| 3 Febbraio 2025

EDITORIALE / La bicicletta è cultura e va difesa

Ad aspettare o aspettarsi che il Governo nazionale decida per una svolta a favore dell’uso della bicicletta diventeremmo vecchi, frustrati e assai più spesso arrabbiati di fronte a notizie di morti e soprusi. Il 24 gennaio, sulla strada trentina che collega Mezzolombardo e Mezzocorona, una ragazza di 19 anni che stava pedalando è stata travolta e uccisa da un automobilista che aveva troppa fretta per preoccuparsi della sua vita. Si chiamava Sara Piffer, uccisa come gli altri 212 del 2023, i 204 del 2024 e già gli 8 del 2025.

La politica che se ne infischia

Le vicende politiche dipingono da anni la distanza incolmabile fra i Palazzi romani e le esigenze dei cittadini. Evidentemente là dentro qualcuno ha dimenticato che l’Italia siamo noi e siamo noi con le nostre tasse a pagare i loro stipendi. E mentre l’incapacità di indignarci resta uno dei tratti principali che ci caratterizzano – grazie all’indignazione si potrebbe scendere in piazza e mandarli tutti a casa – fa piacere rendersi conto che i Comuni hanno iniziato a sbrigarsela da soli. Forse perché i sindaci rischiano di incontrare per strada coloro che li hanno eletti e di dover rispondere alle loro domande?

In questo primo anno di vita di bici.STYLE abbiamo toccato con mano il fiorire di iniziative legate alla mobilità dolce, alla logistica sostenibile, all’introduzione di limitazioni al traffico veicolare, alla creazione di rotte ciclabili al servizio dei cittadini. Abbiamo parlato di grandi aziende che hanno aggiunto al portfolio dei benefit la possibilità di usare una bicicletta e averne vantaggio. Abbiamo mostrato un ribollire di realtà cui manca soltanto l’essere messe a sistema per costituire un’alternativa credibile all’uso dell’auto.

La morte di Sara Piffer ha scosso gli animi, ma il dolore non basta (TGR Trento)
La morte di Sara Piffer ha scosso gli animi, ma il dolore non basta (TGR Trento)

Un filo tra Bologna e Firenze

Una delle iniziative private che già dal suo nascere ci parve interessante è Pin Bike, nata dall’intuizione di uno studente pugliese, che si convertì all’uso della bicicletta durante gli anni dell’Università a Roma: la città potenzialmente più pericolosa per chi si sposta in bici e che invece proprio grazie ad essa potrebbe risollevarsi dalla barbarie del traffico.

Oggi Pin Bike, che si basa su un sistema brevettato composto da un’app di tracciamento ma anche un dispositivo hardware da agganciare alla bici che registra in parallelo gli spostamenti, è al centro di due interessanti iniziative a Firenze e a Bologna.

A Bologna, città 30, tramite Bella Mossa, è attivo il progetto di raccolta dei punti per chilometro pedalato
A Bologna, città 30, tramite Bella Mossa, è attivo il progetto di raccolta dei punti per chilometro pedalato

Chilometri a pagamento

Nel primo caso, l’iniziativa viene dall’Università degli Studi, che ha aderito al progetto “Pedala, Firenze ti premia (in apertura la rettrice Alessandra Petrucci e l’assessore Andrea Giorgio). Si chiama UNIFI Pedala. Chi abbandonerà un mezzo a motore per passare alla bici riceverà 20 centesimi di euro per chilometro nel percorso di andata o ritorno dall’Università (e 5 centesimi per ogni chilometro su percorsi generici, svolti all’interno del Comune di Firenze). Chi già utilizzava la bici otterrà invece 15 centesimi a chilometro per il tragitto verso e da Unifi (e 5 centesimi di euro per i percorsi generici). In ogni caso l’importo massimo rimborsabile sarà di 30 euro al mese.

Nel secondo caso, quello di Bologna e ugualmente ricorrendo al kit Pin Bike, si riconoscono ai cittadini che useranno la bicicletta dei punti che potranno riscattare in svariati locali ed esercizi commerciali. Se tutto ciò servirà per dare un’abitudine e far capire che è possibile lasciare l’auto in garage, allora anche i Comuni avranno incentivi e indicazioni sulla necessità di potenziare la rete delle piste ciclabili e lungo quali direttrici. L’iniziativa, che porta il nome di Bella Mossa, fa registrare 20 mila iscritti nell’app, con 750 mila spostamenti certificati e quasi 4 milioni di chilometri.

Laddove non arriva la politica nazionale, i Comuni si rimbocchino le maniche (camera.it)
Laddove non arriva la politica nazionale, i Comuni si rimbocchino le maniche (camera.it)

La necessità di farsi sentire

Dietro questo divulgare il bello della bicicletta c’è il senso stesso di bici.STYLE nato quando ci siamo resi conto che fra i 15 milioni di ciclisti d’Italia, c’è anche chi non vuol saperne dell’agonismo, ma trae piacere da uno stile di vita sportivo, sano, colto e possibilmente sicuro.

Non immaginavamo che alla base si sarebbe scatenata una lotta così feroce in cui il ciclista sarebbe diventato e sta ancora diventando il destinatario di un odio così cieco. Che sia la volontà di chi produce auto di non soccombere o il bullismo di chi pensa di perdere il controllo della strada, va dato un segnale. La bicicletta è cultura, al pari dei libri stampati e ormai emarginati dall’abuso degli smartphone. In fondo si tratta di dinamiche sovrapponibili, che vedono al centro la sopravvivenza della nostra civiltà. Alzi la mano chi è disposto a scendere in piazza per rivendicarla.

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