SAN GIOVANNI LIPIONI – Memori del press tour dello scorso anno sulla Costa dei Trabocchi e sulla nascente ciclovia della Linea Gustav che prende il via da Ortona e dalla Rete Ciclabile dei Trabocchi, non ci abbiamo pensato due volte a rispondere in maniera affermativa quando dall’Abruzzo è arrivato l’invito per andare alla scoperta di un’altra rete ciclabile, quella della Provincia di Chieti che comprende anche i Monti Frentani al confine col Molise, nella zona dell’Alto Vastese.
Ci guida Bikexplora
Anche questa volta a farci da guida è Andrea D’Addario di Bikexplora, un bike point che si trova a Vasto e che offre sia servizi di vendita e noleggio che di assistenza meccanica, ma anche di guida cicloturistica lungo gli itinerari che lo stesso Andrea ha disegnato, in particolare strizzando l’occhio alla vasta platea di chi vuole scoprire queste terre a cavallo di un’e-bike.
Arriviamo la sera tardi nel piccolo paesino di Cupello, giusto per fare la conoscenza dei nostri colleghi che saranno i compagni di viaggio in questo lungo weekend: Sauro, Maurizio, Federico e la giovane Ginevra, prima volta per lei alle prese con il cicloturismo.
Dopo la cena nell’osteria La Volpe e L’Uva, per rientrare in camera al B&B Villa Istonia, ci accompagna per un buon tratto un cagnolone che si solleva da una piazza deserta, in questa prima sera di caldo estivo. Lo fa con passo lento, introducendoci ad una terra che tutto chiede, tranne che di essere attraversata in fretta.
Nella Provincia di Chieti
L’indomani siamo in sella con la faccia rivolta verso l’entroterra ed il mare alle spalle. Pedaliamo su strade provinciali pressoché prive di traffico. Alla nostra sinistra c’è il Molise, così vicino che sembra basti allungare un braccio per toccare “la regione che non esiste”. Alla nostra destra, ma più in lontananza, avvolta dalla foschia dovuta all’umidità, l’imponente massiccio montuoso della Maiella, con qualche sprazzo di neve.
La nostra guida ci concede una variazione dalla traccia della Rete Ciclabile della Provincia di Chieti, peraltro sempre ben segnalata con una cartellonistica verticale ad ogni bivio. E così, ci ritroviamo sul crinale di una collina a… mordere una strada sterrata e, poco dopo, a filare per una lunga discesa con la strada bianca che si perde in lontananza risalendo e ridiscendendo sulle colline che si susseguono. «Sembra di essere in Arizona» scherza Andrea. E invece siamo tra le campagne di Guardiola e Lentella.
Una sosta rinfrescante
Qualche foto e qualche chiacchiera di troppo ci fanno accumulare un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, tanto che cominciamo ad usare in maniera più assidua l’assistenza del motore montato al mozzo posteriore della Lapierre che Bikexplora ci ha dato in dotazione.
La temperatura sale e la scorta di acqua comincia a scarseggiare, ma Maurizio deve avere una vista da falco dato che riesce a scorgere un rubinetto che sporge dal muro di un caseggiato temporaneamente disabitato (almeno crediamo). Ripartiamo di buona lena superando i bivi di Fresagrandinara e di Palmoli ed arriviamo per l’appuntamento del pranzo che sulla carta dovrebbe essere “leggero”, visto che poi avremo altri 20 km per la conclusione della tappa.
Non sarà così. Siamo in Abruzzo…
I segreti della ventricina
Al paese di Carunchio ci aspettano sull’uscio del salumificio La Genuina, Domenica ed altri familiari. La tavola è già imbandita per l’occasione ma prima c’è da visitare il laboratorio di produzione dell’attività: «La ventricina è il prodotto più tipico della zona – ci spiega Domenica accanto ad una delle celle di conservazione – è fatto con le carni nobili del maiale, tagliate in punta di coltello e messe nella vescica dell’animale e condite con sale e peperone dolce piccante».
Il peperone dolce in questione è quello di Altino, altra località della provincia di Chieti (e infatti non bisogna confondere questa ventricina con quella teramana) mentre la patina bianca che si vede intorno è la sugna, altro grasso derivato dal maiale. In passato la ventricina era nata come metodo di conservazione carne, mentre oggi, come ricordato, è ricercata come uno dei prodotti più caratteristici dell’area. Una storia che spesso si ripete in molti angoli d’Italia.
Ripartire è dura…
A tavola, Luciano Caracciolo, marito di Domenica, ci ha preparato un bel piatto di “sagne a pezzi”, una pasta fresca della tradizione contadina abruzzese, fatte con acqua e farina e condite, nel nostro caso, con abbondante pomodoro. Il legame tra gli abitanti ed i propri salumi affonda nella notte dei tempi: «I primi migranti abruzzesi e molisani – ricorda Luciano – nascondevano i salamini nel caciocavallo per poterli importare negli Stati Uniti senza essere scoperti».
Alzarsi da tavola non è facile ma dobbiamo coprire gli ultimi 20 km. Ci preoccupa un po’ il fatto che ne abbiamo circa 5 di salita ma, per fortuna, le pendenze sono lievi, intorno al 4%, con ampi tratti ombreggiati e già intorno ai 700 metri di quota. E in più abbiamo il vantaggio di pedalare su un’e-bike.
Ai confini col Molise
La salita si conclude nei pressi di Torrebruna, dopodiché possiamo planare dolcemente su San Giovanni Lipioni, termine della nostra prima tappa. Il piccolo borgo è un avamposto nell’estremo sud dell’Abruzzo ed in piazza ci accoglie Jacqueline, una signora francese che ci indicherà le nostre camere sparse dentro e fuori il paese.
Il vice-sindaco, Giammichele Ferdinando, ci fa fare un giro del borgo ricordandoci di come esso abbia risentito delle positive ricadute sia sul piano sociale che economico della comunità valdese che rappresenta un autentico fenomeno culturale locale. D’un tratto si ferma e ci indica il palazzo più antico del borgo: «Questo era il palazzo del medico – chiarisce -. Intorno alla fine dell’Ottocento egli comunicava col medico del paese di fronte, Roccavivara, già in territorio molisano, esponendo delle lenzuola bianche quando aveva necessità di fare delle operazioni chirurgiche».
Il santuario sannita
Prima della cena presso l’Antica Trattoria Vittoria, al tramonto ci concediamo una visita ai templi italici nei pressi di Schiavi d’Abruzzo. Si tratta di un santuario sannita risalente al II secolo a.C. e le nostre guide, il giornalista Nicola Mastronardi e l’archeologo Armando Falasca, lasciano trasparire tutta la loro passione per una civiltà, quella dei Sanniti appunto, ancora poco conosciuta. Nicola è un giornalista, autore di programmi per la Rai, mentre Armando è un medico chirurgo che ha preso una seconda laurea in archeologia ed ora, all’età di 75 anni, si appresta a prendere quella in antropologia…
Rientriamo nel nostro appartamento a San Giovanni Lipioni. L’indomani apriamo le persiane con i monti del Molise davanti a noi ed un’altra giornata in sella che ci aspetta. Un po’ di pazienza e ve la racconteremo…
Rete Ciclabile della Provincia di Chieti (sito in allestimento)