Non sono giorni facili, per il mondo della bici. Tra proposte di ritocco del Codice della Strada in discussione in Parlamento che vanno a discapito della circolazione su due ruote e becere (scusateci il termine forte) battute da parte di personaggi sempre in evidenza sui teleschermi che irridono anche la memoria di chi in bici ci ha rimesso la vita, chi ama i valori del ciclismo deve serrare le fila. E’ quanto hanno deciso di fare Fiab Marche, Fondazione Michele Scarponi, Uisp, Fci e altri soggetti che si ritroveranno il prossimo 13 ottobre a Senigallia per ricordare chi non c’è più.
La scelta della data non è casuale: l’iniziativa vuole infatti ricordare i due mesi dall’ultimo incidente sulle strade locali, nel quale Marco Torcianti e Sara Ragni, appassionati granfondisti del Team Cingolani hanno perso la vita perché investiti da un neopatentato diciannovenne, ora accusato di duplice omicidio stradale. Un’iniziativa che è uno spunto per capire in che mondo viviamo, come spiega il referente della Fiab Marche Fabio Vallarola.
«In occasione della manifestazione del 13 ottobre, presenteremo un documento a firma di tutti i sindaci marchigiani da presentare al Presidente della Regione Francesco Acquaroli per proporre una serie di iniziative a tutela della sicurezza dei ciclisti. Proposte concrete, che vanno a tutelare chi ha scelto un mezzo alternativo per muoversi, che sia per bisogni quotidiani, sport, turismo, in una zona fortemente frequentata dai ciclisti ma che propone anche diverse criticità a cominciare dalla Ciclovia Adriatica».
Eppure le Marche hanno una situazione ciclabile molto positiva, stando alle attribuzioni di bandiere gialle proprio da parte della Fiab…
E’ un aspetto diverso e per questo coinvolgiamo le massime autorità comunali. Nelle città il lavoro a favore della circolazione su due ruote va avanti per iniziativa di vari enti locali, ma è il percorso extraurbano che va affrontato di petto. La Ciclovia Adriatica è una delle 10 ciclovie italiane più importanti, ma la sua struttura è palesemente indietro rispetto a quella ad esempio delle arterie del Nord e questo comporta rischi. Gli incidenti sul suo percorso sono in aumento perché mancano infrastrutture a tutela dei ciclisti, una per tutte il cordolo di separazione fra la circolazione su due e su quattro ruote. E non si parla di introduzioni in tempi brevi.
Tra l’altro il cordolo sta diventando un elemento di demarcazione fra piste ciclabili ammesse e non, secondo la revisione del Codice Stradale…
Noi stiamo palesemente andando contro le norme europee ma anche la vecchia stesura del Codice, quella di decenni fa che era già sufficientemente garantista per i ciclisti, invece si sta cercando di cambiarla. La modifica proposta dal Ministro Salvini tende a cancellare tutte quelle strisce che indicano lo spazio riservato ai ciclisti e quello alle auto. Sappiamo anche noi che quella parte di carreggiata, non essendo separata, è aperta anche alle auto, non garantisce sicurezza completa, ma è comunque qualcosa. Invece di andare verso una separazione più normale e giusta, si va semplicemente a scapito dei ciclisti.
Che cosa proporrete il 13 ottobre?
Noi presenteremo un documento dove ribadiremo l’ovvio. Riguardando il vecchio Codice della Strada si parlava ad esempio di “banchina”. E’ quella parte di carreggiata a ridosso del marciapiede, fra riga e bordo asfalto, riservata a veicoli lenti e trainati da animali (proprio perché la sua redazione risale al 1930). La banchina è sempre stata consentita. Noi vogliamo proporre che questo spazio resti, venga anzi allargato, quando invece nel codice revisionato si propone che le corsie per la circolazione stradale vengano portate da 2,80 a 4 metri. Noi stiamo da tempo lottando su questo tema con Anas, Province, Comuni per ricordare che la strada è di tutti, in primis di chi è più fragile.
Come sarà articolata la giornata del 13 ottobre?
Inizialmente faremo un cicloraduno partendo da Piazza della Libertà a Senigallia alle ore 11, preceduto dai discorsi delle autorità. Faremo una pedalata verso Sud arrivando nella zona di Marzocca, dove è avvenuto il tragico incidente. Ivi posizioneremo una “ghost bike” per ricordare la loro figura di grandi appassionati delle due ruote. Un monito a ricordo del costo in vite umane della mancata sicurezza in bici.
Perché avete scelto questa occasione, queste figure?
La scomparsa di Marco e Sara, che erano marito e moglie ed erano molto conosciuti nel territorio, ha fatto molto scalpore. Ma non sono certamente le sole vittime ciclistiche di questa strada, nel corso degli ultimi anni ci sono stati almeno una decina di morti e molti, molti più feriti. Questo perché si continua a ritenere la Statale 16 una strada solo per automobilisti, senza rendersi conto che ciò penalizza anche il turismo della nostra regione e quindi le sue tasche…