Lui si definisce un “malato di biciclette” ma la sua vita non è stata tutta pedali e fiori: Carlo Miorin oggi ha un’officina tutta sua a San Donà di Piave, ma in una esistenza precedente è stato commerciale estero per quasi vent’anni. La svolta? Guardarsi allo specchio e cercare una nuova motivazione. Oggi le biciclette si trasformano nelle sue mani come una magia, in un mix di estetica e tecnologia che lascia a bocca aperta.
Lasciare tutto per la bicicletta
«Per quasi un ventennio mi sono occupato di impianti industriali, poi occhiali, abbigliamento e moda” racconta. Finché un giorno è cambiato tutto. Ero in aereo e mi sono reso conto di non riconoscermi più, peso forma ed esistenza non coincidevano con quello che volevo veramente da me stesso. Allora sono tornato a casa e mi sono licenziato. Ero innamorato della bicicletta – pur non capendoci niente – volevo seguire quella strada che sentivo dettata dall’istinto».
Da autentico autodidatta, Carlo non sapeva nulla di telai, montaggio o componenti tecnici. La sua prima bici la acquista da un catalogo e non riesce più a fermarsi: ne compra undici. Ma, pur da neo collezionista imperterrito, non sa rispondere ai più semplici quesiti di meccanica.
«Non sapevo neanche che le bici avessero una taglia – sorride – ed ero incapace di cambiare una camera d’aria. Allora ho iniziato partecipando a dei corsi e, via via, ho approfondito sempre di più. Leggendo, studiando, facendo tutto il possibile per conoscere questo incredibile mondo di dettagli e tecnologia. Ho iniziato così a vendere componenti per biciclette, ma non di tipo qualunque. Piuttosto quelli di nicchia ma che mi rendevano un vero e proprio fanatico del ciclismo».
Componenti in perfetta armonia
L’approfondimento sulle riviste e sui forum ha liberato la sua attitudine. Carlo Miorin ama le biciclette in modo sfrenato come oggetto del desiderio. In ogni suo componente ci vede un mondo caleidoscopico che, in ogni momento può assemblare e scomporre come un’opera d’arte in movimento. Questo quadro futurista fatto di creatività, passione e cura maniacale doveva per forza sfociare in qualcosa di unico come solo le biciclette customizzate possono essere. Un pezzo raro e irripetibile, da custodire come un valore, piuttosto che un mero mezzo di spostamento.
Le prime bici custom
«Ho abitato a Treviso – racconta – ma quando mi sono trasferito in Austria ho cominciato a realizzare bici custom. Già lo facevo per me stesso: prendevo telai e componenti e li plasmavo su una specifica esigenza. Fatalità, ho incontrato persone che volevano quello che facevo, con l’impiego di accessori di nicchia: freni, ruote, mozzi. La prima Open in Italia l’ho portata io».
Carlo racconta che i suoi clienti arrivano a lui per una specie di processo di osmosi. Se vede qualcuno con una bici molto bella, si sente automaticamente portato ad attaccare bottone e a chiacchierare del più e del meno. Su per giù accade la stessa cosa con quelle meno appetibili dal punto di vista tecnico-estetico.
«I mezzi che mi portano in officina – aggiunge – subiscono un autentico restyling. Prendo le immagini, mostro al cliente come viene la bici e punto molto sulla qualità dei componenti oltre che al match di colori. Un insieme di dettagli che raccontano la bicicletta in modo unico, su misura con l’attitudine del proprietario o di quello che è destinata ad intraprendere».
Ogni bici ha la sua storia
Carlo fa miracoli sulle biciclette da quasi diciassette anni e i racconti di coloro che hanno lasciato il proprio telaio tra le sue mani sono moltissimi. Lui ce ne racconta due in particolare.
«Una volta una coppia di Udine – sorride – si è presentata con un meraviglioso telaio in titanio della Rewel montato come una city bike da supermercato. In un mese gliel’ho completamente rimessa in sesto. Abbiamo fatto prima un ragionamento, ipotesi dei componenti, un disegno e poi un preventivo. Poi, una volta dato l’okay a procedere, ho ordinato una forcella in carbonio da gravel, le ruote in Austria da Pancho/Florian, un fornitore incredibile e grande wheelbuilder, ed è uscita una bicicletta fenomenale. Tra l’altro anche a sua moglie abbiamo fatto una bella sorpresa. Aveva una mountain bike Klein e basti pensare quanto sia ricercato il loro telaio da strada Quantum. Era montata in modo terribile. Allora abbiamo messo un bel nastro Brooks e montato un V-Brake con regolazione 5 mm perché potesse frenare».
Particolarmente legata al mondo dei viaggi è invece la storia di due ragazzi che volevano una bicicletta per affrontare la Carretera Austral, ovvero una lunghissima via di 4700 km che porta dal Centro America alla Terra del Fuoco.
«Ho previsto una dinamo e usb per ricaricare computer, gps e macchine fotografiche poi abbiamo aggiunto i portapacchi», spiega. «I due sono partiti con l’aereo il 31 gennaio 2022 con destinazione la Terra del Fuoco e ci hanno impiegato quattro mesi per arrivare fino al Nord del Cile».
Zwei Bici, la nuova officina
Dopo sei anni ad Arco di Trento, ora Carlo Miorin ha aperto la sua personalissima officina a San Donà di Piave e l’ha chiamata Zwei Bici. Un piccolo angolo dove la boiserie di pino scuro e le pareti color antracite ti proiettano in un mondo di sogno. Qui le magie delle favole prendono vita e i telai trovano la loro naturale dimensione tra le mani di questo mastro assemblatore, che ha fatto dell’arte meccanica tutta la sua vita.
«Il mio Nick name è Zweiradman – sorride, spiegando il nome dell’officina – mezzo tedesco e mezzo inglese: parlo 4 lingue oltre all’italiano. Sta per “uomo a due ruote” ed è dovuto alla mia passione per bici e moto. Però è complicato per gli amici che mi chiamano tutti Zwei.
«San Donà è in pianura – dice – e la mobilità sostenibile si sta evolvendo molto, ci sono le ciclabili ma anche molte opportunità per il cicloturismo orientato ai viaggi brevi. Il movimento c’è, anche perché non esistono molti punti di riferimento di questo tipo sul territorio. Io sono orgoglioso di collaborare anche con tre negozi che mi forniscono alcune bici da tenere in vetrina, per lasciare spazio anche a coloro che sono alla ricerca dei brand più quotati e non sanno a chi affidarsi fisicamente. Spesso quando parliamo di questi prodotti di alta qualità, c’è bisogno anche di persone con le quali confrontarsi, un sito internet a volte non basta».
I viaggi in Alaska e i cuochi stellati
Il futuro delle bici custom di Carlo Miorin è un mix di ricercatezza e avventura. Avventurieri da una parte e avvocati dall’altra, tutti vogliono pedalare in sella ad un prodotto che abbia carattere e bellezza. Non solo, l’idea di avere qualcosa di assolutamente unico è un plus sempre più ricercato da chi vuole il massimo da un’esperienza in bicicletta, semplice o sofisticata che sia.
«Attualmente sto aspettando delle ruote per modificare un telaio Surly – conclude Miorin – un marchio che fa parte di una nicchia hardcore e produce solo bici in acciaio. Sono stati i primi a realizzare i mezzi per affrontare le gare in Alaska e producono un acciaio particolare per le bici da viaggio. Poi tra avvocati e cuochi stellati, ho clienti molto diversi tra loro e io mi sento privilegiato perché posso creare qualcosa di speciale attraverso la mia passione e condividerla con gli altri, in ogni angolo del mondo».