Come abbiamo visto con la Ciclovia del Reno, non sempre per vivere emozioni forti e apprezzare paesaggi splendidi si deve per forza andare in montagna o alla ricerca di salite mitiche. Anche le pianure possono offrire molto al ciclista. Anzi, forse la pianura proprio perché più facile “da pedalare” si apre ad uno spettro di persone molto più ampio. Ne sono un esempio le ciclabili e i tanti percorsi che si possono trovare nelle risaie del Piemonte, specie quelle del Nord.
Nel Nord del Piemonte
Siamo in aperta campagna, tra Biella e soprattutto Vercelli. Distese immense e di tanto in tanto dei campanili. E’ quasi incredibile pensare che siamo ai margini di quello che è il motore economico d’Italia.
Anche le stesse strade statali o provinciali di collegamento non sono super trafficate. Per entrare nelle risaie, che spesso costeggiano, basta una secca svolta a destra e il mondo cambia all’improvviso.
L‘Alto Piemonte è molto attivo in tal senso. Il vercellese propone ben sette itinerari specifici di distanza crescente. Vanno dai 17 a i 77 chilometri. E ogni itinerario ha una sua peculiarità. Ci sono guide specializzate e noleggi bike per poterle scoprire al meglio.
Siamo in uno spicchio di territorio chiaramente molto pianeggiante, che va da Santhià a Vercelli e ancora, procedendo verso est, al fiume Sesia. A Nord e a Sud i confini sono quelli naturali delle colline che fanno da preludio alle Alpi e dal fiume Po. E’ proprio la confluenza del Sesia nel Po a chiudere lo “spicchio del riso”.
Vercelli è il punto di riferimento e da qui partono quei sette percorsi segnalati da Visit Vercelli e più precisamente dalla stazione, luogo non casuale per chi ama la mobilità sostenibile. Ma questo è un altro discorso.
Vercelli 7 percorsi
Prendiamo dunque come esempio, l’anello più grande il percorso Risaie Ciclabili N.6. Un percorso che riprende un po’ tutte le caratteristiche e gli scenari che si possono ammirare.
Questo anello parte e arriva a Vercelli, tra i suoi punti d’interesse anche Santhià e alcuni tratti della Via Francigena e il Lago di Viverone.
Santhià è un perla di queste pianure. Come molti di questi borghi è di origine medievale, tra l’altro a proposito di risaie, sono stati proprio i monaci in età feudale a crearle. Di Santhià è noto il suo campanile.
Ed è nei pressi di Santhià che s’interseca anche un tratto della Via Francigena, la strada che da Canterbury portava il pellegrini a Roma.
Ma forse il cuore dell’intero percorso numero sei è quello che arriva dopo, quando si giunge al Lago Viverone, uno dei più grandi dell’intero Piemonte. Il percorso lo costeggia per una manciata di chilometri fino ad Alice Castello ed è proprio in questo tratto che si va al cuore, alla genesi delle risaie: è qui infatti che s’intersecano il Naviglio di Ivrea, il Canale Depretis e il Canale Cavour, fonti essenziali per la coltivazione del riso nel vercellese.
Da sapere
Se a livello tecnico questi itinerari non presentano né difficoltà tecniche, né tantomeno altimetriche, è bene partire conoscendo già alcuni termini specifici. Termini che vi aiuteranno a capire meglio il vostro viaggio e quindi ad apprezzarlo di più.
Per esempio, grange. Tecnicamente era il locale in cui venivano stipati i cereali, ma col tempo e i monaci appunto è divenuto la tenuta del riso, quell’appezzamento con gli annessi locali agricoli, dalla cascina ai magazzini. Un po’ il concetto di quel che è la malga in montagna.
“Mare a quadretti”. Questa definizione insolita racchiude tutto il tema dell’idraulica del riso. Queste zone sono pianeggianti, ma non del tutto piatte. Dai 160 metri di quota delle zone del Viverone alla confluenza di Po e Sesia il dislivello se pur minimo (circa 50-60 metri in 60 chilometri) c’è. Mentre per avere un riso di qualità questo deve essere tutto sotto l’acque. E per esserlo chiaramente il piano deve essere equamente distribuito. Da qui l’idea di creare degli appezzamenti chiusi perfettamente piatti. La rete idrica dei canali maggiori invece sfrutta questo dolce declivio ed è gestita da piccole chiuse nelle varie ramificazioni. Da questi appezzamenti a quadri nasce la definizione mare a quadretti.
Ecomuseo del riso. Non bisogna pensare ad un classico palazzo con dentro strumenti od orpelli, l’Ecomuseo delle Terre d’Acqua è un’insieme di natura e uomo. Boschi, acquitrini, ma anche grange, risaie, cascine, biotopi ne fanno parte. Tra l’altro, a proposito di biotopi, l’intero sistema di queste risaie è un’area umida protetta (Zona Protezione Speciale riconosciuta dalla Comunità Europea). Qui vi nidificano specie come migliarino di palude, il tarabuso o l’ibis sacro. E oltre agli uccelli e la più classica fauna, ci sono anche la tartaruga palustre e la lampreda, un pesce particolare senza mascelle.