Il 28 settembre sarà tempo per la Randonnée du Mont Blanc. Tre percorsi: 30 chilometri, 50 e anche 100. Quello che incuriosisce, guardando la locandina, è una scrittina piccola che dice: ebike, MTB, gravel. Tutti i tipi di bici, in barba a qualsiasi specializzazione. E se l’evento in sé provoca l’acquolina in bocca, ciò che risulta interessante è cosa c’è dietro la società che la organizza. Si chiama Epic Days e porta avanti una filosofia piuttosto originale. Ne parliamo con Andy Serighelli, che l’ha pensata e la porta avanti con l’entusiasmo di chi lavorando si diverte. Il tutto in un territorio, come quello di Courmayeur, che nell’estate ci ha dato tanto da parlare di cicloturismo…
«Diciamo che Epic Days – spiega sorridendo – nasce da una mia idea, da una mia volontà. Io vengo dal mondo della musica, dal mondo degli eventi. Sono stato un dj produttore per tanti anni e ho avuto l’opportunità di girare prima di tutto la nostra bella Italia, poi l’Europa e gli Stati Uniti. Quando mi sono ritirato, ho deciso di dedicarmi all’altra mia passione che è la bicicletta. Lei c’è sempre stata, di giorno pedalavo e di notte suonavo. E’ sempre stata una valvola di sfogo. Comunque fare eventi per me è sempre stata una cosa bella, vedere le persone emozionarsi mi stimola tanto. L’ho fatto prima nella musica e adesso abbiamo iniziato questo percorso nel mondo della bici con Isaia Spinelli».
Insieme a Isaia Spinelli
Isaia Spinelli è stato per anni responsabile commerciali alla Bianchi, di lui vi diremo in un prossimo articolo. Quando ha deciso di cambiare vita, si è dedicato con un partner all’acquisizione di aziende nel mondo del ciclismo ed ha arricchito questa nuova attività con la nascita di Epic Days assieme a Andy Serighelli.
«Isaia si è reso conto della potenza del progetto – prosegue Andy – gli è piaciuta la mia filosofia e l’idea di creare degli eventi che fossero innanzitutto no-race. Non snobbiamo le gare, semplicemente non ci interessano. Io ho più un animo esplorativo. L’idea di creare Epic Days nasce per dare la possibilità a chiunque di vivere un’avventura. Infatti il nostro claim è: l’avventura per tutti».
Due parole che non sempre vanno bene insieme: davvero l’avventura può essere per tutti?
I nostri sono eventi unsupported. Eppure chiunque, con la forza di un gruppo e vedendosi con qualcosa di organizzato intorno, può fare i suoi 50-60 chilometri con 1.000 metri di dislivello. Lo fai con un po’ di calma, un ristoro qua e là e un po’ di forza che ti viene da un compagno di viaggio che incontri e puoi portare a casa un risultato personale.
Sei tu il tracciatore dei percorsi?
Esatto. Essendo un ciclista esploratore, sono appassionato di endurance e mi piace sempre spingermi un pochino oltre. Quindi vado a trovare le location e faccio scouting. Porto tutte le mie bici o quantomeno una parte, perché la nostra peculiarità è che in un mondo in cui la gravel sembra ormai la sola opzione e la sola novità, i nostri percorsi sono studiati per essere godibili con tutte le bici. Quindi la gravel, la mountain front o full, e anche con una e-bike.
Quindi la Randonnee du Mont Blanc la fai indistintamente con ciascuna delle tre bici?
Siamo i primi in assoluto a portare la gravel sul Monte Bianco. E’ chiaro che questo crea non poche difficoltà nel tracciare. Si può immaginare che un conto è fare il giro del Ticino e un conto è portare il gruppo a 3.800 metri. Il lavoro di scouting e di tracciamento è molto più difficile, perché bisogna anche dare dei percorsi più accessibili. Gli unici parametri di cui tenere conto sono i chilometri e il dislivello, ma quelli li dichiaro all’inizio. Certo non possiamo chiedere a nessuno di fare un’ora di portage, con la bici in spalla. Non a tutti piace quella roba lì…
E’ prevista comunque una versione estrema, cioè un percorso più lungo e impegnativo?
