| 28 Maggio 2025

Vuelta al Teide: il racconto di una “sfida” al gigante di Tenerife

TENERIFE (Spagna) – Se per salire in paradiso ci fosse una strada da percorrere in sella alla propria bici questa sarebbe la scalata al Teide. Lenta e dolce con un guardiano alto e silenzioso sempre al proprio fianco, dalla presenza imponente e lo sguardo gentile. Vi stiamo raccontando de La Vuelta al Teide, quella che è stata l’ultima delle tappe sull’isola di Tenerife. Un capitolo finale in grado di incantarci e capace di appoggiarsi sugli occhi stanchi ma felici.

La Vuelta al Teide è una gran fondo, ma prima di tutto è una festa che celebra il vulcano capace di dare una forma a gran parte dell’isola. Degli altri segreti leggerete più avanti, ora tocca al protagonista di questa breve commedia. Una gara, di fatto, ma che di agonistico ha ben poco. Lo spirito con il quale la maggior parte dei partecipanti affronta la Vuelta al Teide è legato al divertimento e alla condivisione di una qualcosa che va ben oltre la fatica in bici. I tre percorsi disegnati sono stati in grado di accogliere tutti, con l’obiettivo unico di scalare il Teide a seconda delle capacità di ognuno dei partecipanti. 

Un percorso, quello della Vuelta al Teide, perfetto anche per chi vuole entrare a contatto con Tenerife e le sue diverse sfumature di colori e panorami. La strada raccoglie ai suoi lati i dettagli di un’isola capace di stupire e perfetta da scoprire a ritmo di pedalata.

Vuelta al Teide 2025 questo il gruppo dall’ente di promozione Turismo de Tenerife (foto Jordi de la Fuente)
Vuelta al Teide 2025 questo il gruppo dall’ente di promozione Turismo de Tenerife (foto Jordi de la Fuente)

Percorso medio

Chi scrive ha scelto di pedalare sul percorso medio: 95 chilometri con partenza da Santiago del Teide. Il clima alla partenza è un mix di gioia e tensione. La sfida è con se stessi o al massimo tra sé e il vulcano. Non ci sono avversari ma compagni di avventura pronti a un saluto e un incoraggiamento. Che a questa latitudine, seppur lontana migliaia di chilometri, ha il suono dello spagnolo. «Hola, qué tal». (Ciao, come va?). Una domanda senza risposta. 

«E’ un modo di salutarsi – ci racconta Maria di Granada, nostra compagna di scalata – ma non è un vero e proprio “Ciao, come stai?”. Si tratta più di un saluto informale che tra i ciclisti suona come di incoraggiamento». Prendiamo fiato e rispondiamo, imparando presto e facendo nostro questo modo di dire. D’altronde viaggiare è anche questo.

La pazienza delle piante

La scalata al Teide parte ufficialmente dopo pochi chilometri che però regalano subito l’idea di quale sarà lo scenario intorno a noi, o così sembra. Una strada ampia e nera con intorno pietra lavica altrettanto scura accarezzata dal vento che scende dal vulcano. Dopo una veloce discesa ecco che si passa per Chio e parte la salita al Teide: 47 chilometri. La parola d’ordine è calma. Ce lo ha detto anche Alberto, la guida di Tenerife Bike Tours che ci ha accompagnato nei giorni precedenti. Si fa presto a capire perché e cogliere al volo i consigli dei più esperti. Oltre ai tanti chilometri c’è da lottare contro il vento, talmente forte in certi punti che è capace di spostare la bici. E allora si sbuffa, cercando riparo dietro altri compagni di avventura più robusti ma è una soluzione che serve a poco. 

Il consiglio tecnico della nostra guida coincide anche con l’idea di affrontare una salita unica e che magari non si avrà più modo di scalare. Lungo i tanti chilometri lo scenario cambia a seconda del microclima incontrato. Ai piedi del vulcano si è circondati dal verde degli arbusti e delle piante grasse che nascono dal nero della lava. Salendo si apre uno scenario diverso e si fanno largo i pini delle Canarie. Si tratta di una pianta sempreverde capace di resistere agli incendi e alle alte temperature. Dettaglio che si nota dai tronchi striati di nero.

Lava e crateri

Uno dei passaggi più suggestivi è quello del Chinyero, ovvero uno degli antichi crateri del vulcano. Percorrere la strada che lo ha attraversa regala uno degli scorci più suggestivi e rende l’idea della forza del Teide e delle sue eruzioni. Il cono nuovo è lontano all’orizzonte, mentre il profilo sale lentamente. 

Finita la prima parte di salita, lunga 24 chilometri ma a pendenze semplici e accessibili per tutti, si affronta un breve tratto in discesa. Il panorama cambia ancora, siamo intorno a quota 1.800 metri sul livello del mare. Dal nero le rocce passano a un colore rosso acceso. La montagna si apre a perdita d’occhio in un altopiano dagli spazi infiniti, tanto che viene da chiedersi come possano esistere in un isola dalla superficie di 2.000 chilometri quadrati. Per intenderci la Valle d’Aosta ha un’estensione maggiore di un terzo (3.200 chilometri quadrati). 

Dopo tredici chilometri di respiro nei quali lo sguardo si perde ad ammirare tutto ciò che il Teide e i suoi microclimi hanno creato è tempo di rimettere le ruote verso l’alto. Ci aspettano gli ultimi otto chilometri di salita fino ai 2.361 metri d’altitudine: il punto più alto raggiungibile su strada. 

Fino al mare

Una volta arrivati in cima il corpo e la mente sentono l’esigenza di fermarsi e respirare. Davanti ai nostri occhi si staglia il Teide, andare oltre è impossibile e dall’alto dei suoi 3.700 metri sembra dirti «Bravo» ma con un velo di distanza. Come a voler mettere un limite tra noi e lui, gigante intoccabile e guardiano dell’isola.

Gli ultimi chilometri sono un tuffo verso il mare e la città di Puerto de la Cruz. Lì ci attendono gli altri compagni di avventura con una birra in mano e un piatto di riso nell’altra, pronti a condividere la gioia di questa avventura. Le parole faticano ad uscire a causa della fatica, ma negli occhi è incastonata la meraviglia di aver vissuto qualcosa di unico.

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