| 26 Febbraio 2024

EDITORIALE / La politica coglierà la potenza della bici?

Inizia la quarta settimana di bici.STYLE ed è bastato aprire la porta per essere sommersi di idee. Il ciclismo vive nelle nostre vite, ne è una presenza a volte eclatante, spesso silenziosa. Il ritorno alla normalità dopo il Covid ha relegato molte biciclette nelle cantine, ma sono molte di più quelle rimaste fuori che si riversano quotidianamente in strada. Per fare attività fisica, per farla a livello sportivo, per andare al lavoro, per conoscere il mondo al ritmo di quelle due ruote.

Madrid ha dato una svolta in termini di isole pedonali e flotta di bici: la città sta cambiando (immagine depositphotos.com)
Madrid ha dato una svolta in termini di isole pedonali e flotta di bici a disposizione: la città sta cambiando faccia (immagine depositphotos.com)

La scelta politica

La vera sfida di questi tempi è legata alla politica. Quanto tempo sarà necessario perché l’Italia si allinei agli standard di civiltà stradale che in altre Nazioni d’Europa sono da tempo un’abitudine? Abbiamo trovato molto illuminante confrontarci con Francesco Bruno, che in casa Pirelli sta lavorando allo sviluppo della Micromobility. Ha parlato di ineluttabilità e del fatto che le città del futuro avranno nella e-bike uno dei veicoli più pratici, allo stesso modo di quanto sta già accadendo altrove. Se alla sua intervista si sposa il pezzo su Velo-City 2026, che avrà luogo a Rimini e parlerà della mobilità del futuro, si capisce che l’Italia ha davanti la possibilità di allinearsi o di diventare fanalino di coda per scelte di politici privi di una visione. Se la vera sfida del PNRR era proprio aprire alle energie rinnovabili e alla sostenibilità, siamo certi di averla raccolta e di essere avviati verso una qualsiasi forma di risultato?

Sta a noi, se ci crediamo, dare il voto a chi (a prescindere dal suo orientamento) crede che il mondo possa essere migliore del disastro in cui lo stiamo trascinando. 

La Via Francigena ha scorci mozzafiato, le manca la visione d’insieme (immagine Expedia)
La Via Francigena ha scorci mozzafiato, le manca la visione d’insieme (immagine Expedia)

Il progetto Francigena

Ci sono le città, ma anche gli spazi aperti, di cui l’Italia abbonda. Paesaggi dolci e quelli più aspri, itinerari nella storia e nella gastronomia. E’ incredibile rendersi conto di quanta gente percorra il Camino de Santiago senza conoscere la Via Francigena. Forse perché la stessa non è ancora percepita come un cammino con un vero scopo.

Ci sono agenzie o enti che ne propongono porzioni, non s’è invece diffuso ancora il gusto eroico e mistico di percorrerla per intero (sono 718 i chilometri per Santiago, mille quelli fino a Roma). Eppure anche la Francigena (che ha in Italia 45 delle 79 tappe in totale) distribuisce la Credenziale del Pellegrino su cui apporre i vari timbri e alla fine il Testimonium, che spetta a chi percorre a piedi gli ultimi 100 chilometri (200 in bicicletta). C’è tutto, manca forse un’adeguata comunicazione.

La Germania tira il cicloturismo europeo con 20 mld annui di indotto. L’Italia è ferma a 7… (immagine Velontour)
La Germania tira il cicloturismo europeo con 20 mld annui di indotto. L’Italia è ferma a 7… (immagine Velontour)

Altri 13 miliardi

L’Italia è il Paese delle potenzialità inespresse. La Sicilia sarebbe la palestra perfetta per il ciclismo d’inverno, al pari della costa andalusa, ma devi arrangiarti da solo e non sperare che qualcuno te la venda come tale. La Sardegna (in apertura un’immagine de La Nuragica), le Marche, l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria hanno scenari che sembrano disegnati da un amante del gravel. Ma sembra che a chi governa sfugga la portata miliardaria di investire sul cicloturismo. E allora ha ragione l’avvocato Santilli: c’è un problema di comunicazione grande come il mondo. Le nostre istituzioni non sanno che il cicloturismo in Europa muove 50 miliardi di euro ogni anno, con i 20 della Germania e gli appena 7 dell’Italia. Sette miliardi nati per l’iniziativa spontanea degli attori che ci credono. Troveremmo tanto disdicevole, visto il nostro territorio ben più idoneo, agganciare la Germania e i suoi soldoni?

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