Tanta pazienza, verrebbe da scrivere. Quando si parla di off-road, che sia con la bici gravel, ciclocross o mtb, purtroppo/per fortuna bisogna pensare a cosa può succedere quando si entra nel fango ed in qualche modo si è obbligati a scendere di sella.
Servono scarpe particolari, oppure degli accorgimenti adeguati per restare efficienti e limitare le fasi di scivolamento? Esistono malizie che possono salvaguardare noi in primis, i pedali e le stesse calzature? Entriamo nell’argomento anche grazie al super esperto Luca Bortoluzzo, meccanico della nazionale di ciclocross e gravel.
Lo spray siliconico funziona bene
«Dal fango non si scappa – spiega Bortoluzzo – puoi trovare delle buone vie di mezzo che permettono di tamponare e salvare un po’ la situazione. Sarebbe buona norma usare dello spray a base siliconica sul telaio e sui passaggi più stretti della bici, magari sulle pedivelle e perché no, sui pedali. Uno spray del genere offre dei vantaggi in quanto fa scivolare via il fango, malizia molto utile in ambito ciclocross e nel gravel. Per quanto concerne le scarpe non c’è molto da fare e lo stile di guida, anche quando si scende dalla bici fa la differenza.
«Le scarpe con tacchetti pronunciati, ravvicinati tra loro e con i rotori molto esposti, sono quelle più soggette ad accumulare detriti e a rompersi, o comunque a danneggiarsi, vedi ad esempio il nostro Agostinacchio al mondiale (foto di apertura, ndr). Mattia però è stato talmente forte che ha scalciato via anche la sfortuna. Pensando al ciclocross, si può pensare ad una nastratura con il nastro americano, non bella da vedere, ma ripara le zone esposte, soluzione impossibile da mettere in pratica nel gravel dove si corre ben oltre l’ora di gara».
Il fango è tanto divertente, quanto massacrante
Come argomentato da Luca Bortoluzzo non esiste una soluzione definitiva per domare il fango quando è necessario camminarci e correrci dentro. Per restare efficaci ed evitare anche di farsi male, bisogna adottare un insieme di compromessi. Servono della potenza e una certa predisposizione alla corsa a piedi in condizioni critiche, ma anche un approccio diretto dove anche la forza morale (e la testa) gioca un ruolo non secondario. Entrare nel fango, scendere dalla bici, avere le scarpe che si incollano al terreno può anche essere un divertimento (lo è meno quando si ricarica la bici in macchina e nel momento in cui si butta l’abbigliamento in lavatrice) dove anche i grandi tornano bambini.
Le condizioni di fango diventano critiche quando si utilizzano scarpe con suole piatte (senza tassellatura, quelle con una pronunciata predisposizione al gravel), con tacchettature poco spaziate tra loro, perché accumulano parecchi detriti. Le calzature ed i pedali entrano in crisi e le tacchette fanno fatica ad agganciare, quando si usa troppo lubrificante sulle molle degli sganci rapidi, oppure lubrificanti con una densità elevata. Questi, come ad esempio i lubrificanti a goccia per la catena, attirano e trattengono i detriti, sassolini e sabbia, ma anche l’erba. I più esperti usano degli spray sgrassanti con un potere lubrificante medio, che permette di essere efficienti per un lasso di tempo breve/medio, aiutando a scaricare il fango. Un compromesso per l’appunto.
Tacchetti sì o no?
Le correnti di pensiero sono sostanzialmente due. C’è chi utilizza sempre i tacchetti (o ramponi in metallo) sulla parte anteriore della scarpa, nelle condizioni di fango senza erba, quando c’è salita e quando lo stile podistico porta a spingere molto con l’avampiede. In questi casi si tende anche ad accumulare poco fango sotto la suola e l’impatto visivo (quello percepito esternamente) è simile ad un galleggiamento. Questi tacchetti si usano molto quando il fango è pesante e si tende a scendere dalla bici più volte.
E poi c’è chi non li usa in nessuna condizione e a prescindere dalla disciplina, per scelte personali/soggettive, per via di una corsa “ciabattata”, ovvero che tende ad appoggiare completamente il piede. Sono i ciclisti che una volta scesi dalla bici risultano più lenti e macchinosi, sicuramente potenti che però sbattono a terra la pianta dei piedi. I tacchetti anteriori potrebbero risultare controproducenti dopo qualche ora di bici in condizioni critiche, perché (inevitabilmente) trattengono lo sporco.
Quando si approccia l’off-road per le prime volte
Se la voglia di infangarsi è indomabile, oppure si vuole entrare nel fango per migliorare qualche abilità di guida, il consiglio è quello di non usare i ramponi per le prime volte, o comunque farlo per gradi. E’ fondamentale capire quali sono le proprie capacità e come si gestisce il mezzo meccanico in una situazione ambientale dove la bici diventa una biscia, soprattutto sull’anteriore. Inoltre, su fondi rocciosi, o con pavimentazione di ardesia i ramponi in metallo fanno diventare ancor più scivolosa la calzatura.
Guidare nel fango, su terreni viscidi e dove l’instabilità può fare la differenza è cosa ben diversa dal gestire la bici sull’asciutto. Cambia tutto. Il feeling, le scarpe che sembrano scalzare e rimanere nel fango, le stesse calzature che ad un certo punto iniziano a pesare una tonnellata. I pedali che non agganciano più. Però diciamola tutta, una biciclettata nel fango strappa sempre un sorriso.