| 7 Giugno 2025

La Carnia è il parco giochi dei ciclisti amanti delle salite (e non solo)

ARTA TERME – Siamo in Friuli Venezia Giulia, siamo in Carnia, un territorio diventato famoso per le salite arcigne. Eppure, pedalata dopo pedalata, chilometro dopo chilometro, watt dopo watt, la Carnia si svela come un terreno vario dove c’è un pò di tutto e le salite con le famose pendenze toste, sono solo uno dei tanti aspetti di una vera e propria palestra per i ciclisti.

Bisogna ultimare un test, guarda caso di una bici quasi tutta in livrea rosa nei giorni del Giro d’Italia, la Cannondale SuperSix Evo Lab71 Team. E’ la bici che replica fedelmente il mezzo utilizzato dai professionisti del Team EF-Easy Post, compagine maschile e femminile. Non ha nulla di diverso, neppure le gomme, il manubrio e le ruote. E’ un cavallo di quelli che poche volte si hanno il privilegio di montare e per dare ulteriore merito al test (e alla bici) è necessario un ambiente di quelli tosti. Bisogna andare in Friuli, ad Arta Terme e dilaniarsi di dislivello positivo solcando le Alpi Carniche. Quale occasione migliore per pedalare e concludere il test della SuperSix Evo in un contesto territoriale così unico?

La Cannondale in test
La Cannondale in test

La SuperSix Evo Lab71 Team

Con l’allestimento standard e nella taglia 54, la bici è 7,2 chilogrammi netti (con le 60 e senza pedali). Un gran bel valore, c’è un però! Le ruote sono da 60 millimetri e per affrontare le celebri salite della Carnia, famose per le pendenze che portano la traccia del Garmin al rosso fuoco, i profili da 60 sono un po’ troppo esagerati. Nel bagagliaio della macchina ci sono anche le ruote con cerchio da 38, maggiormente adatte alla salita, ma per me è la normalità provare la bici con configurazioni differenti. Talvolta mi dimentico come mi chiamo, ma quando si tratta di curare una bici, viverla, portarla al limite e farmi portare al limite, divento pignolo e smanettone.

Ma torniamo alla prova e alle diverse configurazioni. Le ruote medie e basse, non vengono montate solo nell’ottica di avere il naso all’insù per tanto tempo e togliere qualche grammo. L’esperienza mi ha insegnato che, dopo le salite lunghe, tecniche e dure, ci sono discese altrettanto impegnative, dove bisogna guidare il mezzo ed avere un po’ di pelo sullo stomaco. Togliere le “ruotazze” permette alla bici di essere più agile e a me che non sono un peso massimo, di rilassarmi per qualche istante mollando la Lab71 da guinzaglio. Abbiamo toccato con mano che, in Carnia le ruote da 60 servono a poco!

Quei valori aggiunti a favore del ciclista

Il traffico ridotto che permette di smanettare con la bici senza grandi timori. Una natura, una vegetazione di un verde incredibile che suggestiona la respirazione, strade tecniche che fanno tornare ragazzino anche uno di cinquant’anni (come lo è il sottoscritto).

Perché se è vero che in bicicletta “ghe vorèn i garùùn”, è altrettanto vero che il ciclista appassionato è condizionato in modo indiscutibile anche dall’ambiente circostante. La Carnia, il parco giochi dei ciclisti e degli amanti delle salite.

Non solo salite impegnative, c’è di tutto per tutte le gambe
Non solo salite impegnative, c’è di tutto per tutte le gambe

Salite per ogni… palato

Questo territorio è celebre (anche) per avere nel suo roster alcune tra le salite più dure del mondo. Viene in mente lo Zoncolan, forse la più conosciuta, soprattutto perché da quando è affrontata dal Giro d’Italia è stata giudice insindacabile. Eppure, più si pedala in Carnia, più ci si rende conto che c’è un po’ di tutto.

Salite lunghe e brevi, falsipiani e tratti veloci, ascese con pendenze medie da far strabuzzare gli occhi, salite pedalabili e godibili sotto ogni punto di vista. Quindi, pensando questo territorio in ottica bicicletta è come entrare in una palestra, dove ci si può allenare e ci si può sfidare. C’è tutto, non manca nulla.