Sempre. Nel menù c’è sempre una prova accessibile, con un percorso di 30 chilometri e sotto i mille metri di dislivello. Una da 50-60 sui 1.500 metri. E poi c’è un percorso da 100 chilometri con 3.000 metri di dislivello. Creiamo sempre un’opzione per chi vuole davvero mettersi in gioco.
Perché escludere l’agonismo?
Io seguo il mondo race da fuori, perché non faccio gare, soprattutto per conoscerlo e capirlo. Lo trovo molto bello, molto affascinante. Credo però che in questo mondo in cui siamo tutti stressati, con il telefono in mano, le notifiche, le mail e tutto quello che abbiamo per la testa, non tutti la domenica sono disposti a farsi carico di una gara. Preferiamo proporre una sfida personale, come se fossero due ore di palestra in cui devi spingere, senza che qualcuno ti corra dietro.
La modalità è quella del trail, per cui si naviga a vista, oppure fornite le tracce?
Diamo le tracce il giorno prima. Ciascun partecipante riceve quella che ha scelto.
Sono prove totalmente unsupported oppure esiste una forma di assistenza?
Ho fatto un sacco di eventi per i fatti miei. E se un appunto si può fare è che tante volte vedo partecipanti che per sfortune pazzesche si ritrovano appiedate magari a 40 chilometri dall’arrivo. Ti fermi a fare la foto, la bici cade e si rompe un forcellino. E’ vero che devi essere in grado di cavartela, però è brutto lasciare persone da sole in giro per le montagne. Un conto sono le prove di ultra endurance, dove fondamentalmente sei un atleta che sta correndo e c’è una classifica. Ma noi parliamo di eventi non agonistici e di persone che vogliono divertirsi e non essere abbandonate a se stesse. Perciò, visto che i punti del percorso sono spesso raggiungibili agevolmente, c’è sempre un furgone pronto a partire per recuperare chi avesse avuto un problema.
Che cosa ti fa dire che un evento sia ben riuscito?
Torno alle mie origini musicali. Da ragazzo suonavo nei piccoli club, poi sono diventati festival con 10-15 mila persone. Non conta il numero, conta quanto ballavano e quanto sorridevano. Per me la soddisfazione è quello.
Che difficoltà ci sono a portare una gara in quei posti così impegnativi, come il Monte Bianco?
La difficoltà più grande è tracciarla, cercando di renderla fruibile, non pericolosa e dando opzioni per tutti i modelli di bici, in modo che il prodotto sia il più appetibile possibile. E’ chiaro che non va bene se tracciamo una roba da pazzi, da 5.000 metri di dislivello che va su in verticale, in cui è impossibile pedalare. Noi vogliamo portare le persone a scoprire i posti grazie alla bici. Persone normali, che devono solo pedalare un po’ di più delle altre.
Com’è l’accoglienza della Valle d’Aosta e in genere dei territori?
L’accoglienza della Valle d’Aosta è stata molto buona, gli altri territori sono variabili. Secondo me ancora non si è capito il potenziale di queste manifestazioni. Certamente nelle Amministrazioni hanno tante cose cui pensare, però a noi fondamentalmente basta veramente poco. Facciamo tutto in autonomia, basta solo un po’ più di velocità nelle risposte.
Se volessi dire a qualcuno a chi stesse pensando di venire sul Monte Bianco fra tre settimane, cosa gli diresti?
Sono anni che sto a Courmayeur, vado e vengo. Tutte le volte che ripasso nei primi chilometri di un qualsiasi trail, quelli che fa chiunque arriva e noleggia una bici, guardo e dico: ma questi paesaggi così belli ci sono sempre stati? Come sulle Dolomiti, che trovi sempre qualcosa di nuovo. Non mi stanco mai di vedere questi posti, come al Louvre dove ogni volta lo stesso quadro ti fa un effetto diverso. In più nella nostra organizzazione teniamo molto alle vibrazioni che trasmettiamo e nel party che facciamo a fine giro. Quello è tanta roba, con la musica troppo alta. E non siamo ancora a regime. Tutto quello che facciamo migliorerà e aumenterà.
Quindi, riassumendo. Randonnee du Mont Blanc. Data: 28 settembre. Tre percorsi: 30 chilometri, 50 e anche 100. Per iscrizioni, prezzi e orari, non resta che visitare il sito ufficiale, poi preparare la bici e partire. E poi magari mandateci qualche foto…