| 8 Settembre 2024

Venti Regioni, venti salite: infine Forca di Presta e Monte Crispiano

E siamo all’ultima puntata di questo viaggio interessante e a tratti stravagante, che ci ha portato sui punti asfaltati più alti, e quindi raggiungibili con ogni tipo di bici, di ogni regione italiana. Siamo partiti con l’imponente Passo Stelvio e il Colle dell’Agnello e oggi chiudiamo con Forca di Presta, nelle Marche e Monte Crispiano, in Puglia.

Sono la 19ª e la 20ª salita in graduatoria. Due scalate diversissime fra loro. O meglio, è particolarmente differente da tutte altre l’erta pugliese. Tra l’altro non è stato assolutamente banale scovare il punto asfaltato più alto della Puglia. Era presumibile che si trovasse nei Monti Dauni e così e stato. Ma la conformazione territoriale di questa area ha complicato non poco la nostra ricerca.

Il punto più alto della Puglia è rappresentato dal Monte Cornacchia, 1.151 metri, ma lungo la catena dei Dauni c’è almeno un’altra dozzina di cime simili. Cime, che poi sono delle grandi colline, le quali svettano tra i 950 e i 1.100 metri. E ognuna ha una rete di strade e stradine che spesso arrivano in quota. Alcune sono asfaltate, altre no. Alla fine il nostro criterio di ricerca ci ha portato ai 1.094 metri del Crispiano.

Un’altra curiosità riguarda Forca di Presta. Questa salita è praticamente identica, per quota, alla sua gemella umbra, Forca Canapine, analizzata la scorsa volta. Ma rispetto a questa scalata non aveva un’appendice ulteriore, pertanto l’altimetro si è fermato esattamente sul passo a 1.534 metri di quota.

Il passaggio tra le due rocce, immagine simbolo di Forca Presta in prossimità dello scollinamento (foto Sibillini Web)
Il passaggio tra le due rocce, immagine simbolo di Forca Presta in prossimità dello scollinamento (foto Sibillini Web)

19- Forca di Presta, Marche

Torniamo nel Parco dei Monti Sibillini. In linea d’aria Forca Canapine è a tre chilometri, non di più. Tra l’altro c’è un sentiero off road in cresta che collega i due valichi. In pratica il Pian Grande di Castelluccio è un catino e questi sono due dei tre valichi d’accesso, il terzo è Forca di Gualdo (1.495 metri).

Come Forca Canapine, Forca di Presta è una salita di confine. In cima, si passa da Marche ad Umbria, ma la scalata è del tutto marchigiana, ascolana per la precisione.

Il versante da Trisungo: 13,9 km, pendenza media 6,7%, pendenza massima 12%, dislivello 928 m (altimetria e dati Climbfinder)
Il versante da Trisungo: 13,9 km, pendenza media 6,7%, pendenza massima 12%, dislivello 928 m (altimetria e dati Climbfinder)

Si inizia dalla SS4 Salaria e s’inanellano una serie di paesini, Trisungo o Arquanta del Tronto, a seconda che si venga da un verso o l’altro della Salaria, Piedilama, Pretare… che, purtroppo, sono ancora fortemente alle prese con le conseguenze del sisma del 2016. I borghi più in quota invece non esistono proprio più. Un cumulo di macerie.

Si pedala all’ombra costante dell’immenso Monte Vettore che con i suoi 2.476 metri è la vetta dei Sibillini e delle Marche. La scalata è impegnativa nel suo insieme: abbastanza agevole nella prima parte, molto dura nel finale, sia per le pendenze, mai sotto al 9 per cento, sia per il vento, che è quasi una costante.

S’inizia tra paesini e boschi a foglia larga. Man mano che si sale ecco l’onnipresente faggio, re degli Appennini, e particolarità di questa salita, l’abete. Attorno quota 1.300 ecco improvviso un bosco di abeti. Se non fosse per i bastioni misti di erba e rocce arrotondate, per un attimo si potrebbe pensare di essere sulle Alpi.

