Il sonno è spesso considerato una variabile sacrificabile della vita quotidiana, soprattutto nelle persone attive, sportive o con giornate dense di impegni. Allenamenti, lavoro, famiglia e stress portano facilmente a ridurre le ore di riposo con l’idea che “bastino” quattro o cinque ore, soprattutto se al risveglio ci si sente apparentemente lucidi. In realtà il sonno non è solo una pausa mentale, ma un processo biologico complesso e indispensabile. Quando si dorme, avvengono regolazioni metaboliche, ormonali e di recupero che non possono essere sostituite né abbreviate senza conseguenze.
Dormendo si cresce
Durante la notte il nostro organismo entra in una fase di profonda riorganizzazione. Il metabolismo cambia assetto: diminuisce l’attività del sistema nervoso simpatico, cala la frequenza cardiaca e si abbassa la pressione, mentre aumentano i processi di riparazione e rigenerazione. In particolare, nelle prime ore di sonno profondo viene secreto l’ormone della crescita, fondamentale non solo per i bambini e gli adolescenti, ma anche per l’adulto.
Questo ormone stimola la sintesi proteica, favorisce la riparazione dei tessuti muscolari, il recupero dopo l’attività fisica e il mantenimento della massa magra. Dormire poco o male significa interferire direttamente con questi complessi meccanismi, rallentando il recupero e aumentando il rischio di infortuni e sovraccarichi.


Senza sonno si ingrassa?
Il sonno è anche un potente regolatore ormonale. Una sua carenza cronica altera l’equilibrio tra leptina e grelina, gli ormoni che regolano fame e sazietà. Questo favorisce un aumento dell’appetito e una maggiore attrazione per cibi zuccherini e ricchi di grassi. Parallelamente peggiora la sensibilità insulinica, con un impatto negativo sul controllo della glicemia e sul metabolismo energetico. Per uno sportivo questo può tradursi in maggiore fatica, recupero incompleto e difficoltà nel mantenere una composizione corporea ottimale, anche a parità di allenamento e alimentazione.
Spesso si sente dire che “si recupera nel weekend”, ma il debito di sonno accumulato durante la settimana non si annulla semplicemente dormendo di più il sabato e la domenica. Il nostro orologio biologico segue ritmi circadiani ben precisi e le continue oscillazioni tra restrizione e compensazione creano uno stress aggiuntivo per l’organismo. Dormire molto nel fine settimana può dare una sensazione momentanea di sollievo, ma non ripristina completamente le funzioni cognitive, ormonali e metaboliche alterate dalla privazione cronica di sonno.


Quante ore dormire
Il fabbisogno di riposo varia in base all’età, ma nell’adulto si colloca mediamente tra le sette e le nove ore per notte, mentre per i ragazzi adolescenti tra le otto e le dieci. Scendere abitualmente sotto questa soglia espone, nel lungo periodo, a un aumento del rischio di infiammazione cronica, disturbi dell’umore, calo delle performance fisiche e mentali e maggiore suscettibilità allo stress. Anche dormire troppo, soprattutto se associato a una sensazione persistente di stanchezza, può essere un segnale da non sottovalutare e indicare una qualità del sonno scadente o uno stato di affaticamento generale.
Capita infatti di dormire un numero di ore apparentemente adeguato e svegliarsi comunque stanchi. In questi casi il problema non è tanto la durata, quanto la qualità del riposo notturno. Stress elevato, allenamenti serali molto intensi, pasti abbondanti o sbilanciati, consumo di alcol o caffè nelle ore pomeridiane e serali possono frammentare il sonno e ridurre il tempo trascorso nelle fasi più profonde e ristoratrici. Anche l’esposizione prolungata a schermi luminosi la sera interferisce con la produzione di melatonina, rendendo più difficile addormentarsi e ottenere un riposo realmente efficace.


Vivere bene per dormire meglio
Migliorare il sonno significa quindi agire sull’intera giornata. Ridurre lo stress, organizzare meglio i tempi di lavoro e recupero, e praticare attività fisica regolare sono strategie fondamentali. L’esercizio fisico, se ben dosato e non concentrato troppo a ridosso dell’orario di addormentamento, favorisce un sonno più profondo e continuo, oltre a contrastare la sedentarietà.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave. Una dieta equilibrata, con un apporto adeguato di carboidrati complessi, proteine di qualità e grassi buoni, sostiene la produzione degli ormoni coinvolti nel sonno. Alcuni alimenti, come legumi, latticini, avena e frutta secca, possono favorire il rilascio di melatonina e di serotonina, soprattutto nelle giornate più stressanti, mentre pasti serali troppo abbondanti o ricchi di grassi rallentano la digestione e disturbano il riposo.


E’ importante prestare attenzione non solo agli alimenti ma anche alle bevande. Caffeina, teina e prodotti a base di ginseng possono avere effetti stimolanti prolungati, anche se assunti nel primo pomeriggio. L’alcol, sebbene possa inizialmente favorire l’addormentamento, peggiora la qualità del sonno e aumenta i risvegli notturni. Inserire piccoli rituali serali, come esercizi di respirazione lenta o momenti di rilassamento, aiuta il sistema nervoso a passare gradualmente dalla modalità “attiva” a quella di recupero.
Dormire bene non è un lusso, ma una componente essenziale della salute e della performance. Per chi pratica sport, così come per chi vuole semplicemente sentirsi più energico e lucido nella vita quotidiana, il sonno rappresenta uno dei pilastri su cui costruire benessere, equilibrio e risultati duraturi.







