L’Appennino Bike Tour torna al centro dell’attenzione nazionale dopo il primo Congresso Nazionale sullo Sviluppo Sostenibile dell’Appennino, ospitato a Roma nell’Aula dei Gruppi Parlamentari alla Camera dei Deputati. Un appuntamento che ha riunito istituzioni, amministratori locali, associazioni e realtà del territorio, confermando la ciclovia come asse strategico per un nuovo modello di sviluppo delle aree interne.
Come ricordato durante il Congresso, l’Appennino Bike Tour è oggi la più grande direttrice italiana di mobilità sostenibile. Oltre 3.000 chilometri, da Altare (Liguria) ad Alia (Sicilia), finalmente riconoscibili grazie alla segnaletica nazionale installata da Nord a Sud (foto in apertura) e, proprio in queste settimane, anche in direzione inversa, da Sud verso Nord. Un percorso che attraversa territori ricchi di cultura, natura e tradizioni, legati tra loro da un’unica visione: fare dell’Appennino un laboratorio di sostenibilità, turismo lento e rinascita economica.


Una destinazione turistica
L’evento romano ha ufficializzato il Piano Nazionale di Sviluppo Sostenibile dell’Appennino, presentato da ViviAppennino, realtà ideatrice della ciclovia e promotrice del Congresso. Un momento che ha permesso di tirare le somme del road show estivo dell’Appennino Bike Tour Festival e di raccogliere, dal vivo, le istanze dei territori.
«E’ stato un momento di incontro tra tutte le istituzioni dell’area appenninica», spiega Enrico Della Torre, Direttore Generale di ViviAppennino. «Ci siamo confrontati sulla programmazione di sviluppo a partire dalla ciclovia, che rappresenta oggi un vero punto di connessione per parlare di Appennino come destinazione turistica».


Un sogno iniziato nel 2017
Come ricordato anche nel comunicato ufficiale della Camera dei Deputati, firmato da Roberto Traversi, il progetto nasce nel 2017 con l’obiettivo di “far rivivere l’Appennino”. Un impulso che nel 2022 ha trovato continuità con il decreto firmato dall’allora ministro Enrico Giovannini per l’installazione della segnaletica.
«A febbraio si concluderà l’installazione della segnaletica Sud-Nord, per cui alla fine avremo oltre 3.000 cartelli per entrambe le direzioni – spiega Della Torre – ed oggi abbiamo una via di accesso sicura e riconoscibile all’Appennino, che collega tutti i territori lungo i 3.150 chilometri di percorso» .
Una dorsale cicloturistica che unisce parchi nazionali, borghi, aree protette, piccoli comuni e comunità locali con un potenziale enorme in termini di economia, occupazione e identità culturale.


I rami secondari della ciclovia
Durante il Congresso sono intervenuti rappresentanti del Governo e delle associazioni nazionali, da Legambiente ad ANCI, da UNPLI a Federparchi. Un segno della crescente attenzione verso l’Appennino come laboratorio del turismo sostenibile.
«Il piano nazionale tocca diversi punti – racconta Della Torre – sviluppo della mobilità, promozione turistica, servizi essenziali, formazione universitaria, innovazione. Il nostro obiettivo è costruire una rete ciclabile sicura e un’offerta turistica ampia, capace di portare l’Appennino sui mercati italiani e internazionali».
Tra le priorità, lo sviluppo dei rami secondari della ciclovia, fondamentali per collegare l’Appennino con città, aeroporti e grandi direttrici nazionali. Milano, ad esempio, è la proposta più avanzata: «E’ un progetto già ben strutturato – aggiunge il Direttore di ViviAppennino – ma stiamo valutando anche altre connessioni, come quella da Barberino del Mugello verso la viabilità principale. Prima di avviare un ramo serve però verificarne la sicurezza e la fattibilità, perché in alcuni casi serviranno anche tratti in sede propria» .




Fissate le tappe del 2026
Alla Camera è stata inoltre annunciata la lista dei Comuni che ospiteranno l’Appennino Bike Tour Festival 2026 (14 tappe, dal 19 giugno al 19 luglio, da Genova a Roccafiorita) con pedalate turistico-gastronomiche e momenti culturali.
«Le pedalate non sono cicloturistiche – commenta Della Torre – vere occasioni per aprire le porte dei territori. Ci saranno soste nei caseifici, visite culturali, panorami unici: ogni Comune racconterà la propria identità».
Nel frattempo procede la catalogazione delle strutture ricettive lungo il percorso: un lavoro strategico per chi vorrà affrontare la ciclovia in più giorni. «Stiamo costruendo una rete di operatori – conferma – che offrano servizi ai ciclisti. Dormire, mangiare, scoprire esperienze: tutto sarà integrato in un sistema di ospitalità diffusa».


Un patrimonio da far crescere
Più volte durante il Congresso è emersa la stessa consapevolezza: l’Appennino non è un’area marginale, ma un patrimonio su cui costruire un nuovo futuro del Paese.
«Non dobbiamo considerare l’Appennino un peso – conclude Della Torre – ma un patrimonio da far crescere. Servono coraggio politico e una programmazione condivisa. Il 2027 sarà l’occasione per inserire queste progettualità nel nuovo Piano Strutturale di Bilancio». Lo stesso ex ministro Giovannini ha infatti parlato di questa opportunità.
L’Appennino Bike Tour, insomma non è più soltanto una ciclovia: è la spina dorsale di un’Italia che vuole riscoprire i suoi territori, valorizzarli e farne un simbolo di sostenibilità, innovazione e accoglienza.







