TAICHUNG (Taiwan) – Qui la bicicletta non è solo uno strumento per l’industria, perché nell’epoca moderna è anche divertimento, salute e ambizione personale. Cos’è dunque la bicicletta per il popolo orientale? In Taiwan si va in bicicletta?
Il nostro viaggio in terra taiwanese (il motivo principale è stata la presentazione mondiale della nuova Giant TCR di decima generazione) si conclude con tante riflessioni e una grande certezza. La bicicletta è un grande mezzo di comunicazione ed è in grado di radicarsi nella cultura di un popolo.
Il carbonio 40 anni fa
Se vuoi la pasta e la pizza, vai o rimani in Italia. Vuoi lo champagne? Vai in Francia. La birra belga è considerata la migliore al mondo e gli USA sono la madrepatria dei fast food. Ma la bicicletta in carbonio?
Non vogliamo scrivere a tutti i costi che Taiwan è la patria delle bici in carbonio, ma è pur vero che la lavorazione delle materie composite qui ha origine negli anni 70. Beh, la storia della bicicletta moderna passa anche da qui e non si può affermare il contrario.
Giant è il più grande produttore al mondo di biciclette ed il suo quartier generale ha sede proprio a Taichung, nella zona centro-settentrionale dell’isola di Taiwan. Qui conta oltre 2.200 impiegati, in un sito produttivo di circa 67.000 metri quadrati, l’equivalente di 9 stadi da football americano, giusto per dare un’idea. La prima fabbrica nasce nel 1972 e ad oggi se ne contano 9 intorno al globo. Se restiamo nell’ambito delle biciclette (complete) prodotte, il numero va ben oltre il milione di unità, cifra che aumenta in modo esponenziale se consideriamo una produzione/progettazione di componenti e frame-kit.
Fino ad un decennio fa la bicicletta era vista quasi esclusivamente come uno dei business principali con capitali importanti che arrivavano, e arrivano tutt’ora, dall’estero, di certo un’attività lavorativa proficua e poco vissuta come passione. Da allora molto è cambiato, anche se i livelli di utilizzo e l’approccio sono molto differenti da quello occidentale.
Taiwan, in bici ai tropici
Andare in bicicletta a Taiwan non è cosa facile, se consideriamo il profilo altimetrico. La parte interna è frastagliata e montagnosa, ricca di una fitta vegetazione che a tratti ripara da un sole forte, ma è anche umida. E’ sempre bene ricordare che siamo al pari di un Paese tropicale.
Le prossimità della costa sono più dolci, ma la pianura vera e propria è poca, perché le strade hanno sempre delle pendenze da affrontare, se pur leggere, ma è un mangia e bevi continuo. Il vento la fa da padrone, talvolta a regime di brezza, in altre occasioni è una salita in aggiunta.
Il traffico è molto rispettoso dei ciclisti anche in prossimità dei contesti urbani, considerando che Taichung e zone limitrofe sono operose e parecchio industrializzate. Si passa dalle vie principali, più ampie e con tre/quattro corsie, alle stradine laterali dove un’automobile con dimensioni europee fa fatica a passare.
Nonostante tutto non si percepisce quello stress, quella frenesia e quella mancanza di rispetto nei confronti dei mezzi più lenti che ormai fanno parte della diseducazione occidentale. Non possiamo affermare che in questo luogo l’ordine e la disciplina sono al pari della sorpresa Abu Dhabi, ma di sicuro il traffico motorizzato ha un potere invadente minore, se paragonato a quello europeo. Ma la bicicletta è prima di tutto un mezzo utilizzato per dirigersi verso il luogo di lavoro.
La bici è anche sport?
Lo è nei tempi recenti. La bici da strada è più ambita, con un’interpretazione che verte alla scoperta, all’avventura e alla conoscenza dei propri limiti e della fatica legata allo sport. C’è un turismo straniero che sbarca sull’isola con l’intento di esplorare. Ci sono dei taiwanesi (un numero che è in aumento) che si spostano verso l’estero per pedalare.
Le discipline principali restano il baseball ed il calcio. Milioni di bici prodotte e si pratica poco il ciclismo? Perché la storia è una sorta di tatuaggio e, per molti anni i taiwanesi hanno visto la bicicletta come un lavoro e un’industria, meno come una valvola di sfogo.
Cycling Culture Museum
Il cambio di rotta inizia da qui: dal Cycling Culture Museum. E’ stato inaugurato nell’epoca post Covid e sotto il profilo della struttura è adiacente al grattacielo quartier generale del gruppo Giant. Il museo è un’opera ricca e sobria al tempo stesso (sempre in Taichung), con l’obiettivo di far capire al popolo di Taiwan cosa c’è oltre la produzione della bicicletta.
Il museo è una sorta di libro aperto e si sviluppa grazie ad un percorso conoscitivo ed interattivo. Racconta la storia delle due ruote a pedali da 200 anni a questa parte e nella sua attualità vede anche la linea più moderna delle biciclette, ovvero le e-bike. Un approccio corretto a nostro parere, perché si rivolge anche e soprattutto alle generazioni future.