Il primo giorno di test

Il menù prevede circa 80 chilometri, quasi 1.700 metri di dislivello positivo. Non sono numeri da primato, ma quello che colpisce è il dislivello importante compresso in “soli” 80 chilometri. Meglio montare le ruote da 38, una guarnitura 52-36 ed un pacco pignoni 11-34. Il pensiero non tanto quello di salvare la gamba, ma di avere costantemente un margine di agilità che mi permetta di stare sopra le 80/85 pedalate al minuto, anche in salita. Perché ci sarà una seconda giornata di test e forse una terza ed in contesti ambientali dove il dislivello positivo arriva a prescindere, obbligano a tenere un po’ di elasticità muscolare, fattore che non cerchiamo mai di sottovalutare quando siamo tra i monti.

Breve tratto ciclopedonale della Carnia fino alla parte più esterna di Tolmezzo e subito si attacca la salita di Verzegnis. L’abbiamo definita una scaldagambe e rompifiato, un antipasto, facile e salita da rapporto, un po’ intervallata, ma con una discesa successiva da saponetta sulle ginocchia. Che spettacolo! L’asfalto è davvero buono, le curve ampie e con tanta visibilità. Sono le strade dove parte la carogna dell’agonista e la bici viene messa alla prova. Non c’è pericolo, non c’è traffico, ma si percepisce ad occhio che si entra nel cuore delle Alpi Carniche. Siamo in attesa della “caramella”.

Dolce, caffé, zuccherino e ammazza caffé

Le prime caramelle sono quelle delle stradine che tagliano in due i borghi, le strade vecchie che bypassano le nuove provinciali. Di solito sono dei muri da poche centinaia di metri, ma con pendenze sempre intorno al 17%. In realtà, a me sono sempre piaciute, anche se devo riconoscere che sono delle sassate sulle ginocchia. Le lingue di asfalto salgono e scendono senza soluzione di continuità e per fare un po’ di velocità è necessario spingere. E’ passata poco più di un’ora (pedalata), la potenza media recita 237 watt ed i kilojoule sono oltre 800. Non sono numeri da inferno, ma se spalmati su tre, quattro e cinque ore, anche oltre, ecco che l’uscita in bici inizia a prendere dei contorni davvero importanti. E poi le discese, belle, veloci, ma anche esigenti. Le ruote da 38 sono state una scelta super azzeccata.

Davanti a noi si staglia un borgo che sembra vicino, anzi è vicinissimo, ma lo sguardo è quasi parallelo alla montagna, occhi verso il cielo e ruga in mezzo agli occhi. Andrea Guglielmini, la guida che ci accompagna in questa prima fase ci dice: «Lo chiamano il piccolo Zoncolan!». Attraversa il borgo di Voltois, in alcuni tratti si passa il 20% di pendenza ed una lunghezza che è la metà del vero Zoncolan. Una cattiveria, con uno scenario da cartolina che in cima ti dà tanta gratificazione. I watt? Si spinge intorno ai 330 costanti e la velocità difficilmente va oltre gli 11 chilometri orari. Avere una bici leggera crea qualche vantaggio.

La Cannondale con questa configurazione pesa 7,3 chilogrammi con le ruote da 38, pedali inclusi. L’ascesa termina nella Forca di Pani, uno scenario boschivo pazzesco. E’ l’ora di tornare verso Arta Terme, dare ancora una sgasata in discesa ed un’altra nel falso piano verso Tolmezzo. La scelta dei rapporti? Meno male che abbiamo messo anche il 34. A fine giornata le gambe non sono massacrate, ma una girata per sciogliere i muscoli è stata una buona idea.

Le Alpi della Carnia dominano da ogni versante
Le Alpi della Carnia dominano da ogni versante

Secondo giorno in Carnia con la bici da testare

Dopo la sveglia c’è fame, c’è appetito, buon segno, significa che la giornata precedente è stata metabolizzata al meglio! Ho voglia di una colazione salata, ma gli zuccheri non possono mancare, perché se è vero che salirò di poco oltre i 1000 metri di quota, è pur vero che i chilometri in programma saranno circa 70 con un dislivello di oltre 1000. Il profilo delle salite (tramite traccia GPX) ci mostra pendenze che non andranno oltre il 10%.