Il finale poi è da brividi. Al bivio con Colle Galluccio, altra meta da visitare per scoprire il versante Est dei Sibillini, si svolta a sinistra. O meglio, la strada principale piega a sinistra e da qui le pendenze cambiano. Se si era partiti al 4-5 per cento e progressivamente si era arrivati al 7 per cento, ora si pedala al 9 e anche 11 per cento. Una rasoiata per le gambe già stanche. Ma in cima il panorama ripagherà, come si suol dire, di ogni fatica.

Una veduta dal Monte Crispiano (1.105 m), terzo picco più alto della Puglia, nel cuore dei Monti Dauni
Una veduta dal Monte Crispiano (1.105 m), terzo picco più alto della Puglia, nel cuore dei Monti Dauni

20- Monte Crispiano, Puglia

Ed eccoci all’ultima scalata di Venti Regioni, venti salite. Siamo al confine tra Puglia e Campania. E poco più a Sud c’è anche la Basilicata. Siamo, come è spesso capitato in questo viaggio, in una zona scarsamente abitata, particolare. Dalle pianure del foggiano s’innalzano delle colline che poi diventano i Monti Dauni. Hanno una base ampia, sono di forma arrotondata, e al di sopra di queste colline ce ne sono altre più alte. Quasi su tutte sorgono parchi eolici, fucine di energia pulita. Monte Crispiano non esula da questa descrizione.

Si parte da Ponte Bovino, ci si immette sulla Sp 121 e vi si resta per 20 chilometri fino all’abitato di Panni (qui la traccia visto il luogo tanto remoto). La strada è dolcissima e larga, poco pendente (massimo si arriva 5 per cento ma solo per un breve tratto, altrimenti si viaggia tra il 3 e il 4 per cento). Insomma, è tutto un farsi cullare fino a Bovino.

Il versante da Ponte Bovino: 26,7 km, pendenza media 3,1%, massima 12%, dislivello di 1.030 m (c’è anche un tratto in discesa e di conseguente risalita)
Il versante da Ponte Bovino: 26,7 km, pendenza media 3,1%, massima 12%, dislivello di 1.030 m (c’è anche un tratto in discesa e di conseguente risalita)

A questo punto, sempre restando sulla Sp 121 la strada scende. E lo fa per circa 3 chilometri. Poi riprende a salire, più o meno come prima, in direzione di Panni. La strada però è un po’ più tortuosa e leggermente più dura. Ma di pochissimo.

Giunti a Panni, inizia l’assalto vero e proprio al Crispiano. Bisogna seguire le indicazioni per il centro tecnico delle pale eoliche. A questo punto la strada diventa strettissima e l’asfalto peggiora in modo netto. E’ una strada di servizio, una strada poderale o giù di lì.

Dopo due chilometri agevoli, quasi pianeggianti, le cose cambiano: gli ultimi 4,5 chilometri si arrampicano tra l’8 e il 12 per cento. E’ un piccolo muro. E man mano che si esce dal budello sparisce anche la vegetazione. Solo prati e pale eoliche. Nel finale tre tornanti aggiungono quel po’ di pathos da grande scalata.

La strada termina ad un cancello di una vecchia struttura, tra i locali tecnici delle pale eoliche. La location non è delle più belle, ma il panorama merita. I 1.094 metri della più piccola delle venti scalate, regala infatti una veduta a 360°. Nei giorni puliti si può vedere il mare da una parte e il susseguirsi senza fine delle cime dell’Appennino dall’altra

Negli articoli precedenti

1- Venti Regioni, venti salite. Inizio ad alta quota: Stelvio e Agnello

2- Venti Regioni, venti salite. Altri due miti: Gavia e Gran San Bernardo

3- Venti Regioni, venti salite: dalle Tre Cime al Gran Sasso

4-Venti Regioni, venti salite: si va sul Crostis e sull’Etna

5- Venti Regioni, venti salite: in alto su Terminillo e Aspromonte

6- Venti Regioni, venti salite: Cimone e Amiata, quanta bellezza

7- Venti Regioni, venti salite: Piano Corte Matese e Colletta delle Salse

8- Venti Regioni, venti salite: il verde Pollino il panoramico Gelbison

9- Venti Regioni, venti salite: Forca Canapine e Bruncu Spina a noi…

TUTTE LE CATEGORIE DEL MAGAZINE