| 30 Luglio 2024

La salita del Barbara? Per Mosca è più dura dello Zoncolan

Chi conosce Jacopo Mosca sa che è un burlone. E’ un ciclista professionista, corre con la Lidl-Trek e gli piace fare battute. Tuttavia, quando gli abbiamo chiesto di parlarci della salita del Barbara in Alta Val Pellice, in Piemonte, Mosca ha cambiato tono e la voglia di ridere è un po’ passata. Salvo riprendere presto a farlo, con quell’atteggiamento scanzonato che mille anni fa portò Gino Bramieri a cantare: rido per non piangere.

«So che si parla di farci arrivare il Giro d’Italia – dice – e non mi stupirei se prima o poi accadrà. Io però lo dico sinceramente e l’ho detto come battuta al sindaco di Bobbio. “Per favore, gli ho detto, aspetti ancora qualche anno per proporlo. Io smetto prima, così non sarò costretto a farla”. Voi una salita così dura non ve la immaginate…».

L’Anello dei Rifugi

Una vera e propria salita da incubo, pronta a inserirsi fra le più impegnative d’Italia. I numeri parlano di lunghezza 9,29 km. Quota minima 720 metri,  quota massima 1.753, con dislivello positivo di 1.033 metri. Pendenza media 11,19 per cento, pendenza massima 20,3. Il bello e il motivo per cui se ne parla è che la salita è stata appena riasfaltata e inserita nell’Anello del Rifugi, che dal Rifugio Barbara Lowrie prosegue verso il Rifugio Barant (2.373 metri), su cui si sta lavorando per farne una struttura bike friendly con vista sul Monviso. Il rifugio prende il nome da una cittadina statunitense, innamorata della Val Pellice, che costruì con il marito Walter, una casa di caccia. Era il 1928: poco tempo dopo, donò l’edificio alla Sezione del Cai della Val Pellice, che la trasformò in un rifugio.

La scorsa settimana, per far apprezzare la salita del Barbara a un pubblico più ampio, è stata organizzata una scalata al rifugio, di cui Mosca è stato testimonial. L’organizzazione tecnica è stata affidata al GSR Alpina, la stessa società con cui Mosca ha appena organizzato delle gare giovanili nella sua Osasco. E alla fine ciascun partecipante ha avuto in omaggio una maglia Upslowtour, l’iniziativa nel pinerolese che punta a valorizzare dal punto di vista cicloturistico il territorio.

La scalata al rifugio Barbara Lowrie non ha tornanti e la pendenza è quasi sempre a doppia cifra (foto Upslowtour)
La scalata al rifugio Barbara Lowrie non ha tornanti e la pendenza è quasi sempre a doppia cifra (foto Upslowtour)
Caro Jacopo, cosa puoi dirci di questa scalata?

E’ stata l’ultima salita delle mie sei ore, che a causa sua sono diventate sette. E’ la salita che come Upslowtour vorrebbero lanciare di più, ma da ciclista mentre sei lì cominci a chiederti che te l’abbia fatto fare. Cioè, se uno è intelligente non ci va. Scherzo, ovviamente, ma è durissima. Prima era una strada impercorribile con la bici da strada, perché il fondo era messo davvero male. Secondo me è peggio dello Zoncolan, perché il pezzo duro, arriva dal sesto al nono chilometro, quando sei già stanco. E soprattutto negli ultimi 3 chilometri avrai 50 metri di respiro e non è neanche detto.

Perché?

Perché hai delle semicurve, neanche un tornate dove di solito si respira. In realtà ci sono solo due tornantini, da cui guardi in alto e pensi che per arrivare in cima dovrai morire. Dicevo che prima era in uno stato pietoso, invece con Upslowtour l’hanno riasfaltata completamente ed è un biliardo da sotto a sopra. Quindi adesso sali, ma soprattutto puoi anche scendere in sicurezza. Prima dovevi andare sempre con i freni tirati e quando arrivavi sotto, avevi finito le pastiglie, perché ci sono rampe oltre il 20 per cento che si fatica anche a scendere. Adesso è proprio una bella strada.

Pensi sia vero che lassù vogliano portarci qualche corsa?

Sono anni che lo dicono. Il problema potrebbe essere solo quello dei mezzi di ripresa, perché la strada è strettissima e non so se i camion passerebbero. Per contro, quando mi hanno interpellato anche per sapere queste cose, ho spiegato che alla Vuelta fanno degli arrivi assurdi e li fanno vedere in tivù. Quindi secondo me, se ce la fanno loro, un modo per deve esserci.

Con che rapporti si fa la salita del Barbara?

Allora, l’altro giorno l’ho fatto col 41×36, perché per fortuna ho rubato la ruota di Elisa (Longo Borghini, sua moglie, ndr). Secondo me un amatore dovrebbe farla con um 34×32, almeno parlando dei rapporti di Sram che usiamo in squadra. Nel senso che le pendenze sono estreme e poi sei in salita per un’ora, dato che sono 10 chilometri e non vai su tanto forte, anzi…

Come descriveresti gli scenari?

Inizia con una valle molto stretta. Poi passi un po’ in un piccolo bosco e costeggi a lungo il fiumiciattolo, dove vedi la gente che va a fare i tuffi. Noi qua li chiamiamo “i tumpi” dove puoi buttarti nelle pozze d’acqua ed è molto bello. Poi la valle inizia ad aprirsi verso le montagne e quando sei in cima, vedi la valle aperta con le montagne dietro. Appena dietro, sulla destra rimane l’altopiano del Pra che però non vedi perché c’è di mezzo una montagna. E’ un altopiano famoso nella zona, ma è raggiungibile solo per una sterrata. Tante famiglie vanno a farci camminate e si trova lungo il Giro dei Rifugi.

Avevi già fatto il Barbara in passato?

Quattro volte, se non sbaglio. Al primo assalto, l’avevo fatta a metà. Ero andato tardi, appena uscito da scuola. Ero junior di primo anno forse e girai per non arrivare col buio e lo stesso a casa arrivai che era notte. Poi l’ho rifatta da junior di secondo anno e una volta anche lo scorso anno per fare delle foto. Infine l’ho fatta l’altro giorno. L’anno scorso era ancora brutta, adesso che è riasfaltata, secondo me è proprio una bella salita, vale la pena sfidarla. Però preparatevi, per me è davvero più dura dello Zoncolan.

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