| 13 Luglio 2024

Bike Hospitality, dalle Marche verso tutto il Paese

Se Taranto sta facendo da apripista per tanti comuni pugliesi, invogliati dalle proposte di Bike Hospitality, la primogenitura del progetto spetta alle Marche. Da lì ha preso il via qualcosa che vuole cambiare e dare nuovo impulso al cicloturismo in tutto il territorio nazionale. A imprimere velocità al progetto è stato Carlo Pasqualini, presidente del Comitato Provinciale Fci di Macerata. Pasqualini ha investito grandi sforzi sull’affermazione di un’idea che non può rimanere patrimonio di una o due regioni.

Carlo Pasqualini (a sinistra), promotore dell’iniziativa che si sta espandendo a macchia d’olio
Carlo Pasqualini, promotore dell’iniziativa che si sta espandendo a macchia d’olio

«Il progetto è nato nelle Marche due anni fa quando mettemmo in atto 5 corsi finanziati dalla Regione per qualificare gli iscritti come guide cicloturistiche certificate. La Fci ha fornito i docenti e alla fine ci sono stati 70 promossi. A quel punto abbiamo pensato però a come poter dare un seguito, a come permettere a questi ragazzi di sfruttare la nuova qualifica ottenuta. Ci siamo accorti che potevamo creare un modello virtuoso, rivolgendoci agli enti locali ma anche alle strutture logistiche».

Il progetto come si è allargato?

Dovevamo rivolgerci ai comuni per favorire un movimento favorevole alla mobilità ciclistica e ci tengo a sottolineare queste due parole. Questo significava designare percorsi adatti ai cicloturisti, diffondere un messaggio presso le giovani generazioni teso all’uso della bici, anche scevro da qualsiasi significato agonistico, coinvolgendo associazioni, bike hotel, tutto l’indotto economico locale. L’idea ha preso piede, ha trovato entusiasmo e il progetto è stato presentato al Consiglio Nazionale della Fci che lo ha subito approvato.

Il logo del sito di Bike Hospitality, dove trovare tutte le iniziative legate al progetto
Il logo del sito di Bike Hospitality, dove trovare tutte le iniziative legate al progetto
E’ un concetto che sembra lontano da quello che ha sempre portato avanti la federazione…

C’è un mondo al di fuori dello sport agonistico, perché un ente come la Fci non dovrebbe interessarsene? Io prima sottolineavo il concetto di mobilità ciclistica perché è a questa che dobbiamo guardare. A chi fa turismo in bicicletta ma la usa anche solo per spostarsi, per muoversi attraverso lo spazio. Il progetto ha superato il suo secondo anno di vita e si evolve. Quello che si vede ora in Puglia è solo una tappa di un’espansione che dovrà toccare tutte le regioni italiane. Chiaramente con i tempi che, quando sono coinvolti enti pubblici, sono un po’ lenti. Ma ce la faremo…

Marche e Puglia a parte, avete riscontrato interesse anche in altre regioni?

Io posso dire che tutte e 18 hanno accolto l’idea, ognuna con i suoi tempi. Lombardia, Calabria, Campania, Emilia, Romagna, Toscana, Umbria, Basilicata andando un po’ a caso sono le regioni che vantano uno stato già avanzato di attuazione, per raggiungere i livelli di Marche e Puglia, ma anche le altre si stanno muovendo. Diciamo che stiamo raccogliendo i primi frutti della semina, sviluppando attività per uso non agonistico che coinvolgono tante attività rivolte al turismo in bici e alla mobilità sostenibile. Vogliamo coinvolgere Comuni, scuole, comunità. Abbiamo già dalla nostra parte Agriturist pienamente in sintonia, Trenitalia allo stesso modo, l’Università di Camerino che sta sviluppando tutta l’immagine dell’iniziativa a cominciare dal sito.

Ultimo Comune in ordine di tempo ad aver firmato la convenzione è quello di Senigallia
Ultimo Comune in ordine di tempo ad aver firmato la convenzione è quello di Senigallia
Si potrebbe obiettate che in questo modo la Fci va a invadere un territorio di attività che fino a oggi vedeva protagonisti soprattutto gli enti di promozione sportiva…

Non è propriamente così. L’attività non competitiva svolta in molti enti vede comunque l’organizzazione di Granfondo che hanno classifiche, anche solo per partecipazione. Il nostro discorso è completamente diverso, è teso all’utilizzo puro della bicicletta per spostarsi. A farne un mezzo di trasporto dedicato al turismo sì, ma non solo. Il settore della promozione del territorio è un campo vastissimo e nel quale dobbiamo essere presenti. E’ un’opportunità anche per le società per allargare il proprio campo d’azione.

Il progetto può dare un impulso anche alle strutture esistenti, ad esempio gli hotel per acquisire la qualifica dedicata alle bici?

E’ uno degli obiettivi. Vogliamo dare un input alle strutture ricettive e non è un caso che un ente importante ed ampio come Confagricoltura attraverso Agriturist si sia interessato fattivamente all’iniziativa. Biciclette e agriturismo sono due concetti che vanno perfettamente d’accordo, hanno solo bisogno di essere messi insieme. Una delle iniziative che la Fci può portare avanti è proprio quella dei corsi per offrire a tanti ragazzi l’opportunità di lavorare come guide. Ma in questo senso aspettiamo anche un passaggio importante.

Punto focale di Bike Hospitality è creare nuove guide cicloturistiche dando loro modo di lavorare
Punto focale di Bike Hospitality è creare nuove guide cicloturistiche dando loro modo di lavorare
Quale?

Stiamo lavorando perché intanto le regioni incentivino l’organizzazione di questi corsi, poi perché essi vengano ufficialmente riconosciuti come attività formativa e quindi siano uniformati ad altre categorie, ricevano il codice Ateco. Come detto è un processo lungo, ma andiamo avanti con grande fiducia e vedere il successo che si è avuto a Taranto, in una realtà che era lontana dalla primogenitura dell’idea fa capire che c’è tanto che si può fare.

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