Provo a montare le ruote Vision da 60 millimetri. E poi la mia guida (Omar Gubeila) è munita di e-mtb, quindi si limita a 25 orari, me la gioco alla grande. Sotto il profilo della resa tecnica la Lab71 cambia molto, ma non c’è uno stravolgimento vero e proprio. La Cannondale diventa più esigente in discesa e nei tratti veloci dove l’avantreno deve essere tenuto, assecondato, guidato. Restiamo dell’idea che il carattere del mezzo a nostra disposizione è perfetto per un contesto ambientale così vario, dove non c’è solo la salita dura, ma le ruote dal profilo altissimo non sono adatte per sfruttare il massimo delle potenzialità della bici, tenendo ben presente che è una bicicletta dei professionisti, che fanno il corridore per mestiere (e sono giovani……..).

Traffico quasi a zero e quel poco che arriva da dietro suona il clacson, non da incazzato, ma per far sentire l’arrivo da tergo. Le auto sorpassano il ciclista spostandosi nella carreggiata opposta. Ma allora una sorta di rispetto per il traffico lento, esiste!

Piccoli borghi e pievi, paesaggi tipici del Friuli
Piccoli borghi e pievi, paesaggi tipici del Friuli

L’anello del Passo Sella Chianzutan

Non è un nome tibetano, ma il nome di un vecchio comprensorio sciistico, ora dismesso. E’ il passo o meglio la strada che scorre al di sotto del monte Verzegnis, una delle vedette della Carnia. Strada ampia, asfalto perfetto, pendenza media intorno al 6/7%, la classica ascesa da fare a cannone quando si vuole fare ritmo, oppure a 250 watt e fare comunque una discreta velocità.

Lo scollinamento è una porta, dietro la quale si aprono scenari differenti. Si può dare forma ad un anello allenante e di medio impegno, al tempo stesso si può creare un giro in bici di quelli che; meglio lasciare la propria foto alla moglie con una frase, “non aspettarmi”. La seguente discesa verso Pozzis è fantastica, con i suoi tornanti e le pendenze sempre costanti che, ragionate in ottica salita (in senso contrario) aprono un ulteriore scenario. Insomma, c’è l’imbarazzo della scelta. Non solo, perché ogni salita e discesa mostrano anche un lato “terrazzato” con strade che diventano un collegamento pianeggiante (o con pendenze lievi) che ampliano le possibilità di pedalata. Torniamo verso Preone attraverso una discesa super tecnica (se contestualizzata alla bici da strada) che mette alla prova la tenuta dell’avantreno della nostra SuperSix Evo.

Ci mancano le ruote più basse, ma un giro con un profilo altimetrico e delle caratteristiche del genere, è più che fattibile da chiunque, dai meno allenati ed avvezzi alla salita, ovviamente ai più allenati ed amanti della gamba in tiro. 52-36 davanti e ancora 11-34 dietro, ma per quanto concerne i pignoni anche una scala 11-30 sarebbe stata perfetta. Questo è il classico giro che permette di tirare con soddisfazione corone più grandi (quelle che vanno di moda adesso, 54, 55, 38 e 40 per le interne), questo per fare capire che si può dare sviluppo metrico, oppure si può pedalare in scioltezza. Il classico giro che gratifica anche quando si decide di affrontare con una bici aero che porta in dote qualche grammo in più.

In conclusione

Se è vero che viviamo in una società (quella del ciclismo di oggi) fatta di numeri, dati e watt, potenze normalizzate e consumo di kilojoule, è altrettanto vero che il piacere della scoperta è qualcosa che fa parte del bagaglio del ciclista. Le strumentazioni che oggi abbiamo a disposizione noi ciclisti, se usate e sfruttate nel modo corretto, permettono di gestire la fatica e di affrontare qualsiasi tipologia di percorso avendo sempre un po’ di margine. Anche grazie a questa interpretazione ed approccio la Carnia non ci ha respinto, tutt’altro, ci ha aperto la porta dell’ingresso principale e ci ha permesso di solcare le strade mitiche del ciclismo. Sì, a nostro parere sono strade di un carnet ciclistico ricchissimo di itinerari da sfoderare e poter argomentare, con le sue difficoltà, con le sue peculiarità e particolarità.

Il test completo della SuperSix Evo Team non avrebbe potuto avere epilogo migliore. Poco meno di 200 chilometri totali percorsi, con le guide in accompagnamento ed in solitaria, 3000 metri di dislivello positivo. Circa 4.000 kilojoule di lavoro con l’obiettivo di non andare in zona anaerobica e fattori d’intensità compresi tra i 0,8 e 0,6. Certamente impegnativo, ma assolutamente gestibile. Dimenticavo, la cucina carnica ripaga sempre gli sforzi profusi dopo una giornata in bici!

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