Il Giglio, Montecristo, la Corsica. E poi ancora l’Argentario e Giannutri. E’ la magià dell’isola d’Elba. Sarebbe un errore madornale considerare questa terra solo per il suo mare. L’ombrellone, la spiaggia, l’estate. No, l’isola d’Elba è più che mai l’isola dei ciclisti.
Non è un caso che tra una baia e l’altra, una collina e una curva, un sentiero nel bosco e una strada panoramica sia cresciuto il campione italiano dei professionisti, Simone Velasco.
Non solo mare
L’Elba è un vero tempio della Mtb. Tutto il suo territorio si presta bene alla pratica della ruote grasse. La parte sud-orientale, che fa perno al Monte Calamita è uno dei bike park più famosi del mondo ormai. Qui si sono tenute persino prove di Coppa del mondo. E oggi vi fanno tappa gli Internazionali d’Italia.
La parte del Monte Capanne, quindi nell’Ovest dell’isola, è più dedita al gravity, visti anche i dislivelli ben più elevati.
Senza contare che la mitica GTE, Grande Traversata Elbana, che in pratica è una sorta di “divide” dell’isola, si può fare a piedi e da qualche anno, mettendo in conto un po’ di portage, anche in mtb.
Tra l’altro l’Ente turistico locale e molte associazioni come Asd Capoliveri Bike Park Mtb Club Isola d’Elba, possono fornire grandi indicazioni: sia per l’ospitalità che per la logistica in bici.
Anello occidentale (facile)
Ma un primo modo per conoscere l’isola toscana in bici ce lo illustra proprio Velasco. Il tricolore in carica, ha scelto per noi tre percorsi da affrontare con la bici da strada: uno più facile, uno intermedio e uno più tosto…
«Faccio una piccola premessa – dice – e avviso che di pianura vera e propria all’Elba ce n’è poca. Però ce n’è da sbizzarrirsi con la bici! Un grande classico, alla portata di tutti, è il giro dell’anello occidentale, che guarda caso parte proprio dal mio paese di origine, Procchio. E proprio Procchio è lo snodo principale dei due anelli, quello occidentale e quello orientale.
«L’anello occidentale è un bel percorso, lungo poco più di 70 chilometri. Anche se il dislivello non è bassissimo, si fa tranquillamente in tre ore. Anche una persona non allenata riesce a farlo. Oltretutto è molto bello a livello di paesaggi perché comunque sei sempre sulla costa e hai modo di vedere tutte le baie: Cavoli, Vetovaia, la zona del relitto…».
Anello orientale (medio)
La scelta delle strade si sposta sulla parte orientale dell’Elba. Qui, vista anche l’orografia, le salite si fanno un po’ più impegnative. E infatti, anche secondo Velasco a fare la differenza tra il percorso facile e quello medio non è tanto il chilometraggio, quanto le salite che sono un po’ più lunghe. Nell’anello occidentale di fatto non ci sono salite, ma continui ondulati.
«Con l’anello occidentale siamo sui 75 chilometri – riprende Velasco – ma il dislivello è più abbondante. Anche qui troviamo panorami spettacolari, specialmente da quando hanno riaperto la Strada della Falconaia, un’antica strada dell’Elba dove si teneva il famoso Rally dell’Elba. La strada è stata riasfaltata ed è veramente un piacere pedalarci».
Monte Perone (difficile)
Se poi si vuole fare un giro davvero tosto, la scelta non manca all’Elba. Si possono unire i due anelli oppure si può fare il semi-periplo dell’isola. Semi perché anziché completare del tutto l’anello occidentale, si può salire sul Monte Perone, che poi altro non è che la zona del Monte Capanne, che con i suoi 1.011 metri è la vetta dell’isola. Quando parliamo di Monte Perone, iniziamo a tirare in ballo una salita seria: 10 chilometri e 650 metri di dislivello.
«Il Monte Perone – spiega il campione italiano – ha la peculiarità che si può scalare da entrambi i versanti. E’ dunque un vero valico. Il versante più abbordabile è quello da Marciana Marina, anche se una volta giunti in località Poggio, le pendenze si fanno più impegnative.
«L’altro versante si attacca da Marina di Campo. E più precisamente in località La Pila. A livello paesaggistico è qualcosa di fenomenale perché hai la vista su Pianosa, Montecristo, Isola del Giglio, quando è bello si vede Giannutri e persino la costa dell’Argentario. Di contro, le pendenze aumentano di un bel po’ specialmente nel tratto della vecchia torre d’avvistamento, la Torre di San Giovanni: lì si tocca il 20 per cento».
La scalata al Perone di fatto “taglia” l’anello occidentale. Sta poi a noi scegliere se una volta ritornati in basso ci si dirige verso Est o verso Ovest.
«Una bella variante – suggerisce Velasco – secondo me è quella di proseguire, dopo il Perone, verso i tratti più scorrevoli, e comunque molto belli, di Porto Azzurro e Rio Elba, per poi dirigersi a Cavo e fare il ritorno alla base. Alla fine è una bella scampagnata di un centinaio di chilometri abbondanti».
In pratica si tratta di fare il periplo dell’isola, ma anziché proseguire fino nella punta occidentale, si “taglia” per il Perone.