I dettagli nel ciclismo sono fondamentali. A qualsiasi livello lo si pratichi, prendersi cura della propria posizione in sella è un aspetto da non sottovalutare. I punti di contatto che si hanno con la bici sono tre: manubrio, sella e pedali, che trasmettono alla bici la potenza del ciclista da cui si genera il movimento. Per far sì che questa fase sia il più efficiente possibile la scelta più naturale è scegliere un pedale con sistema di aggancio rapido.
Qui tuttavia si apre un mare di scelte e incognite su cui è bene informarsi prima di immergersi. Quale modello scegliere? Quale tacchetta? Come va posizionata? Quali sono i rischi di un cattivo montaggio? Per rispondere a queste domande ci siamo affidati al parere esperto di Alessandro Colò: ex corridore, ora ingegnere e biomeccanico.
Perché si montano i pedali con l’attacco?
Avere le tacchette rende la pedalata più efficiente da un punto di vista della trasmissione delle forze perché l’aggancio rende più fisso il piede. Mentre non avere l’aggancio rende tutto un po’ più labile, un po’ più movimentato e quindi dal punto di vista dell’efficienza della spinta è peggiorativo. L’altro motivo importante è quello di “guidare” il piede nella posizione corretta. Non avere l’aggancio fa sì che il piede venga poggiato a caso e si deve stare attenti a come lo si mette, perché pedalando si sposta. La posizione giusta è determinabile attraverso tre parametri. L’arretramento, quindi lo spostamento avanti e indietro. Il movimento trasversale, quindi più aperto o più stretto. Infine l’angolo di rotazione del piede.
Quali sono le tecniche per posizionarle correttamente?
Dipende sempre dal livello, se parliamo di ciclisti amatori. Si misura il piede, si misura la scarpa e si va a stabilire dove cadono il primo e il quinto metatarso, cercando di impostare il tacchetto in modo che l’asse del pedale passi tra il primo e il quinto metatarso. Questa è la regola generale assodata da anni. Invece a livello agonistico si può anche deviare da questa regola e vedere come una persona spinge nel modo migliore. Si analizza il ciclista mentre pedala. Uno dei metodi di ultimissima generazione è uno strumento che ho acquistato proprio nell’ultimo mese. Serve per vedere dove cade la pressione principale del piede durante la spinta e grazie a questo si cerca di portare l’asse del pedale in quel punto. Per fare questa cosa, uso delle solette sensorizzate che metto all’interno delle scarpe.
Il primo metodo si può seguire anche da soli?
L’errore che spesso si commette è che, non avendo l’esperienza né la possibilità di misurare l’angolo di impostazione, è molto probabile sbagliare. Il consiglio è di pedalare per primi giorni con le scarpe da ginnastica, se si è agli inizi, lasciando poi che a impostare il tacchetto sia uno che lo fa fa di mestiere.
Quali sono i rischi di una tacchetta posizionata male?
I rischi sono quelli di soffrire di problematiche al tendine d’Achille piuttosto che alle ginocchia o alla caviglia. Si parte col dolorino e poi si arriva a un’infiammazione più seria. Se questa perdura per tante settimane o mesi, può diventare cronica e poi per smaltirla servono altrettanti mesi di terapie o di terapie invasive che comportano poi dispendio di soldi ed energie. Una persona che vuole pedalare per piacere si ritrova a perdere tempo per curarsi.
Ci sono delle accortezze da prendere nella scelta delle tacchette?
Al neofita che non ha interesse per le prestazioni e quindi va in bici a livello cicloturistico, io consiglio di partire con i pedali e scarpe da mountain bike, quindi con il classico aggancio SPD. La scarpa è molto più comoda, è più semplice scendere dalla bici, fare una camminata, fare la foto. Chi invece fa strada, non è agonista, ma comunque ama la velocità, farà bene a prendere una tacchetta da strada, quindi le classiche Look o Shimano, che offrono la possibilità di variare l’angolo di rotazione del piede. Entrambi i brand hanno tre tipologie di angoli, come per esempio il rosso della Look o il giallo della Shimano. Per chi è già piuttosto atletico, può partire direttamente dalle Look grigie. Se invece parliamo di Shimano, preferisco sempre partire dalle tacchette gialle, che hanno un’angolazione di 6°, quindi sono più chiuse delle rosse che invece hanno angolazione di 9°.
In quali casi si scelgono le tacchette con zero gradi di mobilità?
Quelle le consiglio solo a chi fa l’agonista, ma neanche a tutti. In ogni caso vanno provate, perché non è una regola generale che se fai l’agonista devi avere il piede fermo. C’è chi ha problematiche fisiologiche o mentre pedala muove molto la caviglia e allora ha bisogno di più libertà: in tal caso le tacchette fisse sono sconsigliate. Esse non perdonano un solo millimetro di errore e, non avendo mobilità, quel millimetro te lo ritrovi a ogni pedalata.
Quando si cambia scarpa si deve ritornare dal biomeccanico?
Per il cambio scarpa io consiglio sempre di portarmi la scarpa vecchia e ovviamente la nuova. Se rimani sullo stesso modello, puoi provare anche a casa da solo. Prendi un calibro, stai un po’ attento e puoi reimpostare la posizione della tacchetta. Però se cambi il modello di scarpa, anche a livello amatoriale, è molto meglio portarla dal biomeccanico per ricontrollare la lunghezza della suola. A quel punto, di solito ricontrollo la forma della scarpa e da dove iniziare a misurare, perché spesso il problema è lì. Ad esempio se l’arretramento è di 120 mm, bisogna tenere conto che ogni scarpa ha la punta fatta a modo suo, quindi bisogna sapere dove misurare. Se invece, cambi il tacchetto su una scarpa che già stai utilizzando, allora si può riuscire a sostituirlo da soli e fare un buon lavoro.
Se invece, si cambia la bici, si cambiano dei parametri da far quadrare anche per le tacchette?
No, lì bisogna stare attenti a rimettere la bici nelle condizioni in cui era la precedente, lasciando inalterata la posizione del tacchetto sulla scarpa.
E se si usano più modelli di bici: strada, gravel e MTB?
Se il pedale è lo stesso, il posizionamento rimane invariato. Se invece, a livello un po’ più agonistico si cambia pedale ad esempio sulla mountain bike, cambia soprattutto la forma della scarpa. Questa infatti ha una suola molto più piatta, mentre la scarpa da strada (soprattutto quelle agonistiche) hanno il tacco molto più in alto. Cambia l’atteggiamento della caviglia durante la pedalata e quindi l’altezza sella è diversa. Non è solo una questione di differenti spessori del pedale, ma va considerata anche la forma della scarpa, per cui vanno prese diverse misure per le differenti bici.
Negli anni si cambia la posizione delle tacchette?
A livello amatoriale no, si lascia sempre la stessa posizione. A livello agonistico sì, vale la pena provare posizioni un po’ più aggressive col passare degli anni. Stiamo parlando di modifiche millimetriche, massimo 2-3 mm in base al tipo di impegno che si andrà a sostenere, come le cronometro, le cronoscalate, il triathlon sprint, quindi sforzi molto intensi. In questo caso la tacchetta va posizionata in un certo modo e i pochi millimetri di differenza possono influire. Se si parla di sforzi prolungati, allora queste modifiche non portano benefici evidenti.