe le avrebbe volute affrontare in sella.

Microcosmo Ventoux

Il Mont Ventoux presenta tre versanti principali: da Bédoin, da Malaucène e da Sault. Quando si dice “il Gigante”, pensate che il periplo della sua base misura oltre 90 chilometri. Il Ventoux è un microcosmo a parte.

Vigneti con i sassi sotto e non la terra, case quasi tutte con i tetti color ocra, insomma con le tegole che siamo abituati a vedere anche in Toscana, e muri giallo pallido. Un verde rigoglioso e quella sensazione antica di vuoto tipica della Francia. Dove le case sparse e i microborghi quasi non esistono. Si va da un village all’altro. E ancora. Campagne curate e campi di lavanda… tutti quegli elementi tipici della Provenza. Quei luoghi comuni esaltati da film tipo French Kiss o Un’ottima annata. Insomma, è bello questo microcosmo del Ventoux.

In tutto questo la bici gioca, come spesso accade, un ruolo splendido. Perché ti consente di toccarli con mano quei luoghi, di viverli, di respirarli. Ma quando alzi la testa c’è questa montagna unica che ti osserva, ti segue. Quel pennone posto in cima ai suoi 1.910 metri di quota sembra l’occhio della Gioconda, che si dice segua lo sguardo di chi la osserva.

Da Bédoin

Ma saliamo in sella e andiamo a scoprirli questi versanti. Partiamo da quello più noto e recentemente scalato dal Tour de France. Si parte da Bédoin e per raggiungere la cima ci vogliono 21,5 chilometri al 7,4 per cento di pendenza media, nei quali si supera un dislivello di 1.610 metri.

La prima parte della scalata è immersa nel verde ed è anche impegnativa. Va su a strappi, ed è qui che si toccano le pendenze maggiori, con brevi tratti all’11 per cento.

Un cambio netto avviene in località Le Chalet Reynard. Siamo circa a due terzi di salita, a 1.420 metri di quota, ed un enorme spiazzo si apre davanti a noi. Anche la vegetazione, un mix di faggi e pini marittimi che tanto ricordano quelli loricati del Pollino – ma sono così solo per il vento che li pettina e intreccia costantemente – si fa più rada. A quel punto, ancora un chilometro e mezzo ed eccolo il mitico scenario lunare, quello decantato persino da Petrarca.

Sassi, sassi e ancora sassi. Una lingua d’asfalto e il pennone della cima. Sotto, la Provenza. Col fatto che il Ventoux è solo in mezzo a questa “piana”, da questa prospettiva sembra quasi che salga dolcemente. Il finale è duro. Il vento – e come poteva essere diversamente con questo nome? – è una costante. C’è solo da sperare che sia a favore, ma il Mistral, il vento regnante, spira esattamente in senso opposto alla direzione di marcia. Ogni pedalata però è uno spettacolo. Probabilmente incontrerete altri ciclisti. E’ una meta mondiale, come ha detto anche il vincitore della tappa Valentin Paret-Peintre, francese e quantomai orgoglioso di aver primeggiato quassù.

La fine arriva con l’unico vero tornante di tutta la scalata. Una curva secca verso destra. Cento metri e siamo in cima.
Una curiosità: la pietra miliare è incastonata sul muretto a bordo strada.

Da Malaucène

Secondo molti quello di Malaucene è il versante più duro, ma i numeri sono quasi “copia e incolla” con quello di Bédoin: 21,2 chilometri, pendenza media del 7,5 per cento e dislivello di 1.570 metri. Di certo, chi sale da Malaucène deve mettersi in testa che soffrirà… ma si potrà anche rilassare.

Questa scalata è più irregolare, ma presenta almeno due o tre lunghi tratti di falsopiano, se non di pianura vera e propria. Ma se questo fa bene alle gambe, vuol dire che il resto della salita sale, e anche bene… Scordatevi i 5-6 per cento della salita da Bédoin: qui, quando si va su, lo si fa sempre dall’8 per cento in su.

Anche qui a segnare un punto di svolta è uno chalet, un rifugio. Il Liotard: tra l’altro, se volete una buona birra o dei panini, qui troverete tutto quel che cercate. Da qui alla vetta mancano esattamente 6 chilometri. Forse i più belli in assoluto.
Tornante e rampa. Tornante e spianata. Poi, ad un tratto, si aggira quasi la montagna. La vetta, che da qui non si vede mai (contrariamente a prima), all’improvviso si offre in tutta la sua magnificenza.

Per certi aspetti ricorda la classica “foto” dello Stelvio, con tutti i suoi tornanti e la strada che si arrampica. Si vede la strada che sale e, man mano che si procede, di nuovo la vegetazione tende a sparire, ma meno rispetto all’altro versante. Qui il Mistral spira un filo meno forte e ha consentito alla vegetazione di radicarsi di più. Il finale è una lunga attesa. Si sfiora il tornante che portava al termine del versante precedente, come le anse di un fiume, e si aggira la cima con un lunghissimo curvone verso destra. Il bello è che ci si gode il panorama anche dell’altro versante, cosa impossibile da Bédoin.

Le varianti

Nella porzione sud-occidentale, quella di Bédoin, ci si può arrampicare anche da Sault. E forse questa variante è roba da veri intenditori del Ventoux. C’è tanto bosco e la strada è davvero selvaggia ma dolce. Si parte da una quota maggiore e il dislivello diminuisce. La strada si ricongiunge al versante di Bédoin proprio a Chalet Reynard.

Ma secondo noi, la vera chicca per “chiudere il cerchio” del Ventoux, per vivere davvero questo microcosmo, è percorrere il suo anello: fare il periplo della sua base. Bédoin, Sault, Saint-Léger-du-Ventoux, Veaux, Malaucène e di nuovo Bédoin: quasi 90 chilometri e 1.450 metri di dislivello di pura Provenza (qui la traccia).

E’ con queste strade e stradine che si comprende appieno l’anima del Ventoux. E’ nelle piazze dei paesini che si incontrano che si respira il mito. I gadget, i souvenir, le proposte enogastronomiche, gli odori. O, al contrario, il nulla. Specie nel tratto da Saint-Léger-du-Ventoux a Malaucène. Campagne e una strada che è tutta un su e giù, curve e controcurve. In pratica un parco giochi!

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