| 22 Aprile 2024

Claudio Montemurro, un viaggio che gli ha cambiato la vita

Certi articoli nascono in maniera davvero casuale. Quello sul lungo viaggio di Claudio Montemurro deriva da un semplice commento di Facebook a proposito di un’altra avventura su due ruote, nel quale sua madre accennava all’impresa del figlio, partito da Manchester per raggiungere Santa Maria di Leuca ripercorrendo in gran parte la Via Francigena, quella dei pellegrini che da Canterbury si dirigevano verso San Pietro in un viaggio di speranza e misticismo.

Spinti dalla curiosità abbiamo chiesto alla signora di saperne di più e così è nato il contatto con Claudio, scoprendo come quello stesso viaggio durato due mesi sia stato un fiume di esperienze, incontri, emozioni che lo stesso pedalatore ci ha regalato attraverso una lunga chiacchierata all’insegna dell’entusiasmo. Anche perché quello stesso viaggio ha cambiato molti aspetti della sua vita.

Partenza dall’Inghilterra per arrivare a Santa Maria di Leuca, oltre due mesi di viaggio
Partenza dall’Inghilterra per arrivare a Santa Maria di Leuca, oltre due mesi di viaggio

Da Manchester non per caso

Non è un caso se Montemurro è partito da Manchester: «Ho vissuto in Inghilterra per anni, lavorando nella ristorazione finché non sono stato vinto dalla nostalgia di casa. Ma un legame con l’Inghilterra l’ho sempre mantenuto e durante i duri mesi del lockdown la voglia di uscire, di frequentare gente si è materializzata attraverso questo progetto. Ho studiato il percorso, preso appunti anche se volevo che fosse davvero un’avventura, quindi senza alcuna prenotazione. Nel frattempo mi sono documentato su cos’era la Via Francigena e nel frattempo ho effettuato il Cammino di Santiago, a piedi, capendo di più quanto simili imprese hanno un valore spirituale profondo.

«Sono partito il 1° maggio da un paesino a nord di Manchester, Ramsbottom, con amici e colleghi del posto che mi salutavano proprio come un novello avventuriero, io in perfetto assetto da ciclista, con le borse ai lati della bici, carico di bagagli e speranza. Volevo affrontare il sud dell’Inghilterra, territorio con paesaggi stupendi e con tanti posti rimasti impressi, da Birmingham a Stonehenge, soffrendo spesso per il clima avverso ma temprandomi proprio attraverso di esso».

A Canterbury il primo timbro del “passaporto” della Via Francigena
A Canterbury il primo timbro del “passaporto” della Via Francigena

Il primo timbro

L’esperienza a Stonehenge è stata il primo vero tassello della sua avventura: «E’ un posto che trasmette un’energia incredibile. Quando sono arrivato pioveva, mi sono accomodato in tenda dormendo nei boschi e ho sentito di essere davvero un tutt’uno con la natura. Quando ho girato per quel luogo sacro, ancora imperscrutabile, andando al di là del normale aspetto turistico e consumistico legato al luogo ho percepito una carica enorme, proprio come se una meta fosse già stata raggiunta, come se tutto il viaggio avesse assunto un significato ancora più profondo.

«Ho proseguito costeggiando la parte orientale, passando per Southampton dal cui porto salpò il Titanic, raggiungendo Brighton e poi Canterbury dove ho messo il primo timbro della Via Francigena. Man mano incontravo sempre più pellegrini provenienti da ogni parte d’Europa e tutti si stupivano della mia voglia di fare tutto il viaggio in bici, senza ausili».

In lontananza il profilo magico e inquietante di Stonehenge, luogo carico di energia
In lontananza il profilo magico e inquietante di Stonehenge, luogo carico di energia

Un novello Harry Potter

Un ausilio necessario era però il traghetto per attraversare la Manica: «Da Calais ho ripreso il viaggio notando che lì la Via Francigena è poco servita. Un esempio? Poche fontane per riempire le borracce il che rende il tutto più faticoso. Restano però bellissimi incontri che ho fatto lungo il viaggio a cominciare dall’Abbazia di Saint Paul a Weiss. Ci arrivo di sera, io non parlo francese e i monaci del posto, una trentina, non parlano inglese ma qualcuno sa un po’ di spagnolo e così riusciamo a intenderci. Entrando mi sono sentito un po’ Harry Potter a Hogwarth, in un’enorme struttura a stile gotico, mangiando con loro sui tavoli di legno, seguendo le loro preghiere».

«Dopo aver passato la Champagne, terra meravigliosa con i suoi vigneti e Besançon dove ho visto altri pellegrini in viaggio, ho avuto una delusione lasciando la Francia. Mi ero ripromesso di passare il confine dal San Bernardo arrivandoci in coincidenza con il Giro d’Italia, ma paradossalmente il 28 maggio c’era ancora la neve. Risultato: transito bloccato e Giro deviato da altra parte. A quel punto venni preso dallo scoramento e decisi di cambiare piani, raggiungendo Ginevra costeggiando il Lago Lemano. Devo dire che quei panorami mi hanno ridato la spinta per andare avanti, quando non nego che volevo mollare. A Ginevra ho preso il Flixbus, caricando la bici e con 28 euro mi sono ritrovato ad Aosta».

