Da Bolzano a Bilbao: è il percorso della Transiberica 2024. Il chilometraggio? Impossibile stabilirne uno e ora vi spieghiamo il perché.
Prima però è necessario fare un piccolo passo indietro. Già sentire le parole “iberica” e Bolzano ci fa porre qualche dubbio. Insomma, cosa c’entra la Penisola Iberica con la città altoatesina? A chiarirci un po’ di dubbi sono Bruno Ferraro e Carlos Mazón, rispettivamente un pedalatore, che ha già messo nel sacco un paio di Transiberica, e l’organizzatore della stessa manifestazione.
A caccia di salite
«In effetti – dice Ferraro – la partenza cambia spesso, mentre l’arrivo è sempre a Bilbao. Questo perché l’organizzatore ama le grandi salite, quelle mitiche, quelle storiche del ciclismo e anche le più panoramiche. Le va a cercare un po’ ovunque, sempre nel raggio di un percorso che può essere completato in due settimane».
Due settimane, ma i primi come Ferraro impiegano molto meno. Transiberica è una unsupported bike adventure, un’avventura da fare in autonomia. Prende spunto dalla madre di questi eventi, la Transcontinental, che va da Londra ad Istanbul.
Traccia fai da te
Ancora Ferraro: «La particolarità di questi eventi – e qui torniamo all’inizio dell’articolo – è che il percorso di fatto se lo disegna il ciclista stesso. Ci sono una partenza, un arrivo e dei punti di fissi di controllo, dei passaggi obbligati: stop. Come ci arrivi a quei punti fissi lo decidi tu. E’ chiaro che le tracce poi non si discostano molto le une dalle altre, ma stilare il proprio “road book” non è così scontato».
Non è scontato, infatti bisogna tenere conto anche delle preferenze e delle tipologie del ciclista stesso. C’è magari chi preferisce percorsi più lineari anche se esposti al vento perché magari è più un passista. Chi preferisce affrontare salite o sequenze di strappi perché è più scalatore. Chi ama pedalare su vie più frequentate perché anche in caso di guasto può trovare aiuto più facilmente o viaggiare più scarico perché ha tutto a disposizione, e chi ama strade decisamente remote.
«La Transiberica – prosegue Ferraro – ha fissato quest’anno 10 punti di controllo. Uno di questi, in fase di avvio, è il Passo dello Stelvio. Poi ci sono per esempio il Furka, il Mont Ventoux, Carcassonne nel Sud della Francia…».
La più semplice delle tracce che emerge facendo una rapida ricerca da Google Maps in modalità bici, dice che da Bolzano a Bilbao i chilometri sono 1.761. Ma con i punti di passaggio obbligatori si sballano i 3.000 chilometri (qui partenza, arrivo e i 10 punti di controllo). Però Ferraro dice che non è poi così impossibile restare entro i 14 giorni per essere brevettati come finisher.
«Potendo pedalare dal mattino alla sera e volendo anche di notte, un ultracyclist riesce tranquillamente a fare 250 chilometri al giorno. Ma i primi viaggiano anche sui 400-450. E’ chiaro che un minimo di esperienza serve. Un evento come Transiberica non è una cosa per tutti».
Sonno regolamentato
Il discorso del mattino e della sera ci porta anche a parlare del regolamento. Da qualche tempo, per ragioni di sicurezza sono stati inseriti dei “paletti”: ogni 36 ore ci si deve fermare almeno 8 ore per riposarsi. Col traffico aperto, non era raro imbattersi in colpi di sonno o abusare delle ore notturne. Diventava una sfida forse estrema e si cercavano rischi inutili. Va da sé che una notte su due, almeno chi punta a “vincere”, anche se non c’è una vera e propria classifica, si fermi in un hotel, B&B o comunque trovi un riparo.
Dormire un po’ di più alla fine non rallenterà la marcia. Di pari passo infatti c’è un calo decisamente minore della prestazione. Ferraro spiega che comunque ci si porta dietro un sacco a pelo e che queste 8 ore di stop non necessariamente debbono essere fatte di notte.
«Quando si è per esempio nei pressi di Zaragoza, nel deserto spagnolo, è meglio pedalare la notte col fresco che con 45 gradi di giorno. Si ottimizza tutto. Riguardo alla classifica o meno: si ha la libertà d’interpretare l’evento. C’è chi vuole andare del proprio passo e chi invece vuole spingere.
«Si potrebbe fare lo stesso viaggio senza l’evento, liberamente, magari con gli amici: io dico che farlo in un evento che impone un limite di tempo è una motivazione in più a non mollare quando si è stanchi».
Parola a Mazòn
C’è poi Carlos Mazón. Lui è l’organizzatore ma anche un vero appassionato. Nel 2011 intraprese un viaggio epico, che lo introdusse in questo mondo. Caricò la sua bici su un aereo con destinazione Charleroi e da lì se ne tornò a casa, in Spagna, attraversando di fatto quasi tutta l’Europa occidentale: 3.300 chilometri e 40.000 metri di dislivello. Ha fondato Transiberica Club, che annovera anche altre manifestazioni simili nel corso dell’anno, tra cui l’affascinante Transpyrenees.
«Ho scelto Bolzano come località di partenza – spiega Mazón – perché volevo ci fosse anche un’impronta dell’Italia visto che Cinelli è uno dei nostri supporter. Quest’anno in particolare Bolzano si adatta ancora meglio, partiremo dal quartier generale di Q36.5 che ci aiuterà con l’evento: oltre ad essere sponsor e a darci un po’ di visibilità ci sosterrà con la logistica della partenza. Conosco Bolzano da quando ho attraversato il Continente in bicicletta, nel 2013. Feci 3.200 chilometri con le borse ai lati e per arrivare in Serbia, Montenegro, Croazia attraversai le Dolomiti. In più ci ero tornato nel 2021 con la Three Peaks Bike Race».
«Come scelgo tutti o quasi i checkpoint? In base a località che per me rappresentano qualcosa o sono speciali. Così quest’anno ho inserito il Ventoux, che avevo affrontato quando lottavo per il podio nella Three Peak Bike Race, il Furkapass, scalato durante la Transcontinental nel 2016».
In vista della Transiberica sono attesi 150 partecipanti, provenienti da 28 Nazioni differenti. Gli italiani iscritti per ora sono otto. Appuntamento il 24 agosto a Bolzano.