| 13 Aprile 2024

Nuovo Codice della Strada, nuovi problemi. Scarponi alza la voce

Marco Scarponi è il fratello di Michele. Fra meno di due settimane, il 22 aprile ricorrerà il settimo anniversario della sua scomparsa. Era un campione, Michele, di ciclismo e di umanità. Vincitore del Giro d’Italia 2011 e di tante altre corse, uno degli ultimi italiani a saper emergere in una grande corsa a tappe. Stava preparando proprio la corsa rosa, quella maledetta mattina di aprile 2017, nella sua Filottrano, quando un’automobilista distratto, uno dei tanti, lo investì senza lasciargli scampo.

Michele Scarponi, scomparso nel 2017 mentre si allenava. Una delle tantissime vittime della strada
Michele Scarponi, scomparso nel 2017 mentre si allenava. Una delle tanissime vittime della strada

Una riforma che non piace

Da allora Marco ha fatto della tutela dei ciclisti la sua perenne battaglia. Cura gli interessi della Fondazione intitolata a Michele, che finanzia progetti tesi all’educazione stradale e combatte mille battaglie, perché ormai Marco è giunto alla conclusione che viviamo in un Paese che guarda con simpatia all’automobilista, non al ciclista.

L’ultima battaglia riguarda la riforma del Codice della Strada, che ha già avuto l’approvazione della Camera nonostante le proteste della sua come di tantissime altre associazioni siano arrivate anche al Ministero dei Trasporti. Il Ministro Salvini ha detto che delle osservazioni fatte, ne sono state accolte il 25 per cento. Troppo poche e troppo poco indicative quelle accettate, troppo importanti quelle rifiutate.

Marco Scarponi, dalla morte del fratello si è dedicato completamente alla tutela dei ciclisti
Marco Scarponi, dalla morte del fratello si è dedicato completamente alla tutela dei ciclisti

Così la velocità non diminuisce…

«Il nuovo Codice non tiene soprattutto conto del fatto che nella stragrande maggioranza dei casi è la velocità a uccidere – afferma Scarponi – invece limita gli autovelox, ostacola i provvedimenti comunali di riduzione della velocità e addirittura delega il governo ad aumentare i limiti. Senza contare la regola del metro e mezzo per poter operare il sorpasso di un ciclista, sottolineando “ove la strada lo consenta”. E chi decide se la strada lo permette? Questo apre un contenzioso per ogni incidente favorendo l’automobilista. Il senso del nuovo Codice è proprio che la strada “è” dell’automobilista e l’inasprimento delle pene sappiamo che non sarà un deterrente».

Scarponi nella sua disamina mette in evidenza anche un altro fattore molto importante: «Salvini ha detto apertamente che non ci sono fondi da poter investire nella prevenzione e questo è gravissimo perché è un segno di resa di fronte a una situazione che vede l’Italia con un tasso di mortalità stradale superiore alla media europea, addirittura il doppio rispetto alla Gran Bretagna. C’è minor tutela per tutti gli utenti più vulnerabili, non solo i ciclisti, ma pedoni, bambini, anziani, disabili… Sui ciclisti c’è poi un discorso a parte da fare.

Il limite del metro e mezzo è una regola che genera diverse interpretazioni (foto Depositphoto.com)
Il limite del metro e mezzo è una regola che genera diverse interpretazioni (foto Depositphoto.com)

Le differenze fra ciclisti

«Andare in bici cambia profondamente in base alle sue finalità. In città c’è chi si muove per necessità e lì dobbiamo confrontarci con piste ciclabili che ci sono e non ci sono, con automobilisti disattenti e traffico veicolare e quindi affronta un certo tipo di pericoli. Diversi da chi va fuori città per allenarsi, il ciclista sportivo. Quello non ha davvero alcuna tutela, anzi ci siamo spesso sentiti dire “ma perché non si allenano sulle piste ciclabili”… E’ un tema che viene trattato con troppa superficialità».

Nell’eterna diatriba politica, si sarebbe portati a pensare che anche le proteste delle varie associazioni, che si sono anche consociate e hanno messo in cantiere varie forme di protesta civile, potessero essere cavalcate dall’opposizione, ma non è così: «E’ proprio il mondo della politica nel suo insieme che è sordo alle nostre rivendicazioni – lamenta Scarponi – eppure è strano perché il popolo dei ciclisti è folto, rappresentativo, soprattutto vota. Invece viene completamente trascurato, viene visto quasi come un fastidio. E’ paradossale che quelle amministrazioni comunali virtuose, che hanno applicato la regola dei 30 chilometri l’ora in città, siano osteggiate».

Il limite dei 30 all’ora in città ha fortemente diminuito gli incidenti fatali per i ciclisti
Il limite dei 30 all’ora in città ha fortemente diminuito gli incidenti fatali per i ciclisti

Tour de France, occasione sprecata

Su questi aspetti Scarponi va più a fondo: «Noi abbiamo alle porte eventi di un clamoroso riscontro mediatico, il Tour de France partirà dall’Italia. Sarebbe una straordinaria occasione, una cassa di risonanza enorme, invece nessuno si muove in tal senso e mi spiace che anche la Federazione, che dovrebbe essere la locomotiva di tutto il movimento non pensando solo all’agonismo (quando poi temi simili riguardano anche l’agonismo e la tragica fine di mio fratello e di Rebellin lo dimostra) è assente in tal senso. E’ chiaro che poi i praticanti su strada diminuiscono, i bambini vengono dirottati verso i bike park, quando ci sono…».

Nella sua disamina Scarponi aveva accennato ai Comuni virtuosi, agli esempi come Bologna che tramite le sue decisioni sono entrati al centro del dibattito politico: «Il nuovo Codice va proprio a mettere i bastoni fra le ruote a quella politica locale che invece si era mostrata più attenta degli organi centrali. Se le decisioni vengono dal basso, è evidente che qualcosa si muove, che si possono realizzare progetti utili. Olbia è stata la prima città a farlo, a istituire il limite di 30 chilometri, proprio ascoltando la gente. Io ho girato l’Italia e posso dire che una cultura serpeggiante, favorevole alle nostre istanze, c’è. I giovani sono molto recettivi, sono pronti a vivere la città in un altro modo, ma bisogna dare loro la possibilità di farlo.

Sul luogo del tragico incidente di Michele sono sempre tante le testimonianze e i ricordi
Sul luogo del tragico incidente di Michele sono sempre tante le testimonianze e i ricordi

Raccogliere fondi per la prevenzione

«Io spesso ho criticato il ministro Salvini per le sue decisioni, devo però anche dire che perlomeno ha alzato il volume dell’attenzione sul tema. Da tutta la vicenda, sempre partendo dalle testimonianze che raccolgo, è proprio la racconta di fondi per la prevenzione che dovrebbe essere messa in primo piano, se vogliamo davvero cambiare qualcosa».

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