La Rando Cento Gobbe, inizialmente prevista per domani, si terrà il prossimo 29 giugno. Una decisione sofferta ma necessaria, visto che le previsioni meteo per domenica erano infauste in tutta la zona della cintura di Milano e il rischio di un annullamento era troppo alto. Così la società organizzatrice, il Gs Amspo, ha dovuto prendere una decisione in anticipo e poco importa se alla data fatidica dell’11 maggio splenderà il sole perché la macchina è già messa in moto per la nuova data.
Perché ci occupiamo della Cento Gobbe? Perché è una delle randonnée storiche del calendario italiano, uno degli appuntamenti più amati dal popolo dei cicloturisti lombardi e non solo, affondando le sue radici addirittura nei mitici anni Settanta, quando la bici, agonismo a parte, era qualcosa visto con sospetto se non addirittura con derisione dalla cultura vigente.

Un evento nato come mediofondo
«La nostra Cento Gobbe compie quest’anno 42 anni – racconta il presidente della società organizzatrice, Ettore Pagani – ma non è che allora fosse quello che è oggi. Allora si parlava di mediofondo, cosa ben diversa dalle omonime prove di oggi che sono agonistiche. Quelli erano raduni cicloturistici veri e propri e la Cento Gobbe divenne subito una classica del settore, alla quale tutti volevano partecipare.
«Si è andati avanti così per molto tempo, portando ogni anno centinaia di appassionati a percorrere le strade dell’hinterland milanese. Poi una decina di anni fa abbiamo deciso di trasformare il nostro evento in una randonnée. Le ragioni dietro questa scelta sono molte, ma principalmente sono i costi divenuti troppo alti. Allestire una mediofondo cicloturistica, seppur senza velleità agonistiche, richiedeva innanzitutto molti permessi e quindi eravamo soggetti a mille variabili sull’effettuazione o meno dell’evento. La Prefettura, per dare il suo consenso, voleva giustamente la chiusura delle strade al passaggio dei ciclisti, ma questa era a nostro carico e noi non avevamo né gli uomini né i mezzi per poterlo fare. Quindi abbiamo scelto l’altra strada».
Cicloturistica e randonnée: le differenze
Che cosa cambia allestendo una randonnée? «Molti pensano che sia la stessa cosa ma non è così. In questo caso gli iscritti sono tenuti a rispettare il codice stradale partecipando all’evento senza alcuna chiusura del traffico. Noi diamo a tutti i partecipanti la traccia del percorso da scaricare sul proprio cellulare. Essi hanno un lasso di tempo per raggiungere la località di arrivo toccando i due punti di controllo previsti e possono farlo entro una finestra di tempo prefissata, quindi non possono andare né troppo veloci né troppo piano. Considerate che su un percorso di 200 chilometri, la finestra di attesa per gli arrivi è fra le 3 e le 4 ore».
Una scelta, quella presa dall’associazione sportiva, che rappresenta un risparmio anche in termini di gestione dell’evento dal punto di vista delle forze umane: «Per allestire un evento del genere, che prevede due percorsi, basta una dozzina di persone. Io e il segretario ci occupiamo di tutto quel che riguarda il “pre”, dai permessi alla gestione delle iscrizioni. Poi abbiamo sei persone che gestiscono i due punti di controllo che fungono anche da ristori sul tracciato. Più qualche altro addetto all’arrivo. In una randonnée le difficoltà maggiori riguardano i giorni di vigilia, la gestione è più agevole rispetto a qualsiasi altro evento perché è molto affidata al partecipante».
La forza del tracciato e della tradizione
Perché si dovrebbe scegliere la Cento Gobbe, considerando che di randonnée ce ne sono molte? «E’ vero, anzi in questo periodo fino all’estate ce ne sono di importanti praticamente ogni fine settimana, poi si allunga la gittata, si passa a quelle da 300 chilometri in su. La forza del nostro evento è data dalla tradizione, ma anche dal poter conoscere pedalando una parte del Milanese che siamo abituati a vedere di corsa, in auto, presi come siamo dal nostro tran tran quotidiano e stressante.
«Il percorso parte e arriva a Rho, nella parte occidentale di Milano snodandosi fra questa e Varese. Di punti belli ce ne sono, anzi forse è proprio la parte iniziale e finale che può risultare quella meno attraente. Si va nella Valle Olona affrontando strappi che chi fa ciclismo da queste parti conosce bene, trovando la principale difficoltà altimetrica sul Passo di Sant’Antonio fino a quota 640 metri. Si entra nel Varesino toccando anche Cittiglio, sede del Trofeo Binda, per raggiungere Porto Valtravaglia che funge un po’ da giro di boa. Poi si torna indietro passando per la parte lombarda del lago Maggiore e per quello di Monate. Si risale sulle alture prima di tornare verso Rho, per un dislivello totale di 2.109 metri. In alternativa si può scegliere il percorso ridotto di 130 chilometri per 1.258 metri, ma anche questo è piuttosto impegnativo. E va considerato che rispetto al passato abbiamo anche ridotto un po’ il dislivello, prima era per veri camosci…».
Un attestato di fiducia
L’iscrizione ha un costo di 13 euro ridotti a 11,70 per i soci dell’Ari-Audax, l’associazione dei randonneur italiani. Chi vuole iscriversi direttamente il 29 giugno dovrà versare 15 euro. «Dopo la nostra sofferta decisione abbiamo contattato tutti coloro che si erano iscritti – conclude Pagani – e con nostra sorpresa quasi tutti hanno scelto di rinnovare la partecipazione per il 29 giugno. Noi ci eravamo ripromessi di rifondere la quota d’iscrizione a chi ce lo avesse chiesto, praticamente abbiamo un’incombenza in meno e un grande attestato di fiducia in più…».