La bici di Claudio con sacco a pelo e borsa sul davanti e due borse laterali
La bici di Claudio con sacco a pelo e borsa sul davanti e due borse laterali

L’importanza di Facebook

In Italia il viaggio ha riservato altre sorprese: «Ad esempio a Pont St.Martin: per entrare nel paese si attraversa un ponte, appena lo faccio sento un enorme botto che quasi mi scaraventa per terra. Era il cannone per dare inizio ai tradizionali festeggiamenti a ricordo del passaggio di Napoleone su quello stesso ponte. Mi sono preso una paura… Poi sono sceso per Torino e Ivrea, dove un ragazzo che nel frattempo aveva iniziato a seguirmi su Facebook mi aveva contattato offrendomi ospitalità. Ma questo è stato solo uno degli incontri nati da questo viaggio. Poi ce ne sarebbe stato un altro che avrebbe cambiato la mia vita…

«E’ stato in Toscana, a Pontremoli. Avevo un po’ cambiato la direzione del viaggio rispetto a quella prevista. Non avevo programmato di fermarmi, ma vedo il Castello Piagnaio, mi dicono che vi si poteva alloggiare a soli 15 euro così mi ci dirigo. Lì trovo un gruppo di 5 ragazze, anche loro in pellegrinaggio verso Roma ma a piedi. Una di loro vede che sto smontando la bici, iniziamo così a parlare e lei che è una copywriter e sta lavorando a un progetto legato proprio ad avventure come la mia decide d’intervistarmi. Mi invita a cena insieme a loro e rimaniamo fino a tardi a parlare».

Claudio con Erika, conosciuta a Pontremoli e diventata sua compagna
Claudio con Erika, conosciuta a Pontremoli e diventata sua compagna

Galeotto fu il viaggio…

Il giorno dopo la compagnia si scioglie, «ma io che volevo reincontrarla vado verso Sarzana sapendo che sarebbero arrivate lì per farle una sorpresa. Le aspetto, due arrivano in treno e con loro pranziamo insieme, ma mi faccio promettere di non dirle nulla. Quando arrivano le altre e anche lei, Erika, la sua faccia sorpresa e contenta è l’inizio della nostra bella storia».

Da allora i loro cammini si sono spesso incrociati lungo il viaggio: «Ci siamo ritrovati a Lucca, poi io ho continuato ma è stato sempre un perdersi e reincontrarsi perché era destino che le nostre storie si intrecciassero.  Siamo insieme ancora oggi, anche se viviamo in luoghi differenti, quei ricordi sono i primi che ci hanno unito».

San Pietro, meta di tutti in pellegrini che da sempre affrontano la Francigena nella sua completezza
San Pietro, meta di tutti in pellegrini che da sempre affrontano la Francigena nella sua completezza

Arrivato a Roma… si riparte

Il suo viaggio doveva terminare a Roma: «Ci sono arrivato mettendo assieme una cinquantina di timbri della Francigena che ne contempla 84. E’ bello collezionarli perché spesso attraverso un’immagine raccontano la storia del posto. Il mio viaggio però proseguiva, volevo affrontare parte della Via Sud, per raggiungere Santa Maria di Leuca, ma mi sono dovuto fermare prima…

«Sono passato per Terracina dove ho ritrovato i miei genitori venuti per incontrarmi, poi ho fatto Gaeta e Mondragone, vicino Caserta ho trovato ospitalità da un’amica, a Montella ho anche fatto un bagno notturno nelle cascate. Poi dopo la bellissima Rionero in Vulture ho trascorso la mia ultima notte “wild” a Ripafredda, in mezzo al bosco, a contatto con la natura, finché non mi sono visto puntare addosso fari accecanti. In paese temevano fossi un ladro che aspettava la notte fonda, si sono avvicinati i Carabinieri per chiedere i documenti. Ho spiegato la mia situazione e alla fine alcuni di loro hanno iniziato anche a seguirmi via social…».

La festosa accoglienza a casa, a conclusione del viaggio con i suoi nipoti
La festosa accoglienza a casa, a conclusione del viaggio con i suoi nipoti

E dopo, un nuovo lavoro…

La sua avventura si è chiusa anzitempo, a Matera: «Il 2 luglio dovevo riprendere a lavorare, così mi sono ripromesso di affrontare l’ultima porzione più avanti e ci sono tornato d’inverno. Trovando colori completamente differenti come anche le sensazioni. 270 chilometri passando per Alberobello, Ostuni, Brindisi, Otranto fino all’arrivo, portando con me tanti ricordi di posti e incontri che mi hanno cambiato la vita. Oggi sono una guida cicloturistica, accompagno gruppi di stranieri facendo conoscere le bellezze della Puglia e lo devo alle esperienze vissute in quei due fantastici mesi che mi hanno dimostrato come la bici sia molto di più che un semplice mezzo di spostamento…».

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