“Vogliamo che stare al Monroc sia un’esperienza difficile da raccontare”, esordisce così il testo introduttivo sul sito della struttura logistica trentina, diventata nel corso degli anni un riferimento per la Val di Sole. Se si parla di bike hotel, non si può prescindere dalla struttura di Commezzadura, che ha visto passare attraverso i suoi corridoi, i suoi tavoli di ristorante, le sue stanze il meglio della mountain bike mondiale.

Qui la mountain bike è nel suo mondo
Perché la storia dell’Hotel Monroc è strettamente connessa con il suo territorio e quando si parla di Val di Sole la mente va subito alle ruote grasse e al peso specifico che questo territorio si è ritagliato nel mondo della mtb, ospitando mondiali e tappe di Coppa del Mondo, ma soprattutto diventando un luogo privilegiato per chiunque ami pedalare offroad. E allora la storia dell’hotel diventa il punto di partenza nell’illustrare la struttura parlando con la sua titolare Romina Rossi.
«L’hotel nasce nel 2015 – spiega – e sin dai suoi inizi ha avuto un forte carattere ciclistico. Dotandoci di tutti i servizi richiesti anche perché siamo subito stati chiamati in causa per ospitare i team in occasione dei grandi eventi. Non solo Coppa del mondo ma anche una manifestazione particolare come la Transalp, nella quale i concorrenti arrivano anche tardi e hanno la necessità di cambiarsi e avere i propri indumenti lavati e asciugati, in modo da poterli riutilizzare il giorno dopo lasciando l’hotel. Diciamo che questa è la parte più estrema del nostro mercato legato alla mtb».
Quali servizi mettete a disposizione dei biker?
Tutto quello che è previsto da una struttura bike friendly. Oltre al servizio di lavanderia c’è anche quello di bike washing e di deposito bici opportunamente sorvegliato visto che parliamo di mezzi che hanno anche un costo elevato. Nel deposito c’è anche uno spazio apposito dedicato a piccole riparazioni, con materiale utile e attrezzi per poter provvedere. I team hanno i loro mezzi, questo è chiaro, ma capita anche che chiedano un supporto.
Chiaramente però la vostra struttura non vive solo di biker professionisti…
Certo, anzi per i cicloturisti le esigenze cambiano. Diventano anche superiori, nel senso che si richiede oltre a quanto già detto anche qualcosa in più: buona cucina, buon vino, consulenza per affrontare percorsi diversi e, per chi è già venuto dalle nostre parti, nuovo. Per fortuna il comprensorio propone ogni anno novità, si disegnano nuovi tracciati e chi viene da noi trova sempre qualcosa di nuovo da percorrere e da scoprire.
La vostra struttura opera per quanti mesi all’anno?
Noi siamo aperti 10 mesi. Nel periodo invernale siamo naturalmente più concentrati sullo sci e le attività sportive del periodo, la stagione ciclistica possiamo dire che inizia a fine maggio per andare avanti fino a ottobre inoltrato.
La clientela cambia fra Italia e estero?
Diciamo che nei primi anni c’era una preponderanza nazionale, ora invece le cose si sono abbastanza equilibrate. Gli stranieri però, quando vengono sostano per più giorni e vogliono fare più attività, scoprire il territorio cercando di fare il più possibile. E’ come se spremessero le loro giornate fino all’osso, usufruendo anche delle nostre guide per le escursioni che, per inciso, sono sia in mtb che a piedi.
La Val di Sole ha una lunga tradizione di grandi eventi legati alla mountain bike, ma ultimamente sta spingendo più sul discorso cicloturistico che su quello prettamente agonistico. Questo ha comportato cambiamenti per voi?
Per noi cambia abbastanza poco. E’ chiaro che la Coppa del mondo è un riferimento assoluto, porta attenzione sulla Valle, ma a parte questo qui c’è un numero sostenuto di piccoli eventi che richiamano comunque gente. Noi poi cerchiamo di basarci anche su quel che possiamo offrire, andare un po’ a compensare le emozioni vissute in sella alla propria mtb o assistendo alle evoluzioni dei campioni con altre emozioni e sentimenti vissuti nella nostra struttura, dando il massimo del comfort possibile.
Solo mountain bike?
Giusta domanda. Va premesso che la valle sta cercando di incrementare anche altri discorsi non prettamente legati alla mountain bike, come ad esempio tracciati di “alpin gravel”, ma siamo ancora a un mercato di nicchia. Per quanto invece concerne la bici da strada, non possiamo negare che qui è sempre stata vista un po’ come la parente povera, non c’è una grande tradizione anche perché c’è una viabilità meno sviluppata che in altre zone anche dello stesso Trentino. Questa è la patria della mountain bike, non è un caso…